Da Corriere della Sera del 13/05/2004
Quel video
Noi, l’orrore e la pietà
di Aldo Grasso
È giusto mostrare le immagini della morte di Nick Berg? Se uno vede la scena su Internet, l’abisso di atrocità è tale che l’unico gesto possibile è chiudere gli occhi. Dall’abiezione conviene fuggire il più in fretta possibile. Eppure spesso sembra che la brutalità sia la sola retorica della nostra epoca, il solo modo con cui ci esprimiamo. Eppure c’è chi sostiene che quelle atroci immagini bisogna mostrarle perché solo guardando in faccia l’atrocità riusciamo a combatterla. Il Foglio di Giuliano Ferrara ha rotto gli indugi e pubblica oggi la sequenza fotografica della decapitazione. Le foto danno una certa misura dell'efferatezza ma il video è un'altra cosa, è orrore allo stato puro. Ferrara sostiene che «la responsabilità dei media non è al di sopra di ogni sospetto. Il decrittaggio della parzialità mediatica comincia dove gli effetti del terrorismo vengono nascosti, e non sempre pietosamente». Come dire: la barbarie va combattuta anche sul piano mediatico mostrando prima di tutto la barbarie. A volte si ha la sensazione che non la conoscenza, non la razionalità, non la consapevolezza ci avvicina alla verità (alla sua rappresentazione) bensì il destarsi delle emozioni che dormono nel profondo. Terrore contro terrore. Altri pensano invece che le ragioni dell'Occidente (le ragioni di questa guerra al terrorismo internazionale) siano tali da non aver bisogno di essere corroborate dall'ostentazione dell'orrore.
In realtà, è da martedì sera che i notiziari inciampano su un avverbio, «ovviamente», che sta a significare la non urgenza di una considerazione. Invece, magari con l'angoscia nel cuore, queste considerazioni bisogna farle. Tutti i tg hanno fatto sapere che, «ovviamente», non avrebbero trasmesso le immagini della decapitazione di un ostaggio americano eliminato in maniera tribale: troppo cruda la scena, troppo orrorifico l'istante in cui il prigioniero viene sgozzato dai carnefici di Al Qaeda. Solo «8 e mezzo» è stato incerto se trasmettere o meno l'intrasmettibile. Giuliano Ferrara era per il sì, la regia per il no. Così come, «ovviamente», c'è stato molto pudore nel mostrare lo scempio dei sei militari israeliani caduti in un'imboscata di Hamas.
«Ovviamente», invece, è necessario mostrare tutte le immagini delle torture cui gli americani hanno sottoposto gli iracheni. Le torture sono atti disgustosi, testimoniano di un atteggiamento criminale e rischiano di minare il concetto stesso di democrazia. Per questo vanno mostrate, per questo i responsabili vanno puniti.
Le immagini, oggi, fanno parte di una strategia di guerra, fanno parte del terrore, sono qualcosa di più di testimonianze «ovvie», influenzano l'opinione pubblica. Al Jazira , per ragioni ideologiche, può permettersi di «nascondere» l'efferata esecuzione di Fabrizio Quattrocchi. La nostra tv, invece, è investita da un obbligo di trasparenza per quel che riguarda le torture ma deve tener conto della pietà, dello shock visivo che può scatenare l'immaginario dell'orrore. Obblighi che, «ovviamente», il terrorismo internazionale può disattendere.
La questione dunque non è tecnica ma etica: una cosa è soffrire, un'altra vivere con le immagini dell'esibizione del male, che non rafforzano necessariamente la coscienza. Possono anche corromperla. Se l'Occidente ha ragione deve non venir meno alle sue ragioni di fondo.
In realtà, è da martedì sera che i notiziari inciampano su un avverbio, «ovviamente», che sta a significare la non urgenza di una considerazione. Invece, magari con l'angoscia nel cuore, queste considerazioni bisogna farle. Tutti i tg hanno fatto sapere che, «ovviamente», non avrebbero trasmesso le immagini della decapitazione di un ostaggio americano eliminato in maniera tribale: troppo cruda la scena, troppo orrorifico l'istante in cui il prigioniero viene sgozzato dai carnefici di Al Qaeda. Solo «8 e mezzo» è stato incerto se trasmettere o meno l'intrasmettibile. Giuliano Ferrara era per il sì, la regia per il no. Così come, «ovviamente», c'è stato molto pudore nel mostrare lo scempio dei sei militari israeliani caduti in un'imboscata di Hamas.
«Ovviamente», invece, è necessario mostrare tutte le immagini delle torture cui gli americani hanno sottoposto gli iracheni. Le torture sono atti disgustosi, testimoniano di un atteggiamento criminale e rischiano di minare il concetto stesso di democrazia. Per questo vanno mostrate, per questo i responsabili vanno puniti.
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