Da Corriere della Sera del 15/05/2004

L’opposizione

Fassino: mai più senza l’Onu. Scelta morale, non elettorale

«Le torture sono lo spartiacque. Adesso è inutile aspettare il 30 giugno»

di Massimo Franco

Mai più senza l’Onu. «Nessun soldato italiano dovrà più essere mandato nel mondo se non per missioni decise fin dall’inizio dall’Onu, e promosse sulla base di precisi obiettivi e finalità delle Nazioni unite, o di istituzioni internazionali equivalenti». Piero Fassino consegna il primo comandamento della politica estera del centrosinistra. La lista Prodi ha chiesto il ritiro del contingente italiano dall’Iraq il 20 maggio. E il portavoce la difende, liquidando con fastidio «la caricatura» delle divisioni interne; insistendo sulle torture nel carcere di Abu Ghraib come spartiacque. «Non si può discutere di Iraq senza tenere conto delle immagini ripugnanti che hanno portato in tutte le case del mondo le torture» spiega. «E’ l’epilogo tragico di una guerra sbagliata». A Nassiriya ieri ci sono state esplosioni intorno all’edificio della coalizione.

Sempre convinto della richiesta di ritiro dei soldati italiani che sono lì?
«Certo. Perché dovrei cambiare opinione ogni minuto?»

L’appoggio solo di mezza Italia non complica le cose?
«Questo è assurdo. Gli Stati Uniti provocano il disastro che è sotto gli occhi di tutti, e poi, se ci sono problemi, si tenta di dare la colpa a noi dell’opposizione. Ma la cambi l’Amministrazion e americana, opinione. Cambi passo. Si renda conto del dopoguerra disastroso che ha creato. Perché non si chiedono le dimissioni del segretario alla Difesa Rumsfeld?»

Il Corriere le ha chieste.
«E ha fatto bene. Ma il governo italiano no; e Bush ha ritenuto la richiesta irricevibile. Eppure, nessuna delle ragioni per le quali è stata fatta la guerra ha trovato conferma. S’era detto: bisogna eliminare le armi di distruzione di massa di Saddam. Mai trovate. Poi: occorre debellare il terrorismo. Ma gli attentati a Madrid dicono il contrario. E ancora: sarà più facile la pace in Medioriente e si aprirà una fase nuova fra Occidente e Islam e mondo arabo. Ma di nuovo, è avvenuto l’opposto».

Perché non chiedere il ritiro subito, invece del 20 maggio?
«L’atto di discontinuità lo vorremmo subito, ed è un passo indietro degli Usa. L’Onu prenda in mano la vicenda irachena senza aspettare il 30 giugno. Si formi immediatamente il governo proposto da Brahimi. E le Nazioni Unite avviino le procedure per sostituire le truppe di occupazione con una forza multinazionale».

Aspettate il 20 maggio perché il 19 Berlusconi vedrà Bush a Washington?
«Noi volevamo che Berlusconi riferisse prima del viaggio. Lui ha eluso questo passaggio? Bene. Ma dica a Bush che Rumsfeld si deve dimettere; che la decisione di invadere l’Iraq era già illegittima e infondata. E che le torture hanno tolto alla guerra anche dignità morale. E’ dubbio che la democrazia si esporti con le armi. Di certo, non si esporta con la tortura».

Sono state le torture, o anche la concorrenza a sinistra a farvi cambiare idea?
«Non scherziamo. Dopo le torture, la percezione della vicenda irachena è cambiata. Fino a un mese fa, l’immagine simbolica di quella guerra, forse, era il crollo della statua di Saddam a Bagdad. Oggi, è l’iracheno incappucciato con gli elettrodi alle mani e ai piedi. E non sono comportamenti ripugnanti di qualche degenerato, ma un metodo praticato con consapevolezza. Le torture rappresentano un salto di qualità in peggio. E impongono una presa di distanze netta».

Nessun timore della concorrenza del pacifismo radicale?
«Sono sciocchezze, caricature. Non posso avere il diritto di indignarmi per torture infami? Ridurre tutto a una convenienza elettorale è un cinismo che lascio a chi non si indigna. Mi sarei aspettato che reagisse anche il centrodestra: ma subito, non dopo la presa di posizione della Casa Bianca».

D’Alema teme che la richiesta di ritiro dia ragione proprio a pacifisti come Paolo Cento.
«Ma D’Alema non ha detto questo. E il testo approvato è quello proposto all’inizio della riunione. Non ci sono stati cambiamenti sostan ziali: si affermava l’esigenza di una cesura: o c’era una chiara discontinuità, o non si doveva rimanere in Iraq».

Il prodiano Enrico Letta spera ancora nell’Onu. E lei? Vede margini?
«I margini sono strettissimi, ormai. L’unica cosa che appare probabile, per ora, è forse un nuovo governo iracheno. Ma non si vede traccia n é dei poteri che avrà, né di un passo indietro degli Usa. E non si parla di sostituire le truppe di occupazione. Aggiungo che Berlusconi non ha fatto nulla per sollecitare la svolta. Ha assecondato acriticamente ogni scelta americana. E fa apparire l’Italia complice del disastro».

Non delle torture, almeno.
«Ed è un bene. Ma non basta dire che i nostri soldati non sono responsabili delle torture. Siamo il terzo contingente militare, dopo Usa e Gran Bretagna. Dipendiamo dagli inglesi: consegnavamo gli arrestati a loro. Il colonnello Burgio ha detto al Corriere che gli arrestati venivano prima fotografati e visitati da noi per dimostrare il buono stato di salute, e poi consegnati. Evidentemente si temeva per la loro successiva incolumità. Nessuno s’era accorto di niente? ».

Chiedere il ritiro immediato non è un cedimento al panico?
«Per mesi non abbiamo chiesto il ritiro immediato, insistendo per una svolta che non è mai avvenuta. E oggi, bisogna essere consapevoli dei pericoli che si corrono a causa delle torture. La decapitazione del cittadino Us a segnala una spirale di barbarie. Oggi, in Iraq, i soldati inglesi e americani si debbono preoccupare più della loro sicurezza che di quella degli iracheni».

Perché non avete chiesto il ritiro dopo la strage di Nassiriya?
«Perché allora, almeno una parte di iracheni poteva pensare che alcuni soldati occidentali fossero "liberatori": c’erano i margini per una svolta. Ora tutti rischiano di apparire complici dei torturatori».

Che accoglienza riserverete a Bush?
«Bush viene per celebrare il 60° della Liberazione. E questo non cambia il giudizio sulla gue rra e le sue responsabilità. Amiamo l’America che ci ha liberato, non quella che tortura».

Parteciperete a manifestazioni col presidente Usa?
«Non sono previste cerimonie con la presenza del sistema politico-istituzionale. Bush andrà al Quirinale, da Berlusconi, e renderà omaggio ai caduti. Il resto è ricamare sul nulla ».

Vi tolgono da un imbarazzo.
«Nessun imbarazzo».

Non la sorprende che il Vaticano sia contro il ritiro prima del 30 giugno?
«Ma al 30 giugno mancano appena sei settimane. Non è più quello, il problema. Rispetto l’opinione del Papa, ma sono un dirigente politico italiano; e d’altra parte non sappiamo ciò che il Pontefice dirà a Bush ».

Pensa che i nostri soldati resteranno in Iraq dopo il 30 giugno, come ipotizza il governo?
«Penso che le ragioni umanitarie siano state travolte. E che in futuro nessun soldato italiano dovrà essere inviato nel mondo, se non per missioni decise fin dall’inizio dall’Onu, e promosse sulla base di precisi obiettivi e finalità dell’Onu ».

Non è successo sempre. In Kosovo, per esempio...
«O l’Onu, o un’istituzione multilaterale riconosciuta a livello internazionale: cosa che non è successa in Iraq. Restare è una responsabilità grave che il governo Berlusconi si assume».

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0