Da Corriere della Sera del 23/03/2004
Alle otto del mattino
Frattini condanna ma avverte: «Non rinunciamo alla strategia globale antiterrorismo». Pera: «Israele ha diritto alla sicurezza, ma il problema non si risolve uccidendo singoli personaggi»
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Alle 8 del mattino locali, Condoleezza Rice, il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, fa il giro delle tv americane per smentire che il presidente Bush fosse stato preavvertito del piano israeliano di assassinare lo sceicco Yassin: «No, naturalmente no!» dichiara. Ma non condanna l'uccisione del leader di Hamas, anzi ricorda che «Hamas è una organizzazione terroristica e lo sceicco partecipò di persona alla pianificazione di attentati». Invita tutti «a fare un passo indietro e a non perdere la calma, perché in Medio Oriente c'è sempre la possibilità di giorni migliori». Solo più tardi Richard Boucher, il portavoce del Dipartimento di Stato, esprime «profondo turbamento» per l'omicidio.
Quella della Rice è una difesa d'ufficio, non dissipa il sospetto che il premier israeliano Sharon e il presidente Bush si siano tenuti in contatto. Quale possa essere il livello delle consultazioni lo segnala un articolo del 22 agosto del 2003 di Shimon Shiffer e Nahum Barnea, due commentatori del giornale israeliano Yedioth Ahnronoth . Racconta di una telefonata di Bush a Sharon, che prepara un attacco mortale ad Hamas: «Sharon teme che Bush gli dica di aspettare. Ma il presidente non conferma le sue paure: i terroristi vanno distrutti, proclama, e conclude la conversazione dicendo "non voglio trattenerti". Sharon lo considera un via libera, vuole agire prima che gli americani cambino idea».
La reazione dell'Europa, i cui ministri degli esteri sono riuniti a Bruxelles, è diversa da quella degli Usa. Il britannico Jack Straw denuncia «l'assassinio illegittimo, inaccettabile e ingiustificato, che molto difficilmente raggiungerà i suoi obbiettivi». Aggiunge che «il desiderio di Israele di difendersi dal terrorismo è comprensibile, ma nell'ambito del diritto internazionale». L'italiano Franco Frattini condanna l'operato israeliano e «gli attentati agli israeliani rivendicati da Hamas», ammonendo che «sarebbe un grave errore rinunciare a una strategia globale di lotta al terrorismo a causa di un episodio che non impedisce il dialogo con il mondo arabo».
In Italia, il presidente del Senato Marcello Pera ha sottolineato che Israele ha diritto alla propria sicurezza ma ha aggiunto che «il problema non si risolve mirando ad uccidere singoli personaggi, questo è inaccettabile». «La road map prevedeva un percorso che iniziava proprio con la cessazione di atti di terrorismo da una parte e dall'altra», ha proseguito. Secondo il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica l’eliminazione dello sceicco «si può definire tranquillamente un assassinio politico». Il ministro delle politiche comunitarie Rocco Buttiglione ha rilevato che questa operazione indebolisce come interlocutore il premier palestinese Abu Ala.
A Parigi, il presidente francese Jacques Chirac si scaglia contro il terrorismo «senza riserve» ma critica «gli atti di violenza extragiudiziari». Josckha Fischer, ministro degli Esteri e vicecancelliere tedesco, gli fa eco: «Siamo preoccupati da questi eventi: noi e l'Unione Europea abbiamo sempre rifiutato queste uccisioni che abbiamo sempre definito inaccettabili».
Si aggiunge al coro il segretario dell'Onu, Kofi Annan, da New York. L'omicidio mirato, sostiene, «è contrario al diritto internazionale e non agevola la mediazione di pace». Tutti devono evitare di aggravare le tensioni.
Quella della Rice è una difesa d'ufficio, non dissipa il sospetto che il premier israeliano Sharon e il presidente Bush si siano tenuti in contatto. Quale possa essere il livello delle consultazioni lo segnala un articolo del 22 agosto del 2003 di Shimon Shiffer e Nahum Barnea, due commentatori del giornale israeliano Yedioth Ahnronoth . Racconta di una telefonata di Bush a Sharon, che prepara un attacco mortale ad Hamas: «Sharon teme che Bush gli dica di aspettare. Ma il presidente non conferma le sue paure: i terroristi vanno distrutti, proclama, e conclude la conversazione dicendo "non voglio trattenerti". Sharon lo considera un via libera, vuole agire prima che gli americani cambino idea».
La reazione dell'Europa, i cui ministri degli esteri sono riuniti a Bruxelles, è diversa da quella degli Usa. Il britannico Jack Straw denuncia «l'assassinio illegittimo, inaccettabile e ingiustificato, che molto difficilmente raggiungerà i suoi obbiettivi». Aggiunge che «il desiderio di Israele di difendersi dal terrorismo è comprensibile, ma nell'ambito del diritto internazionale». L'italiano Franco Frattini condanna l'operato israeliano e «gli attentati agli israeliani rivendicati da Hamas», ammonendo che «sarebbe un grave errore rinunciare a una strategia globale di lotta al terrorismo a causa di un episodio che non impedisce il dialogo con il mondo arabo».
In Italia, il presidente del Senato Marcello Pera ha sottolineato che Israele ha diritto alla propria sicurezza ma ha aggiunto che «il problema non si risolve mirando ad uccidere singoli personaggi, questo è inaccettabile». «La road map prevedeva un percorso che iniziava proprio con la cessazione di atti di terrorismo da una parte e dall'altra», ha proseguito. Secondo il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica l’eliminazione dello sceicco «si può definire tranquillamente un assassinio politico». Il ministro delle politiche comunitarie Rocco Buttiglione ha rilevato che questa operazione indebolisce come interlocutore il premier palestinese Abu Ala.
A Parigi, il presidente francese Jacques Chirac si scaglia contro il terrorismo «senza riserve» ma critica «gli atti di violenza extragiudiziari». Josckha Fischer, ministro degli Esteri e vicecancelliere tedesco, gli fa eco: «Siamo preoccupati da questi eventi: noi e l'Unione Europea abbiamo sempre rifiutato queste uccisioni che abbiamo sempre definito inaccettabili».
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