Da La Stampa del 24/03/2004

In Malaysia sconfitto il partito fondamentalista

L'Islam perde nell'urna

di Claudio Gorlier

Domenica scorsa, nell’islamica Malaysia, si sono registrati due vincitori, Michael Schumacher e Abdullah Ahmad Badawi. Del primo, che ha trionfato nel Gran Premio di F1, sapete probabilmente tutto; il secondo dubito che lo abbiate mai sentito nominare. In realtà il successo di Badawi primo ministro in carica della Malaysia ed esponente del multirazziale ma sostanzialmente islamico National Front è stato il vero fatto del giorno, con tutto il rispetto per Schumacher. Discendente da una famiglia di intellettuali islamici, Badawi si trovava di fronte al minaccioso fondamentalista Islamic Party of Malaysia, che nelle elezioni locali di quattro anni or sono aveva conseguito notevolissimi successi, vincendo clamorosamente nello stato chiave del Terengganu, dove aveva imposto leggi assai severe, vietando l’uso degli alcolici e il gioco d’azzardo, oltre a incoraggiare i giovani a recarsi a studiare in Medio Oriente. Badawi o più familiarmente Abdullah, ha ottenuto la maggioranza assoluta e, vera disfatta, il capo dell’Islamic Party Abdul Hadi Awang, ha addirittura perso il suo seggio al parlamento.

Intendiamoci: il fronte, che fa leva sulla United Malays National Organization, mantiene le sue premesse islamiche: le donne continueranno a portare il velo, e nessuna potrà ambire a cariche politiche. Ma il sessantaquattrenne Abdullah ha astutamente presentato agli elettori una versione moderata dell’islam, anche tenendo conto che circa il 40% della popolazione è di matrice indiana o cinese. Lo scorso novembre Abdullah era succeduto all’inossidabile primo ministro Mahathir bin Mohamad, la cui ferrea mano non era riuscita - posto che lo avesse voluto - a eliminare una crescente corruzione che Abdullah ha promesso di stroncare. Mi domando se finalmente verrà restituita piena libertà al vice di Mahathir, quasi onnipotente primo ministro si era alcuni anni or sono sbarazzato facendolo condannare, con prove artefatte, per sodomia, crimine tuttora perseguito in Malaysia.

Perché Abdullah ha vinto? Innanzitutto, perché la crescita economica pur rilevante e il cui simbolo vistoso è rappresentato, nella capitala Kuala Lumpur, dalle Petronas Towers la coppia di grattacieli più alti del mondo appartenenti alla compagnia nazionale che sfrutta i pozzi del Terengganu, necessita di investimenti stranieri come anche l’agguerrita industria elettronica. Accanto, non bisogna certo scoraggiare il turismo straniero, che si indirizza al lussureggiante retroterra e alla fascinosa Malacca. Diventare un avamposto del fondamentalismo islamico avrebbe potuto diventare fatale. Aggiungiamo due particolari: la Malaysia deve resistere alla poderosa concorrenza cinese, il prossimo mese si voterà in Indonesia e bisognava dare un esempio.

Abdullah se lo crederà grazie alla maggioranza assoluta potrà addirittura permettersi di modificare almeno in parte la costituzione, ma dubito che sia ansioso di farlo. Gli interessava mostrare, e c’è riuscito, che il fondamentalismo islamico può venire sconfitto; anzi, subire un autentico tracollo. Come sempre la soluzione a conflitti anche aspri rimane sostanzialmente politica, e l’elettorato lo ha compreso. Tranquilli: potete fare serenamente il vostro viaggio di piacere a Malacca.

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