Da Corriere della Sera del 10/06/2004

I risultati di una ricerca condotta in Antartide dall’università Bicocca

«Clima stabile nei prossimi 13 mila anni»

Ricostruita la successione di cicli glaciali e interglaciali fino a 740 mila anni fa. «Oggi si registra il valore più alto di anidride carbonica»

di Giovanni Caprara

La più lunga fotografia del clima con otto cicli glaciali è nascosta in una carota di ghiaccio antartico lunga tre metri. E racconta le stagioni calde e fredde trascorse sulla Terra sino a 740 mila anni fa, i cambiamenti avvenuti, gli estremi subiti: insomma la storia ambientale nella quale l’uomo ha trovato la sua nicchia per evolversi. Il risultato (pubblicato oggi dalla rivista britannica Nature ) è frutto di un decennio di ricerche condotte nell’ambito del progetto Epica (da European Project for Ice Coring in Antarctica) diretto da Valter Maggi dell’Università di Milano-Bicocca.

Finora i campioni raccolti in Antartide offrivano tracce climatiche che arrivavano a 420 mila anni ed erano stati recuperati scendendo a una profondità di 3.700 metri nella stazione russa Vostok. Ora nella base europea «Dome-C», pur trivellando soltanto fino a 3.100 metri, gli scienziati sono riusciti a trovare tracce ancora più antiche.

I reperti del passato dimostravano che la storia climatica si alternava con periodi glaciali ogni centomila anni intervallati da periodi interglaciali più caldi della durata di circa 10 mila anni.

«Le principali scoperte ottenute esaminando le nuove carote con i metodi più diversi, da chimici a fisici o isotopici, - precisa il professor Maggi, 42 anni - sono due e hanno mutato il panorama sin qui descritto. La prima dimostra che oltre i 400 mila anni i cicli non sono regolari, si fanno caotici. La seconda riguarda il periodo nel quale ora viviamo che è interglaciale, essendo l’ultima glaciazione terminata 12 mila anni fa. Esaminando nelle remote epoche, intorno a 450 milioni di anni fa, abbiamo individuato un periodo interglaciale analogo nelle caratteristiche al nostro e che si è esteso molto più a lungo della norma, sino a 25 mila anni. Possiamo dunque dedurre che se non interviene nulla di naturale a disturbare la condizione attuale e se l’uomo non causa danni potremmo avere davanti, eccezionalmente, altri 13 mila anni circa di condizione stabile interglaciale».

Gli scienziati non hanno ancora stabilito perché nei nuovi e più remoti periodi scandagliati le alternanze climatiche risultano più disordinate. Si sa comunque che i cicli tradizionali glaciali e interglaciali sono determinati dall’eccentricità dell’orbita della Terra (un incrocio tra ellisse e cerchio) e dall’inclinazione dell’asse terrestre. Tutto ciò espone il nostro pianeta in modo diverso al Sole nello scorrere del tempo; di conseguenza, varia la quantità di radiazione assorbita e il clima cambia.

Un altro risultato interessante emerso dalle ricerche ma che richiede ulteriori indagini riguarda l’anidride carbonica. «Oggi - dice Maggi - si registra il valore più alto di tutto l’arco dei settecentomila anni. Il dato è legato solo alla presenza naturale del gas che provoca il riscaldamento dell’atmosfera ed esclude il contributo dell’uomo». Questo aspetto, se confermato, imporrebbe di rivalutare gli effetti negativi attribuiti alle attività umane.

Ora nel bianco deserto antartico intorno alla base Dome-C si lavora per proseguire il carotaggio sino 3.300 metri di profondità. «Contiamo di rintracciare registrazioni climatiche ancora più antiche - conclude Maggi - arrivando anche a un milione di anni».

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