Da El Pais del 18/05/2004

L´America

Condoleezza Rice: i terroristi temono il passaggio di poteri "Ci aspettano giorni difficili"

Intervista al Consigliere di Bush per la sicurezza nazionale

di Berna G. Harbour

BERLINO - Condoleezza Rice non è solo il consigliere per la sicurezza di George Bush. È anche sua amica e una delle persone della cerchia più ristretta durante i suoi fine settimana a Camp David o nel suo ranch in Texas. Di passaggio a Berlino, riceve vari giornali europei, tra questi El País.

Attentati come quello che è costato la vita al presidente del Consiglio, rendono sempre più difficile trasferire la sovranità a un governo iracheno il prossimo 30 giugno. Non crede?
«No, al contrario. Un tale attentato sottolinea l´importanza del trasferimento della sovranità così com´è stato promesso agli iracheni. Le prossime settimane saranno dure. Abbiamo una lettera del leader di Al Qaeda Zarqawi che minaccia di provocare una guerra civile prima del trasferimento della sovranità, perché si rende conto che il tempo sta scadendo».

A che punto è il trasferimento di poteri ?
«L´inviato dell´Onu, Lajdar Brahimi, sta lavorando moltissimo per rendere possibile un governo, sta avendo delle consultazioni intense, ha incontrato circa 600 persone per consultarsi con loro su quale tipo di governo debba assumere il potere. Vedremo il varo di un governo accettabile, il cui ruolo sarà di organizzare delle elezioni per dicembre o gennaio. Il lavoro è avviato».

La guerra in Iraq ha raffreddato i rapporti degli Stati Uniti con Francia e Germania e ora le immagini delle torture hanno peggiorato quelli che mantiene con i paesi arabi.
«La pubblicazione delle fotografie abbia provocato vergogna e orrore tra gli americani. E all´inizio anch´io ho temuto che tutto ciò potesse offuscare il nostro sacrificio, le migliaia di persone che stanno costruendo scuole e ospedali. Del resto gli esseri umani sono capaci di cose orribili».

Se il governo iracheno vi chiedesse di ritirarvi, sareste pronti a farlo?
«Credo che il segretario di Stato Colin Powell lo abbia già detto: gli Stati Uniti restano solo con il consenso del governo. E ripeto: non occorre che inventiamo nuovi meccanismi, si tratta di una pratica assai estesa nel mondo, quando ci sono dei nuovi governi, quando finiscono le guerre civili o le guerre in generale, che la sicurezza provvisoria la diriga una forza straniera».

Ma lei non mi ha risposto. La domanda è: se il governo eletto vi chiederà di ritirarvi, ve ne andrete? È una possibilità che prendete in considerazione?
«Credo che sarete d´accordo sul fatto che gli iracheni vogliano un Iraq stabile. Ma non sono ancora in grado di garantire questa sicurezza. Il nostro problema è che quando abbiamo detto "trasferimento della sovranità" molti iracheni hanno pensato che ce ne saremmo andati il 1 luglio. Qualche volta è stato interpretato così».

La decisione della Spagna di ritirare le sue truppe dall´Iraq è stata seguita da dibattiti intensi tra gli altri alleati come l´Italia, la Polonia, l´Olanda e il Giappone. Come valuta ora l´impatto della decisione di Zapatero?
«La maggioranza dei membri della coalizione è rimasta saldamente in Iraq. C´è qualcuno cui occorrerà confermare la continuità del suo impegno dopo il trasferimento della sovranità. Ma la coalizione è ancora molto forte e una volta avvenuto il trasferimento della sovranità forse altri vorranno pure contribuire».

Quel che è certo è che il dibattito si estende nella coalizione e sempre più membri discutono sul ritiro.
«I giovani americani che attraversarono l´Atlantico lo fecero non perché gli Stati Uniti erano stati attaccati, ma per liberare la Francia. Ora il popolo iracheno sta affrontando circostanze molto dure, con terrorismo straniero che vuole distruggere non soltanto gli iracheni, ma anche Madrid, Istanbul o New York».

Ma sinceramente, non aiuta il fatto che il principale responsabile di questo intervento lo abbia fatto tanto male.
«Ripeto, è difficile. Stiamo ricostruendo vaste zone del paese. Molte zone ora sono stabilizzate. L´amministrazione esistente è la più liberale dal punto di vista dei diritti delle donne, dei diritti degli individui, del ruolo dell´Islam in tutto il Medio Oriente. Curdi, sciiti, sunniti, stanno tutti lottando ogni giorno per vivere insieme, non per separarsi. E li aiutiamo a farlo».

E allora perché l´immagine è così negativa?
«Non so perché la percezione sia così negativa, ma so che l´immagine che viene data non fornisce il quadro completo. So che ci sono stati molti errori, ma ?»

Ci può menzionare gli errori?
«Lo farà la storia. Ma dirò una cosa: l´obiettivo strategico di un Iraq libero, stabile e democratico in Medio Oriente è un obiettivo giusto. E non si può giudicare sulla base delle notizie quotidiane».
Annotazioni − Traduzione di Guiomar Parada

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