Da Il Mattino del 06/04/2004
Originale su http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040406/NAZIONALE/2/DEGJ.htm

Il caso

Il rischio in più per gli italiani

di Vittorio Dell'Uva

Il nemico in più per gli occidentali in Iraq, italiani compresi, ha la voce rabbiosa di un giovane imam capace di mobilitare a tal punto le masse da indurle a recuperare i kalashnikov nascosti in cantina negli anni in cui l’avversario si chiamava Saddam.

Un nuovo asso, con la faccia di Moqtada Sadr, va aggiunto al famoso mazzo di carte dei «most wanted» diffuso da Washington quando alla guerra, pianificata con il trucco delle armi di distruzione di massa, si pensava di potere ancora guardare come ad un gioco. Non è cosa da poco.

L’ala radicale sciita costringe a nuove missioni repressive e di per sè impopolari per tutte le forze straniere sul campo.Se volano gli «Apache» e il Pentagono lavora all’invio di altri soldati in Iraq, dopo avere pianificato un primo ritiro, vuol dire che i veggenti della convivenza pacifica, che spesso dal vulcano si sono tenuti prudentemente lontani, hanno quanto meno peccato di presunzione pensando che la teoria fosse molto più efficace della pratica e dei bastoni usati per la sua applicazione.

È quella provocata da Moqtada Sadr e dalla sua milizia, una crisi di natura politica cui non basterà opporre la forza dei mandati di cattura che, benchè motivati da delitti comuni, hanno lo scopo di decapitare un movimento sovversivo per le nazioni occupanti e agli occhi della depressa componente moderata irachena. Alla guerriglia, che già ha trovato stampelle negli infiltrati del terrorismo internazionale, si affianca un movimento popolare armato che benchè minoritario, si consolida nelle città sante, nei quartieri della disperazione e dovunque il nazionalismo antioccidentale diventa collante. Nei fatti bisognerà misurarsi con un nuovo indotto insurrezionale che potrebbe far perdere di efficacia anche alle operazioni dichiaratamente di pace, come quella che gli italiani ancora svolgono a Nassiriya. Il rischio del passaggio dal basso profilo sul terreno all’arroccamento, che renderebbe sterile la missione, va più che mai messo nel conto. E non è detto che a scongiurarlo davvero possano bastare le mediazioni ed i rapporti con gli sceicchi più affidabili che hanno il controllo di trentadue tribù con nebulosi progetti. Tutto in Iraq è estenuante e precario. Come ben sa Barbara Contini l’italiana, fatta governatore della provincia meridionale di Dhi Qar, che ha cercato il contatto con il delfino di Moqtada Sadr a Nassiriya, Aus Al Kharfaij, per indurlo, con la forza della mediazione, alla ragione e riuscire a strappargli la promessa «di non portare un attacco alla Coalizione e agli italiani», che nessuno può considerare solenne anche se è servita ad allentare la tensione almeno fin quando non è stata diffusa la notizia sulla caccia appena iniziata ad Al Sadr.

«Diciamo che la nostra presenza si è fatta, date le circostanze, più discreta» ha dichiarato ieri un portavoce del nostro contingente a Nassiriya facendo riferimento alla «calma apparente» che dopo gli incidenti di domenica è stato possibile riportare in città. Ma anche se - come annunciato - oggi torneranno sulle strade le pattuglie interforze è indubbio che un altro tassello è saltato. Il rapporto di fiducia faticosamente ricostruito con la popolazione locale dopo il massacro del 12 novembre, tende tra atti ostili a incrinarsi di nuovo.

L’insofferenza teleguidata degli sciiti di Moqtada Sadr ha portato al ferimento di un carabiniere e al rogo di un paio di blindati durante la ventata insurrezionale, ma è ad elementi della guerriglia nazionalista che va attribuito l’agguato teso ad una pattuglia a cinquanta chilometri dalla città. Ulteriori misure di sicurezza fatalmente incideranno, quali che siano i livelli di buona volontà, sulla operatività della missione «Antica Babilonia».

Già, da qualche settimana, la presenza in città, che rappresentava il simbolo di una «integrazione» voluta e possibile, è stata ridotta ad un presidio dei carabinieri della base Libeccio e alla vigilanza assicurata dalla Brigata Ariete alla sede della Cpa, l’ammimistrazione civile. Abbandonato, nei fatti, il campo di White horse, il grosso delle truppe è ormai concentrato a Mittica, all’interno della base-fortezza dell’aeroporto di Tallil. Quando la grande avventura dell’Italia in Iraq era appena iniziata l’uso dei giubbotti antiproiettile era apparso - a tratti - persino superfluo.

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