Da Corriere della Sera del 26/03/2004

Il piano di Kerry

L’anti Bush e il Medio Oriente

di Gianni Riotta

NEW YORK - La politica per il Medio Oriente del presidente democratico John Kerry partirà dai libri di testo delle scuole in Arabia Saudita. Se eletto contro George W. Bush, il senatore del Massachusetts chiederà alla Casa reale saudita di eliminare dalle aule gli inni all'odio contro gli americani, gli ebrei, i cristiani e gli occidentali: «Dobbiamo leggere i nuovi sussidiari». Con la politica estera a scuola Kerry affianca, ai blitz militari e alla diplomazia, il lavoro sulla cultura, il «potere soffice» teorizzato da Joseph Nye. Il piano d’azione di Kerry per il Medio Oriente rispecchia la sua cautela che i sostenitori giudicano «pragmatica», i detrattori «opportunista».Parlando ai leader della comunità ebraica, a New York, Kerry ha ribadito che il suo ambasciatore al Consiglio di Sicurezza dell'Onu metterà il veto a ogni risoluzione giudicata ostile a Israele, e ricordato le radici comuni (i suoi nonni materni erano ebrei, poi convertiti al cattolicesimo, il fratello Cameron è tornato alla fede israelita e due prozii sono periti nei lager). Per Kerry il premier Ariel Sharon non sta costruendo «un muro, ma una barriera». Lo scorso ottobre però, parlando a un gruppo di cittadini araboamericani, lo stesso Kerry aveva sostenuto la tesi opposta e definito il muro «una barriera per la pace». Eroe di guerra in Vietnam e poi leader della protesta pacifista, Kerry ama le sfumature e il piano per rilanciare l'iniziativa americana, da Bagdad a Gerusalemme, ne è ricco. Se «la politica estera di Bush è arrogante, inetta e irresponsabile» occorre «combattere la guerra al terrorismo costruendo ponti con il mondo islamico». Secondo Kerry, Bush «e i suoi guerrieri in poltrona sono ubriachi di potere militare e di trionfalismo, ma il mondo oggi è più pericoloso di tre anni fa». In Iraq, a sorpresa, il presidente Kerry non ascolterebbe il suggerimento del neopremier spagnolo Zapatero del «tutti a casa», mobilitando al contrario nuove divisioni, per «contrastare i terroristi e rendere le città sicure e pacifiche».

E’ Rand Beers l'uomo che sta redigendo il piano mediorientale di Kerry, ed è Beers l'amico del cuore dell'esperto di antiterrorismo Richard Clarke, che dal suo libro e dalla sua testimonianza alla Commissione sull'11 Settembre, denuncia «l'inanità di Bush sul terrorismo e la sua ossessione con Saddam Hussein». Secondo Beers, al contrario della vulgata diffusa in Europa, è Bush che prepara la ritirata dall'Iraq, e, in caso di vittoria alle elezioni, Kerry resterà, congedando però il governatore Paul Bremer e insediando al suo posto un inviato delle Nazioni Unite, forse l'algerino Lakdar Brahimi.

Forza militare e diplomazia, in accordo con europei e Onu, ecco il centauro che Kerry vorrebbe liberare in Medio Oriente. La trattativa di tregua tra Israele e palestinesi sarebbe affidata a una personalità di spicco. Kerry aveva pensato all'ex presidente Bush padre, o all'ex segretario di Stato repubblicano James Baker, considerati troppo «filoarabi». Allora la candidatura passa agli ex presidenti democratici Jimmy Carter e Bill Clinton, un premio Nobel per la pace e un aspirante al premio: lavorerebbero sulla vecchia strategia della road map, concessioni reciproche, no al terrorismo, ripristino dei confini, autonomia. Sul fronte opposto sarà attivo il primo «ambasciatore presidenziale per il mondo islamico». Kerry è persuaso che la faida del Medio Oriente si risolva in cinque punti: 1) Trattativa con l'Iran per stroncare il traffico di droga con l'Afghanistan e scambi di prigionieri tra gli anti-iraniani Mujaeddin del popolo nascosti in Iraq con militanti al Qaeda e talebani rifugiati a Teheran; 2) Il presidente afghano Karzai riceverà il doppio dei fondi per combattere il traffico di oppiacei; 3) «La diplomazia sarà l'arma dei forti» e chi finanzia il terrorismo, sauditi inclusi, si vedrà preclusi i mercati finanziari Usa. 4) Politiche di risparmio energetico per ridurre la dipendenza Usa dal petrolio; 5) Dialogo possibile con gli europei per la pace arabi-Israele, auspicato anche dalla task force sui rapporti Usa-Ue presieduta da Kissinger, Summers e Kupchan, persuasi che su Kerry non gravino i pregiudizi diffusi su Bush. Questo è il piano mediorientale del presidente Kerry: armi, diplomazia, libri.

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