Da La Repubblica del 09/06/2004

Una lunga operazione di intelligence di americani e polacchi per individuare il covo dei sequestratori, fino al blitz finale

"Così li abbiamo ritrovati seguendo la pista dei soldi"

Le informazioni sul luogo e le abitudini dei carcerieri strappate a un iracheno coinvolto nel rapimento dell´imprenditore polacco
I documenti dei tre italiani nelle mani delle forze Usa ai primi di giugno: è la prima prova che si tratta dello stesso gruppo

di Carlo Bonini, Giuseppe D'Avanzo

A Bagdad, il generale Ricardo Sanchez è davanti ai microfoni. Deve raccontare come, dove e da chi sono stati liberati Umberto Cupertino, Maurizio Agliana, Salvatore Stefio e il polacco Jerzy Kos, direttore dell´azienda edile "Jedynka" di Breslavia. Sembra che il comandante del teatro operazioni in Iraq non abbia molto da dire. In fretta, farfuglia soltanto: «Sono liberi». E poi: «Stanno bene». E poi: «Sono in buone mani». A Washington, in un ufficio di una delle unità di intelligence impiegata nell´operazione, c´è chi guarda allibito le breaking news televisive e si chiede: «Che sta dicendo Sanchez?». E´ la stessa domanda che farà, qualche minuto dopo, al suo capo. Che gli risponde: «Sta facendo il possibile per non mettere in imbarazzo gli italiani. Anche Roma vuole la sua parte in questa storia».

«Sanchez - prosegue la fonte di Washington - non sa quale può essere e parla di operazione della Coalizione. Prende tempo. Anche gli amici italiani vogliono una fetta della torta».

In effetti, per trovare traccia dell´intervento italiano in questa operazione bisogna attendere soltanto le dichiarazioni entusiaste del Presidente del Consiglio alle televisioni italiane. Per andare con ordine, al contrario, bisogna lasciar perdere quello che in maniera convulsa, con un´ossessiva sequenza, hanno raccontato Berlusconi, il ministro degli Esteri, il ministro della Difesa, il ministro di Giustizia, le anonime fonti dell´intelligence politico-militare (Sismi). E, per andare con ordine, bisogna cominciare dai due personaggi da cui questa storia ha inizio. Sono due iracheni. Li chiameremo l´Economo e il Prezzolato.

L´Economo è il primo che, per nostra fortuna, si mette nei guai. Il primo giugno, il suo boss, Jerzy Kos, viene rapito da uomini mascherati nei pressi della sua azienda, a Bagdad. I polacchi, che sono in Iraq con 6.200 soldati, si mettono subito al lavoro. E neppure ventiquattro ore dopo lo arrestano. Tra le forze della coalizione, i polacchi sono quelli che meglio conoscono l´Iraq.

Quando scoppiò, dieci anni fa la guerra del Golfo - ha raccontato per Il Diario Francesco M. Cataluccio - diecimila polacchi dovettero tornare tutti a casa. Fu organizzata un´evacuazione in grande stile. Per la Polonia fu l´occasione di dimostrare il cambiamento di campo. Gli americani chiesero al governo polacco di poter «imbucare, con documenti falsi, dentro quella massa di rimpatrianti, qualche decina di agenti della Cia». Un favore che, finita la guerra, convinse Bush padre a consegnare una medaglia al valore al generale dell´intelligence militare Gromoslaw Czemplinski. La prima medaglia di Washington per un militare dell´ex blocco sovietico. Ecco perché gli americani tengono in gran conto, oggi come allora, i polacchi.

L´intelligence polacca comincia dunque a interrogare l´Economo. La fonte che racconta questo interrogatorio non nasconde qualche osservazione sarcastica: «I nostri metodi vengono dalla tradizione comunista e sanno essere efficaci...». Sono metodi efficaci anche per l´Economo. L´uomo scioglie la sua lingua e racconta a quale gruppo ha «venduto» l´imprenditore che gli aveva dato il lavoro. A questo punto, gli interrogatori si fanno da parte e appaiono gli uomini del Grom, le unità speciali delle forze polacche. A questo punto - siamo tra il 3 e il 4 giugno - si ha una certezza e un interrogativo da sciogliere. La certezza è che si conosce il gruppo di uomini che ha sequestrato il cittadino polacco. Bisogna capire dove si nasconde. E´ il secondo paragrafo della storia.

In Italia, dove non giungono gli echi di quel che accade a Bagdad, la disperazione è palpabile. L´ultimo video con gli ostaggi (2 giugno) ha innescato una spirale di apprensione che tende al pessimismo. Nel governo c´è chi, come il ministro dell´Interno, si dice convinto che i terroristi si preparino ad eliminare gli ostaggi prima del voto del 12 giugno. Il cupo pessimismo spinge altri a vedere nella confusione che Salvatore Stefio fa, nell´indicare nel video i compagni (presenta Cupertino e indica Agliana), un segnale per chiudere la vicenda con il pagamento di un riscatto. In realtà, non c´è trattativa e non c´è riscatto. Ci sono soldi che girano, ma è una faccenda che riguarda le forze armate americane e una loro fonte. Pronta a tradire sì, ma soltanto per denaro. Per ricostruire quest´altro segmento della storia bisogna chiedere la collaborazione di fonti militari e di intelligence americane. Ecco il loro racconto.

Siamo tra il 5 e il 6 giugno. «Quel gruppo di uomini che per l´Economo aveva rapito il polacco poteva essere avvicinato da una nostra fonte irachena». Non si capisce bene, se si proponga o venga attivata. Sta di fatto che si tratta di un tipo già utilizzato in qualche altra occasione. «Un tipo abbastanza affidabile, ma avido. Gli chiediamo di farci sapere del gruppo e della prigione del polacco. Quello prende qualche ora e, quando riappare, ci dice che è tutto ok. Che sa dov´è il posto, dove è prigioniero il polacco. Poi aggiunge: con il polacco ci sono anche altri tre stranieri. Tiriamo su le antenne. Perché ci sono ancora dei nostri nelle mani dei terroristi.

Cominciamo a non fidarci della lingua lunga della nostra fonte. Per di più voleva essere pagato e noi non volevamo buttare nel nulla il nostro denaro, come pure ci è capitato di fare. Chiediamo una prova di quel che dice».

L´uomo che abbiamo chiamato il Prezzolato chiede altre 24 ore di tempo.

Siamo dunque al 6 giugno. Torna con dei documenti. La partita è ormai nelle mani delle Forze armate americane. La documentazione che il Prezzolato consegna è di quelle preziose. Si tratta dei documenti di identità di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana. E´ la prova che i tre occidentali, che con il polacco sono nelle mani della banda, sono italiani. Ma sono vivi o sono stati uccisi? Quei documenti non dicono nulla del loro destino, però indicano agli americani e ai polacchi qual è la strada da percorrere. Bisogna accerchiare il luogo e attendere il momento migliore per fare irruzione. Si pensa anche ad utilizzare ancora il Prezzolato per una ricognizione diretta, in tempo reale, dell´interno della prigione, dell´armamento in quel momento a disposizione, del numero degli uomini che dai punti di osservazione esterni in quel momento non erano visibili. Ma l´ipotesi viene lasciata cadere. Troppo lungo, troppo macchinoso, troppo incerto. A questo punto, per gli americani, c´è soltanto un´ultima formalità da risolvere. L´autorizzazione delle autorità italiane.

Ritorniamo al racconto delle fonti americane. «C´è una routine che si rispetta in questi casi. Il comandante Sanchez chiama l´ambasciatore del Paese interessato. Gli dice come stanno le cose, gli fa una valutazione in termini percentuali delle possibilità di successo, senza spargimenti di sangue dell´operazione e chiede un sì o un no. Riservandosi la possibilità di decidere in autonomia». E´ quello che avviene. Ieri mattina alle 9 (le 7 del mattino in Italia), il generale Sanchez incontra l´ambasciatore Gianludovico Di Martino e chiede un sì o un no. Pochi minuti dopo, della notizia discutono a Palazzo Chigi Letta e il ministro Frattini. Successivamente, il presidente del Consiglio. Qui conviene ripetere le parole del premier. «Stamattina (ieri) alle 11,30, visto che i carcerieri non erano numerosi e quindi si ipotizzava un´operazione senza spargimento di sangue è stato dato il via».

Bisognerebbe ora raccontare gli agitati minuti dell´accerchiamento, dell´irruzione, della liberazione. Ma qui si fanno i conti con i segreti militari. Non si è certi neanche di dove fosse la prigione. Jerzy Kos, appena liberato chiama la moglie, quindi in una telefonata ad Andrzej Polaczkiewicz, racconta: «Sono stato liberato a Ramadi». Ramadi è a 110 chilometri a ovest di Baghdad. Il ministro degli esteri Frattini, a Roma, un po´ trafelato, racconta invece che la liberazione è avvenuta «a sud di Bagdad, forse in un sobborgo, forse in una periferia. Comunque a sud della capitale». C´è un motivo per tanta discrezione. O incertezza. Né i polacchi, né tanto più gli italiani, hanno partecipato direttamente all´operazione. Il generale Mieczyslaw Bieniek riferisce di un «coinvolgimento delle forze speciali Grom». Mentre il Sismi rivendica il merito della «individuazione del covo». Le cose, in verità, sono andate così. «Come sempre - spiega una fonte americana - le operazioni di rescue non prevedono l´impiego di unità miste. E chiunque può capirne il perché. Sono squadre abituate a lavorare con degli automatismi che non prevedono di avere tra i piedi gente che non ha la tua esperienza, il tuo addestramento, le tue procedure. E´ andata così anche stavolta. I polacchi erano a ridosso della zona di operazione e, defilati dal terreno dove avevamo ipotizzato un possibile scontro, c´erano due o tre sottufficiali dell´intelligence militare italiana». Non si spara un colpo, dicono gli americani. Tutti i carcerieri vengono arrestati. Sarebbero cinque, forse sei.

Questa la cronaca.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Calipari, ultima trattativa sul dossier
Gli Usa: sui fatti poca distanza dagli italiani. Scontro sulle parole
di Carlo Bonini su La Repubblica del 16/04/2005
Italian-U.S. inquiry is said to be stalled
Clash among investigators is reported in joint probe into agent's death in Iraq
su The Baltimore Sun del 15/04/2005
EDITORIAL
Berlusconi e Irak
su El Pais del 17/03/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0