Da Corriere della Sera del 21/04/2004

L’America premia Bush nei sondaggi

Il presidente è 5-6 punti sopra l’avversario. Il 33% chiede l’invio di più truppe

di Ennio Caretto

WASHINGTON - L'America fa quadrato attorno a Bush. Appoggia la sua politica in Iraq e chiede anche che rafforzi le truppe americane o che almeno le mantenga al livello attuale. Lo segnalano due sondaggi di Usa Today e del Washington Post che vedono anche il presidente in vantaggio sul candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry. Scrive Usa Today che il 33% dei cittadini è favorevole a mandare più uomini in Iraq, il 25% vuole tenervi tutte le forze là dispiegate, soltanto il 21% è per ritirarle. Aggiunge il Washington Post che il 63% degli americani è per il passaggio dei poteri agli iracheni il 30 giugno, e il 52% ritiene la guerra dell'Iraq una guerra giusta.

Mentre la Spagna si ritira dalla coalizione, e il consigliere della Sicurezza nazionale Condoleezza Rice non esclude altre defezioni, l'America recupera in gran parte l'unità dimostrata nella strage delle Torri Gemelle. Il dato di Usa Today è significativo. Due settimane fa, il 28% dei cittadini chiedeva il richiamo delle truppe, solo il 20% chiedeva rinforzi. Adesso le percentuali si sono invertite. «E' un segno - rileva Bill Schneider, l'analista della Cnn - che gli attentati, gli ostaggi, il bagno di sangue in Iraq hanno accresciuto la risolutezza del Paese e il consenso per il piano di Bush».

Il cambiamento d'umore dell'America è confermato da altre risposte dei sondaggi. Secondo Usa Today , il quotidiano più venduto degli Stati Uniti(ieri tra l’altro si è dimesso il direttore Karen Jurgensen, coinvolto nello scandalo del giornalista Jack Kelley accusato di aver fabbricato alcune storie) il 58% degli intervistati vuole che Bush «raddoppi gli sforzi militari» e il 57% non si opporrebbe all'invio di più truppe. La guerra e la campagna globale contro il terrorismo, precisa il Washington Post , determinerebbero oggi il voto del 45% degli elettori, l'economia solo del 26%. Ma paradossalmente, questa prova di fermezza non si traduce in un aumento della fiducia nel successo della missione. Stando al Washington Post , il 59% degli americani teme di essere «impantanato» in Iraq, stando a Usa Today il 51% teme un altro Vietnam.

A lungo termine i dubbi dell’opinione pubblica potrebbero danneggiare Bush. Ma al momento l'ondata di patriottismo gli dà mano libera in Iraq e gli consente il sorpasso di John Kerry. Nel sondaggio di Usa Today , il presidente ha il 50% dei voti contro il 44% del rivale e il 4% del terzo uomo Ralph Nader (controcorrente, Nader chiede il richiamo delle truppe). Nel sondaggio del Washington Post , i dati sono 48% per Bush, 43% per Kerry, 3% per Nader. Per entrambi i giornali, punto forte del presidente è la leadership contro il terrorismo: ispira il 41% del pubblico, quella di Kerry ispira il 20%. Il sostegno a Bush nel momento più difficile da un anno a questa parte in Iraq è bipartisan. Anche Kerry infatti vuole rinforzi in Iraq.

Insieme con altri due senatori, i repubblicani John McCain e Chuck Hagel, Kerry forma un gruppo di eroici ex ufficiali della guerra del Vietnam fermamente contrari al disimpegno da Bagdad. Hagel propone persino il ripristino del servizio di leva obbligatorio per accelerare la rotazione delle truppe. Ma la proposta è contestata dalla maggioranza degli americani.

L'amministrazione non commenta i sondaggi, ma è chiaro che ne trae conforto anche nei confronti degli alleati e dell'Onu. Il segretario di Stato Colin Powell dichiara che il ritiro della Spagna dall'Iraq, che potrebbe essere completato a fine mese, e quello annunciato dell'Honduras «rispondono a bisogni politici e sentimenti nazionali», e non ledono la coalizione: «Nelle ultime 24 ore, ho parlato a quasi tutti i leader e ho ricevuto solide garanzie d'impegno a portare a termine il lavoro». In un discorso a Buffalo nello Stato di New York, Bush, che parla al telefono con l'ex premier spagnolo Aznar, promette la vittoria sul nemico e libertà e democrazia a Bagdad.

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