Da Corriere della Sera del 15/05/2004

La parola chiave del suo computer data all’estremista coinvolto nell’11 Settembre. L’Fbi lo trattenne in Iraq per 13 giorni

Giallo su Berg, l’ostaggio decapitato ebbe contatti con il terrorista Moussawi

di Guido Olimpio

Per i patiti della cospirazione è un nuovo filone da esplorare. Ma probabilmente si tratta di una bizzarra coincidenza. Nicholas Berg, il giovane americano decapitato dai terroristi in Iraq, aveva prestato la parola chiave del suo computer a Zacarias Moussawi, un estremista di Al Qaeda sospettato di aver partecipato al complotto dell’11 settembre. Per questo, alla fine di marzo, quando Berg venne fermato dalla polizia irachena a Mosul subì l’interrogatorio da parte di agenti dell'Fbi, insospettiti da quel giovane un po’ strano in cerca di avventura e soldi in una terra pericolosa come l’Iraq.

I particolari della storia sono stati raccontati dal padre della vittima e confermati da fonti ufficiali americane. Qualche mese prima dell’attacco alle Torri Gemelle, Nicholas frequenta l’università dell’Oklahoma e su un bus incontra un gruppo di studenti arabi. Uno di loro gli chiede la password per accedere alla banca dati dell’ateneo. Il giovane, che non ha motivo di sospettare e non sa la vera attività del gruppo, gliela passa. Trascorrono i giorni e la parola chiave è usata da un altro "studente", Zacarias Moussawi, che si trova ad Oklahoma City per prendere lezioni di volo. Al Qaeda lo ha infatti scelto per partecipare al piano d’attacco all'America: ma il terrorista sarà arrestato nell’estate 2001, alla vigilia del blitz. Solo un anno dopo, indagando sulle possibili connessioni americane di Moussawi, l’Fbi trova la traccia che porta a Nicholas. Il ragazzo viene interrogato, ma non emerge nulla a suo carico.

Gli agenti federali torneranno a interessarsi del suo passato nell’aprile di quest'anno, in Iraq. Berg si è infatti trasferito nel Paese arabo cercando di organizzare un’attività commerciale legata all’installazione di antenne. Durante una tappa a Mosul, il 23 marzo, incappa in un controllo della polizia irachena che lo porta al commissariato. Quindi intervengono gli 007 americani, incuriositi dall’atteggiamento del giovane. Vogliono sapere se ha rapporti con l’Iran e se è capace di preparare ordigni rudimentali. Nicholas risponde in modo convincente e viene rilasciato.

Dopo la sua morte i genitori accusano l’Fbi di averlo trattenuto ingiustamente, le autorità Usa negano la circostanza, ma la famiglia esibisce gli email inviati da un funzionario americano. Non ci sono dubbi: Berg è stato trattenuto per tredici giorni. Il 6 aprile è di nuovo libero. Il 10 si perde ogni contatto.

Nicholas Berg è stato rapito e poi ucciso barbaramente davanti a una telecamera da un terrorista pro-Osama.

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