Da Corriere della Sera del 09/06/2004

Carta elettorale in più per il centrodestra

di Massimo Franco

La domanda è brutale, e corredata da una buona dose di cinismo; ma sotto voce se la pongono tutti. Ci si chiede quanto possa rendere elettoralmente al governo di Silvio Berlusconi la liberazione dei tre ostaggi italiani, avvenuta ieri mattina vicino a Bagdad. Ma soprattutto, se la bomba-carta che ieri sera a Bologna ha ferito sei persone durante un comizio del vicepremier Gianfranco Fini, possa significare una ripresa della strategia della tensione. L’operazione delle forze speciali statunitensi e polacche proietta su palazzo Chigi un alone di successo, a soli quattro giorni dalle elezioni europee; l’attentato, un’ombra pesante sulle prossime ore e sul voto. La soddisfazione senza freni, per quanto comprensibile, con la quale il presidente del Consiglio ha accolto e comunicato il blitz di Bagdad, sottolinea la sua sensazione di vittoria. Adesso, si tratta di trasmetterla ad un elettorato che i sondaggi descrivono apatico e indeciso. Il centrodestra sta facendo di tutto per sottolineare i propri meriti. Con serenità, il diessino Massimo D’Alema ha commentato: non ci spaventa se il governo ne farà uno spot elettorale. E il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha telefonato al sottosegretario a palazzo Chigi, Gianni Letta, per congratularsi. Ma non tutta l’opposizione sembra altrettanto serafica. La gioia per il lieto fine è accompagnata dal timore dei vantaggi che Berlusconi potrebbe ricavare dal ritorno in Italia degli ostaggi.

Gli inviti a «non strumentalizzare» la vicenda affiorano nei commenti di tutta l’opposizione, da Fassino a Rutelli. E parte della sinistra va addirittura oltre. Si insinua l’idea di una liberazione pilotata a scopi elettorali. «Non bisogna fare dietrologie, ma sorge il sospetto di una coincidenza troppo casuale con la vicinanza delle elezioni italiane», arriva a sostenere il Verde Paolo Cento. Comunque, «sono state smentite le paure del governo, che pensava a un grande vecchio che dall’Italia imbeccasse i rapitori per condizionare le elezioni. In realtà è accaduto il contrario».

Di colpo, alla tesi di un «videoterrorismo a orologeria» sugli ostaggi si contrappone quella, simmetrica, di una liberazione altrettanto a orologeria. Sono reazioni stizzite, velenose, alimentate dalla vigilia del voto; e purtroppo promettono di continuare nei giorni a venire. La bomba-carta di Bologna è stata subito definita da Fi un «frutto dell’odio», nonostante la condanna immediata dell’attentato da parte dell’opposizione. E’ la conferma di un governo che mantiene un profilo alto fino al trionfalismo; e, in qualche caso, polemico. Di fronte a un’opposizione che adesso cerca di creare un simulacro di unità nazionale, il centrodestra esalta «la linea della fermezza» di palazzo Chigi.

Berlusconi si è messo in contatto con tv e radio dall’aereo che lo portava negli Stati Uniti, in Georgia, per la riunione del G8. Il premier si è dichiarato entusiasta per «il doppio lieto fine: la liberazione degli ostaggi e la nuova risoluzione dell’Onu», pur ricordando l’assassinio del quarto ostaggio, Fabrizio Quattrocchi. Mentre i ministri rilasciavano dichiarazioni compiaciute, perfino Gianni Letta, in conferenza stampa con il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha preso la parola per ringraziare i servizi segreti italiani: aveva appena informato il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Ma le parole indirizzate oltre i confini della maggioranza sono dure: sugli ostaggi e sull’attentato di ieri sera a Bologna. Il centrodestra accusa l’opposizione di non essere credibile. La replica è un’esortazione a non usare strumentalmente quanto è successo. Le urne diranno chi ha ragione. Da ieri, il governo sembra convinto di avere un argomento in più a proprio favore.

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