Da Corriere della Sera del 08/06/2004

«Nuova risoluzione sull’Iraq, oggi il voto»

L’annuncio degli Usa dopo gli ultimi ritocchi alla bozza. Concessioni a Parigi, ma niente veto a Bagdad sui militari

di Ennio Caretto

SAVANNAH - Dal G8 che ha dedicato alla memoria di Ronald Reagan, George Bush ha ieri chiesto all'Onu di votare la risoluzione sull'Iraq entro stanotte, domattina in Italia. Lo ha fatto tramite il consigliere della Casa Bianca Condi Rice e il segretario di Stato Colin Powell. E lo ha fatto mentre al Palazzo di Vetro a New York l'ambasciatore Usa John Negroponte presentava la sua quarta bozza in tre settimane, con alcuni ritocchi chiesti dagli alleati, ma non quello fondamentale della Francia che Bagdad abbia il veto sulle operazioni militari. E mentre il segretario Kofi Annan e il suo inviato a Bagdad Lahkdar Brahimi parlavano al Consiglio di Sicurezza.

La sera, l’ambasciatore americano all’Onu, John Negroponte, annunciava che la risoluzione «sarebbe stata messa ai voti martedì», ossia oggi. «Io sono - ha aggiunto - molto ottimista».

Bush raggiunge così il suo obiettivo, che era di aprire i lavori del G8, domani, con la risoluzione in mano, a coronamento della svolta politica da lui compiuta a Roma e Parigi la scorsa settimana, e di passare dalla occupazione alla cooperazione con l'Iraq. Un successo che potrebbe facilitargli un compromesso con gli alleati sul suo piano di riforme in Medio Oriente, contestato da una parte dell'Islam.

L’amministrazione Usa doveva superare ieri un ultimo ostacolo: la richiesta francese che la risoluzione dichiari espressamente che per «le operazioni militari più delicate» della coalizione a Bagdad occorra «l'assenso» del governo iracheno. Alla Francia non bastava lo scambio di lettere tra Powell e il premier Yiad Allawi che sancisce il coordinamento tra le autorità nazionali e locali in Iraq e gli alti comandi americani, scambio reso pubblico l'altro ieri. Spiegava il premier Jean-Pierre Raffarin che l'intesa era prossima, ma Parigi desiderava «vedere la risoluzione svilupparsi», chiarire quindi «questioni sulla sovranità irachena a cui noi teniamo molto». Secondo Adam Ereli, il portavoce del Dipartimento di Stato, la richiesta francese era ingiustificata: «Non c'è bisogno di dare agli iracheni il veto, lo scambio di lettere è esauriente, figureranno come appendici alla risoluzione». Ha protestato Negroponte: «Se l'Iraq fosse in disaccordo con noi, avrebbe il diritto di farci ritirare le truppe».

A giudizio di Powell, in visita in Ecuador, questa era una battaglia di retroguardia. Il Segretario di Stato ha ieri affermato che «un accordo è possibile già in serata», stamane in Italia. La Rice ha lasciato capire che, dopo un’intesa di principio, probabilmente l'Onu avrebbe approvato la risoluzione questa notte, come auspicato da Bush: «E' difficile prevedere con esattezza il momento, siamo alla messa a punto finale, ci muoviamo celermente. Penso che ce la faremo in un paio di giorni». E ha minimizzato le pressioni francesi: «Lo scambio di lettere è la vera prova della sovranità irachena». Il consigliere della Casa Bianca ha smentito che Chirac nutrisse riserve: «Ce lo ha precisato di persona». E ha elogiato la Francia ancora più calorosamente di quanto non avesse fatto Bush in Normandia. Bush ha dovuto però lanciare un estremo blitz diplomatico per evitare un inatteso ritardo.

Il blitz presidenziale tra Savannah e New York sul «veto virtuale», come è stata definita la proposta francese, ha coinvolto anche la Russia. Dopo una telefonata di Powell a Sergei Lavrov, l'ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, il sottosegretario agli Esteri Yuri Fedotov ha asserito che «i cambiamenti introdotti nella quarta bozza sono positivi, tengono conto delle nostre istanze».

C'è ancora qualche ritocco da fare, ha continuato Fedotov, «ma non ci vorrà molto tempo». È intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che ha discusso al telefono con i suoi omologhi, il britannico Jack Straw e il francese Michel Barnier, nonché con Lavrov. La Russia ha ottenuto il parziale appoggio americano alla sua vecchia richiesta di convocare una conferenza internazionale sull'Iraq: la bozza prevede che possa svolgersi su iniziativa di Bagdad, ma non delle grandi potenze o della coalizione.

Il dibattito all'Onu è cominciato sulla scia degli interventi di Annan e Brahimi. Al suo centro, la lettera di Powell in risposta a quella del premier Allawi. Ha scritto il segretario di Stato: «L'America prende atto che le forze irachene faranno capo al loro governo e la forza multinazionale si coordinerà con esse per raggiungere un'unità di comando in operazioni in cui fossero impegnate insieme». Powell ha anche garantito che la coalizione «lavorerà in completa partnership con il governo iracheno su ogni problema di sicurezza, incluse le operazioni offensive più delicate».

Stando alla Casa Bianca la risoluzione, se approvata, produrrà subito frutti. Tre Paesi, sinora non impegnati in Iraq, avrebbero già offerto 4 mila uomini per la forza che dovrà proteggere l'Onu a Bagdad, e che verrà affiancata a quella anglo-americana.

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