Da La Repubblica del 15/04/2004
Per la terza volta dalla fine dell´apartheid bianchi e neri insieme ai seggi: lunedì l´annuncio ufficiale dei risultati
Sudafrica, una festa alle urne
Si vota per il Parlamento, vincerà l´Anc di Mandela e Mbeki
L´unica incognita è il margine della vittoria: il partito di governo punta ai 2/3 dei seggi
di Pietro Veronese
Felice il Paese dove le elezioni quasi non fanno notizia, dove gli appuntamenti elettorali si susseguono con lo stesso placido e affidabile ritmo delle stagioni, dove il rito dei seggi e delle urne non è seguito con vigile ansia da stuoli di osservatori internazionali. Felice dunque il Sudafrica, dove ieri si è votato per la terza volta in dieci anni per rinnovare il Parlamento nazionale e le assemblee provinciali, nella consueta atmosfera festosa, corale, pacificamente eccitata. Grande affluenza alle urne e lunghe code davanti ai seggi, come cinque e come dieci anni fa. Gli elettori aventi diritto sono oltre 20 milioni; i seggi circa 17 mila ai quattro capi di questo vasto paese. I risultati non si avranno prima di oggi, se tutto va bene.
Il successo dell´African National Congress, il partito di governo, non è in discussione. L´unica incognita è il margine di questa vittoria: se raggiungerà e supererà i due terzi dei voti, assicurandosi ancora una volta un dominio indiscusso in Parlamento; se otterrà una maggioranza in ciascuna delle nove province, compresa quella del Capo occidentale, dove restano forti i partiti eredi del vecchio regime dei bianchi sudafricani, e quella del KwaZulu, nella quale ancora resiste il partito a base etnica degli Zulu.
Per quanto riguarda il Parlamento, l´African National Congress lascia una comoda maggioranza di 275 deputati su 400. Non sarà facilissimo ottenere lo stesso risultato. Il principale partito d´opposizione è la Democratic Alliance di Tony Leon, con appena 46 seggi. E´ un partito liberal, che conta su un elettorato di bianchi benestanti e ha ben scarso seguito nelle povere township abitate dai neri sudafricani.
Più che sul risultato del voto odierno, la curiosità è concentrata piuttosto su quel che accadrà a fine mese, quando la nuova assemblea eleggerà per la seconda volta alla presidenza della Repubblica l´uscente Thabo Mbeki. Allora il neo-presidente pronuncerà il suo discorso di investitura, che è tradizionalmente il più importante del mandato, quello programmatico. E poi nominerà ministri e vice-presidenti.
Dieci anni fa, nell´aprile del 1994, fu la prima volta che il Sudafrica votò in piena libertà e uguaglianza dei diritti, in piena democrazia cioè, dopo un cinquantennio di regime segregazionista in cui i diritti politici (e non solo quelli) erano riservati ai soli sudafricani di razza bianca. Sono diventati in fretta tempi lontanissimi, a stento ricordati. A cancellarli ha contribuito la figura mitica, straordinaria, di Nelson Mandela, primo presidente del Sudafrica democratico, uno dei più grandi leader politici di tutti i tempi. E proprio il segno lasciato dal passare degli anni nel fisico dell´anziano "Madiba", come i sudafricani chiamano affettuosamente Mandela, è uno dei pochi elementi che distinguono queste elezioni 2004 dalle due che le hanno precedute. Lo si è visto ieri mattina, quando Mandela si è presentato al seggio: il passo affaticato, un braccio appoggiato al bastone, l´altro a un´accompagnatrice che lo sorreggeva. Ma sul viso sempre presente un sorriso stentoreo. Il rispetto - verrebbe da dire l´amore - universale di cui l´anziano leader è circondato non ha impedito che egli si sottoponesse, come tutti, alla routine delle operazioni di voto, incluso l´intingere il dito nell´inchiostro indelebile che segnala l´avvenuta votazione.
Non tutto è sorridente e luminoso in queste elezioni sudafricane. Il punto oscuro riguarda il partito zulu del KwaZulu-Natal, l´Inkhata Freedom Party di Mangosuthu Buthelezi. L´Inkatha è da tempo in difficoltà, anche perché il governo nazionale ha speso in questa provincia somme ingenti, soprattutto in infrastrutture, ed è probabilmente riuscito in tal modo ad accrescere notevolmente i consensi per l´African National Congress. E´ possibile che l´Inkatha perda il controllo politico della provincia e che il suo gruppo parlamentare all´Assemblea nazionale scenda ulteriormente al di sotto dei 31 deputati che contava in quello uscente. Una sconfitta di Buthelezi potrebbe rappresentare un´incognita dalle conseguenze inquietanti, compreso un possibile riesplodere della violenza etnica che costò negli anni 80 e nei primi 90 migliaia di vittime in tutto il KwaZulu.
Il successo dell´African National Congress, il partito di governo, non è in discussione. L´unica incognita è il margine di questa vittoria: se raggiungerà e supererà i due terzi dei voti, assicurandosi ancora una volta un dominio indiscusso in Parlamento; se otterrà una maggioranza in ciascuna delle nove province, compresa quella del Capo occidentale, dove restano forti i partiti eredi del vecchio regime dei bianchi sudafricani, e quella del KwaZulu, nella quale ancora resiste il partito a base etnica degli Zulu.
Per quanto riguarda il Parlamento, l´African National Congress lascia una comoda maggioranza di 275 deputati su 400. Non sarà facilissimo ottenere lo stesso risultato. Il principale partito d´opposizione è la Democratic Alliance di Tony Leon, con appena 46 seggi. E´ un partito liberal, che conta su un elettorato di bianchi benestanti e ha ben scarso seguito nelle povere township abitate dai neri sudafricani.
Più che sul risultato del voto odierno, la curiosità è concentrata piuttosto su quel che accadrà a fine mese, quando la nuova assemblea eleggerà per la seconda volta alla presidenza della Repubblica l´uscente Thabo Mbeki. Allora il neo-presidente pronuncerà il suo discorso di investitura, che è tradizionalmente il più importante del mandato, quello programmatico. E poi nominerà ministri e vice-presidenti.
Dieci anni fa, nell´aprile del 1994, fu la prima volta che il Sudafrica votò in piena libertà e uguaglianza dei diritti, in piena democrazia cioè, dopo un cinquantennio di regime segregazionista in cui i diritti politici (e non solo quelli) erano riservati ai soli sudafricani di razza bianca. Sono diventati in fretta tempi lontanissimi, a stento ricordati. A cancellarli ha contribuito la figura mitica, straordinaria, di Nelson Mandela, primo presidente del Sudafrica democratico, uno dei più grandi leader politici di tutti i tempi. E proprio il segno lasciato dal passare degli anni nel fisico dell´anziano "Madiba", come i sudafricani chiamano affettuosamente Mandela, è uno dei pochi elementi che distinguono queste elezioni 2004 dalle due che le hanno precedute. Lo si è visto ieri mattina, quando Mandela si è presentato al seggio: il passo affaticato, un braccio appoggiato al bastone, l´altro a un´accompagnatrice che lo sorreggeva. Ma sul viso sempre presente un sorriso stentoreo. Il rispetto - verrebbe da dire l´amore - universale di cui l´anziano leader è circondato non ha impedito che egli si sottoponesse, come tutti, alla routine delle operazioni di voto, incluso l´intingere il dito nell´inchiostro indelebile che segnala l´avvenuta votazione.
Non tutto è sorridente e luminoso in queste elezioni sudafricane. Il punto oscuro riguarda il partito zulu del KwaZulu-Natal, l´Inkhata Freedom Party di Mangosuthu Buthelezi. L´Inkatha è da tempo in difficoltà, anche perché il governo nazionale ha speso in questa provincia somme ingenti, soprattutto in infrastrutture, ed è probabilmente riuscito in tal modo ad accrescere notevolmente i consensi per l´African National Congress. E´ possibile che l´Inkatha perda il controllo politico della provincia e che il suo gruppo parlamentare all´Assemblea nazionale scenda ulteriormente al di sotto dei 31 deputati che contava in quello uscente. Una sconfitta di Buthelezi potrebbe rappresentare un´incognita dalle conseguenze inquietanti, compreso un possibile riesplodere della violenza etnica che costò negli anni 80 e nei primi 90 migliaia di vittime in tutto il KwaZulu.
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