Da Corriere della Sera del 11/06/2004
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2004/06_Giugno/11/fede.shtml
Fede si trasforma in uomo-sandwich
di Aldo Grasso
MILANO - Emilio Fede ne ha fatta una delle sue: su denuncia dei parlamentari ulivisti Gentiloni e Giulietti è stato sanzionato dall’Autorità garante per lesa par condicio.
Nei suoi notiziari ha dato più spazio a Berlusconi che ai suoi avversari politici (e chi ne dubitava?). Per questo è stato costretto a leggere un farraginoso dispositivo: «Il Tg4 non ha assicurato nel periodo di campagna elettorale i principi di parità, obiettività e completezza e imparzialità dell’informazione».
Ora, nell’intera storia della tv italiana, è davvero difficile trovare un tg che abbia ottemperato ai suddetti, solenni principi. Ma questa è un’altra storia. La storia di ieri sera è che Fede si è legato un cartello al collo, stile Pannella, e ha avuto buon gioco a fare il martire della libertà d’espressione. Si è immolato come uomo sandwich del Garante, ha finto una gag al telefono con Paolo Romani, ha mostrato Francesco Rutelli e Romano Prodi in tour elettorale per un totale di 2 minuti e 19 secondi. Chi segue il Tg4, è facile supporlo, condivide il pensiero di Fede, che almeno ha il pregio di essere trasparente. Da ieri, grazie alla bella pensata di Gentiloni e Giulietti, quel pubblico è ancora più vicino a Fede e al suo referente politico.
La dizione «par condicio» è formula giuridica e significa pari condizione, parità d’importanza: in video, tutti i partiti politici, grandi o piccoli che siano, devono avere le stesse opportunità per dire chi sono. Se ne discute molto perché è convinzione diffusa che sia il mezzo televisivo a far vincere le elezioni.
Ma la par condicio (inventata per il noto principio «conosco i miei polli») è un capitolo brutto, umiliante per chi fa informazione; segno di immaturità delle istituzioni, degli organismi televisivi, di noi tutti. Per non saper essere leali, preferiamo il ridicolo.
Nei suoi notiziari ha dato più spazio a Berlusconi che ai suoi avversari politici (e chi ne dubitava?). Per questo è stato costretto a leggere un farraginoso dispositivo: «Il Tg4 non ha assicurato nel periodo di campagna elettorale i principi di parità, obiettività e completezza e imparzialità dell’informazione».
Ora, nell’intera storia della tv italiana, è davvero difficile trovare un tg che abbia ottemperato ai suddetti, solenni principi. Ma questa è un’altra storia. La storia di ieri sera è che Fede si è legato un cartello al collo, stile Pannella, e ha avuto buon gioco a fare il martire della libertà d’espressione. Si è immolato come uomo sandwich del Garante, ha finto una gag al telefono con Paolo Romani, ha mostrato Francesco Rutelli e Romano Prodi in tour elettorale per un totale di 2 minuti e 19 secondi. Chi segue il Tg4, è facile supporlo, condivide il pensiero di Fede, che almeno ha il pregio di essere trasparente. Da ieri, grazie alla bella pensata di Gentiloni e Giulietti, quel pubblico è ancora più vicino a Fede e al suo referente politico.
La dizione «par condicio» è formula giuridica e significa pari condizione, parità d’importanza: in video, tutti i partiti politici, grandi o piccoli che siano, devono avere le stesse opportunità per dire chi sono. Se ne discute molto perché è convinzione diffusa che sia il mezzo televisivo a far vincere le elezioni.
Ma la par condicio (inventata per il noto principio «conosco i miei polli») è un capitolo brutto, umiliante per chi fa informazione; segno di immaturità delle istituzioni, degli organismi televisivi, di noi tutti. Per non saper essere leali, preferiamo il ridicolo.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Gasparri: «Il duopolio? Resta com’è, anzi non esiste»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
di Mario Ajello su Il Messaggero del 15/04/2005
di Elisabetta Povoledo su International Herald Tribune del 14/04/2005
su Punto Informatico del 18/01/2005
In biblioteca
di Marino Livolsi
Carocci, 2006
Carocci, 2006