Da La Repubblica del 08/06/2004

La fatwa online contro i crociati

di Khaled Fouad Allam

INTERNET è luogo prediletto dall´islamismo radicale e dal terrorismo di Al Qaeda: non tanto perché consente di mantenere la segretezza sui luoghi e sulle persone all´origine dei messaggi, ma soprattutto perché risponde perfettamente alla ideologia e alla strategia di Al Qaeda. Per capire a fondo questo aspetto sarebbe bene leggere il libro del vice di Bin Laden, Al Zawahiri, pubblicato a puntate su un quotidiano londinese: il libro si chiama "Cavalieri sotto la bandiera del Profeta" e contiene tutti gli elementi che rappresentano la base ideologica del terrorismo di Al Qaeda.

Si tratta di una letteratura apologetica, che si rifà alla genealogia fondatrice dell´islamismo radicale attraverso la figura di Sayyd Qutb, in particolare al suo commentario coranico dal titolo Zilal al-Quran ("All´ombra del Corano"), in cui l´autore elabora due paradigmi dell´islamismo radicale: la nozione di movimento (haraqa) e dunque di azione nella storia, e la legittimazione dell´assassinio politico. Ma mentre Sayyd Qutb "limitava" la liceità dell´assassinio politico a coloro che considerava "miscredenti" perché non applicavano nel loro paese la sharia, Al Qaeda invece estende la legittimazione dell´assassinio a tutti coloro che considera "crociati" perché occupano il Dar al-islam, la terra dell´Islam. Questa visione geopolitica di Al Qaeda implica una dimensione etnica delle società umane, poiché spinge ad operazioni di pulizia etnica: i suoi affiliati sono spinti ad attaccare e distruggere i luoghi dove sono presenti i "crociati".

La parola "crociati" è comparsa nel lessico politico del radicalismo islamico all´inizio degli anni Novanta nei manifesti del Gia (Gruppo islamico armato) nel conflitto in Algeria, in cui i fondamentalisti si opponevano alla popolazione civile e al governo. Al Zawahiri si è appropriato della parola per definire una geopolitica del conflitto che vede il mondo diviso in tre gruppi: i musulmani, i crociati e gli ebrei. Questa visione etnico-confessionale del mondo e dell´ordine politico assume oggi nuova consistenza nel rendere permanenti le paure, individuali e collettive, costitutive di una memoria conflittuale globale delle relazioni fra Islam e Occidente. Queste paure hanno un oggetto: le linee aeree mondiali e i kamikaze, pronti ad attivarsi in ogni momento, da un punto all´altro del globo.

Ma la memoria è già storicizzata, perché continua a riecheggiare l´attentato dell´11 settembre, che ha messo a fuoco il pericolo mondiale del nuovo terrorismo kamikaze. Vi è una strategia precisa nel far ricordare, senza mai nominarlo, l´attentato dell´11 settembre: è quella di far prendere coscienza dell´impotenza occidentale ad eliminare il fenomeno, rendendo così il pericolo permanente e globale in virtù di una minaccia deterritorializzata.

Ma la strategia di Al Qaeda non si limita a far riecheggiare la paura dell´11 settembre. Il suo scopo è anche quello di staccare i musulmani dalle altre popolazioni, di spezzarne i contatti con il resto del mondo: perché nei suoi scritti, nei suoi proclami vi è l´idea di una educazione al negativo del musulmano e della umma (comunità dei credenti), l´idea di un musulmano che incarna la ribellione permanente, e che può trasformarsi in un kamikaze. Tale operazione sovversiva nel linguaggio e nella strategia politica messa in atto da questi gruppi riflette una grave crisi in atto nell´Islam, che comporta non solo il tentativo di una radicalizzazione di massa delle nuove generazioni musulmane, ma anche il tentativo di "confiscare" il Corano ai musulmani.

Il wahabismo aveva prodotto un Islam iper-formalista e prescrittivo, basato sulla stretta osservanza delle regole: era un Islam che si basava su un´interpretazione letteralista della parola di Dio. Oggi, nell´Islam online, i grandi assenti sono la spiritualità e la cultura: sullo schermo del computer che pervade la quotidianità dei musulmani che si connettono fra loro, scompare infatti un elemento fondamentale che ha sempre costituito il supporto di qualunque identità religiosa: la cultura, che in particolare nell´Islam si è sempre posta come elemento di mediazione fra il testo e il luogo in cui l´identità religiosa si incarna. L´Islam "in rete" sancisce per l´Islam la morte della cultura, trasformando il codice religioso in un corpus ideologico fatto di sangue, di violenza e di morte. Ed è perciò che nella minaccia globale che il kamikaze rappresenta, il suo suicidio, oltre ad essere assassinio di innocenti, diventa il suicidio dell´Islam tout court. Essi pretendono di porsi come i rappresentanti di una umma di cui però hanno perso il significato storico e la valenza spirituale. L´islam online, inventando un mostro, cancella e svuota la memoria di una parte della nostra umanità.

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