Da Corriere della Sera del 27/05/2004

DENTRO IL PARTITO / Crescono i malumori nelle fila dei coordinatori locali: c’è chi accusa gli alleati e chi invoca Scajola

Tra gli uomini di Silvio spunta la paura di perdere

di Maria Latella

ROMA - Un partito che «stava» per crescere. Un partito che «era sul punto di». E oggi, nel primo giorno del suo congresso-convention, un partito che, come tutti gli altri, è percorso da rancori, competizioni, incomprensioni. «I malumori sono soprattutto locali, legati a rivalità cittadine o regionali. Son molto simili a quelli che trovi nella Margherita, o in An, o in una riunione di condominio, o al Rotary» dice il coordinatore del Piemonte Guido Crosetto, uno dei pochi che non arretra di fronte al nome pubblicato sul giornale. Di diverso, in questa vigilia di congresso, c’è solo lo stato d’animo. Stavolta si chiama paura di perdere. «Abbiamo sperimentato un eccesso di solitudine. La paura di perdere nasce da questo, dal fatto di essere stati lasciati soli - confida ancora Crosetto -. Come se Forza Italia fosse stato l’unico partito a governare la peggiore congiuntura economica degli ultimi quarant’anni. I nostri alleati si presentano alle elezioni da partiti che son stati all’opposizione, mica al governo. Si son dimenticati di essere stati sdoganati da Forza Italia o di essere stati traghettati dalla prima alla seconda Repubblica. Ma se toccherà a noi di Forza Italia pagare un prezzo, lo pagheremo con orgoglio. Abbiamo fatto quel che si doveva. In Francia, Raffarin è stato sconfitto perché ha avviato le riforme senza fare quella politica di sviluppo. Lui aveva un deficit pubblico sotto controllo, poteva dare qualcosa in più. Noi, col deficit che l’Italia si ritrova, abbiamo la coscienza tranquilla».

Sin qui lo sfogo di Crosetto che punta il dito contro gli alleati. Nel partito, però, c’è anche chi il dito preferisce puntarlo contro i capi e i capetti, quelli che «fanno il bello e il cattivo tempo nelle regioni», che «favoriscono solo gli amici e gli altri "fuori"», che non hanno ancora capito quanto la politica sia «mediazione degli interessi, non lotta per bande». Piovono previsioni raggelanti per i forzisti che oggi detengono i vari scettri locali, in Campania si prevedono gravi smottamenti: «Faremo il 9 per cento» confida qualcuno. In Abruzzo, la Provincia di Pescara è a rischio, proprio ieri ci sarebbe stata una fuoriuscita di quadri locali. «La verità è che non c’è più un giudice a Berlino. Prima, se due litigavano, andavano da Scajola. Adesso devono aspettare che Berlusconi trovi il tempo pure per loro, tra una visita a Bush e un incontro con Fini e Follini», si borbotta.

Claudio Scajola, già uomo forte di Forza Italia, è chiaramente il convitato di pietra, e questo pomeriggio aprirà il congresso, per decisione dello stesso Cavaliere, ma guai a parlare di una sua corrente. Alla parola corrente, i forzisti arretrano come i vampiri e Berlusconi davanti all’aglio. Ufficialmente, al di là del coordinatore Sandro Bondi e del vice Fabrizio Cicchitto, non esistono «uomini forti» nel partito, l’uomo forte par excellence essendo, ovviamente, Berlusconi. Però, gratta gratta, ormai è quasi ufficiale che Formigoni sostenga l’attuale gestione, e così pure i due ministri Frattini e Pisanu. Sempre ascoltati sono i coordinatori delle regioni forti, i Miccichè, i Martusciello, i Crosetto, si capisce, ma accanto a loro si muovono nomi nuovi, Mantovani, per esempio, o il ciellino Lupi, o l’ex repubblicano Castagnetti. Le promesse, quelle che per ora brillano di sola luce locale, sono al momento poco note: il laziale Simeoni, vice presidente della Regione, o la tarantina Di Bello, sindaco di polso, al punto che un autorevole forzista confida di considerare proprio lei, una signora, «l’uomo migliore che in questo momento offre la politica pugliese». Sarà contento Raffaele Fitto.

Tra paura di perdere e diffidenze reciproche, i forzisti si avviano dunque alla loro nuova crociata. Casini ha scritto a Berlusconi per spiegare perché non ci sarà, perché non può partecipare alle manifestazioni di partito. Fosse arrivato, gli azzurri gli avrebbero chiesto se anche lui crede che Forza Italia andrà male alle Amministrative e così così alle Europee: dopo il discorso sull’Iraq pronunciato davanti alle Camere, Berlusconi ha recuperato un punto e mezzo. Sperano in altre «sorprese» del genere, i forzisti, e intanto vanno ad Assago, un po’ imbronciati. Non basterà il congresso-convention a restituire loro il sorriso.

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