Da La Repubblica del 10/06/2004

Fini in prima fila, Gasparri annuncia che Agliana è iscritto ad Alleanza Nazionale

Bandiere, baci e abbracci le mani di An sui tre ragazzi

di Concita De Gregorio

Esposto alla finestra come una supplica, vestito in corteo come una speranza, esibito al mondo come una preghiera e infine benedetto da Fini come il simbolo della vittoria il tricolore di Angelo Stefio ha concluso ieri alle undici e mezza il suo viaggio lungo 56 giorni. In ginocchio sull´asfalto di Ciampino il padre di Salvatore ha accolto così, aggrappato alla sua bandiera, il figlio e i suoi compagni di prigione. Non c´è stato un sorriso, non una lacrima tra i due. L´accordo di una musica muta, piuttosto, mentre leggero come ala di farfalla il mantello di An ha avvolto i tre ostaggi e si è appropriato di loro.

Primo battito d´ala: il Falcon dei servizi segreti è ancora in volo che la città si riempie di manifesti. «Per la sinistra erano mercenari ed eroi di scorta" - foto dei tre - "Ora finalmente liberi. Per continuare a vincere», firmato: An. Secondo battito: le famiglie corrono in macchina a Ciampino, fuori dall´aeroporto si raduna una delegazione di Azione giovani, federazione giovanile di An, con vessilli e simboli di partito: «Tornano i nostri ragazzi». Terzo, definitivo colpo d´ala. Mentre Gianfrranco Fini abbraccia in saletta riservata le mogli e le madri il suo ministro Maurizio Gasparri si prepara ad andare in onda su Sky: «Maurizio Agliana è iscritto ad Alleanza Nazionale - dirà a momenti - non l´avevamo mai rivelato per garantire l´incolumità dell´ostaggio». La "Giovane destra" di Prato lo aveva già detto il 16 aprile, in verità: però certo la parola di un ministro in tv è un´altra cosa. Fra due giorni si vota. Fini protagonista, finalmente. Dopo tanti giorni tante inquadrature in secondo piano - un po´ di fianco un po´ dietro, anche con Bush, sempre a tamburellare le dita a scribacchiare su un foglio - ecco una carrellata non stop che lo illumina un giorno intero e forse qualcosa di più. L´assenza fisica di Berlusconi (prima in volo verso il G8 americano e presente in voce dal cielo, poi finalmente in video in tutte le edizioni dei tg) delega formalmente al vicepresidente del consiglio il ruolo di massimo rappresentante di governo alla cerimonia di accoglienza. Ma non è solo questo, non è il ruolo formale. È altro quello che An ostenta oggi: familiarità, appartenenza. «Sono i nostri ragazzi» ripete Fini a chiunque lo avvicini e non intende solo italiani. Intende proprio «nostri». Dell´Italia, di tutti, e «nostri». Il dettaglio deve risultare chiaro anche ai distratti.

Dal film di giornata, per esempio. Alle undici in punto è il primo, Fini, a disporsi in attesa sulla pista di atterraggio. Ordine gerarchico dell´Italia che i tre giovani stanno per ritrovare ad accoglierli: Fini, numero uno. Il padre di Stefio e la sua bandiera tricolore, numero due. Frattini, il dovere del ruolo. Tremaglia, loro malgrado anche Stefio, Cupertino e Agliana erano italiani all´estero. Gianni Letta gran tessitore della trama che ha portato alla liberazione, il sindaco di Roma Veltroni con la fascia tricolore: Emilio Fede nella diretta del Tg4 vorrebbe non nominarlo, «c´è un sindaco, sarà forse il sindaco di Ciampino, non lo vedo bene». Le famiglie, poi. Dieci metri e dietro le transenne una selva di fotografi e giornalisti di ogni parte del mondo.

Il Falcon atterra, sono le undici e un quarto. Il portellone si apre, Fini parla con Antonella Agliana. Gran via vai di carabinieri, minuti di attesa con gli sguardi incollati a quella bocca di aereo aperta. Stefio scende per primo, un po´ curvo, ha una maglietta blu con la scritta "coalition forces", lo sguardo duro e severo, "mi è sembrato assente dev´essere il trauma", dirà il suocero che lo vede da casa. Non sorride mai, nemmeno al padre che per primo va ad accoglierlo con la sua bandiera, si inginocchia, lo abbraccia alle gambe. Stringe gli altri. Fini carezza il padre, stringe la mano al figlio. Stacco di telecamera sulla scena. Scende dalla scaletta Umberto Cupertino, pazzo di allegria: ride, piange, salta in groppa a un amico, parla al telefono. La nipotina Carmela, 10 anni, porta una maglietta col volto dello zio stampato sopra. Gli corre incontro, Fini le accarezza la testa. Zoom, primo piano della bambina e del leader. Maurizio Agliana, il gigante, scende per ultimo. La sorella non sta ferma sulle gambe. Fini le cinge le spalle e le dà come una piccola spinta: vai, vai, eccolo. Carrellata finale. Le immagini rimbalzano all´istante dalle televisioni a Internet, dall´Italia al mondo. Antonella Agliana che abbraccia il colosso lui che la prende in braccio la stropiccia, Tremaglia li guarda e sorride. Il sindaco di Cesenatico che non trova la fascia tricolore, il cerimoniale del Campidoglio che gliene presta una. La mamma di Stefio che mette al figlio le mani sul viso e lo tocca come fanno le madri, per sentirlo per controllare che sia tutto che sia proprio lui. Il fratello di Cupertino che piange, la fidanzata che gli dice ti amo. La bambina in braccio allo zio. Fini a mani giunte che sorride.

Questo è tutto, per la stampa. È la "photo opportunity" del giorno direbbe Berlusconi: l´immagine che resta, quella buona per chi non legge e guarda le figure. Poi certo, nei resoconti si preciserà che Fini, più tardi, i manifesti di accuse alla sinistra li ha "deplorati": era un´iniziativa della federazione romana, non concordata. Intanto però hanno tappezzato Roma, approfittando della lunga disattenzione del referente politico supremo. Chi pensa male è malevolo, è evidente. «Chi arriva a ipotizzare che la liberazione sia avvenuta in ragione della tornata elettorale e del prossimo voto non ha più argomenti», dice Fini nelle ultime dichiarazioni della sera. È in televisione per registrare un programma. Il programma è Tribuna elettorale.

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