Da La Repubblica del 23/03/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/moriente6/violisr/violi...

Egitto, Giordania, Siria, paesi del Golfo: tutti contro la decisione di uccidere Yassin. Proteste in tutto il Medio Oriente

"Israele porta altra violenza". Si infiamma il mondo arabo

A Mossul e Bagdad striscioni degli iracheni: "Noi e voi palestinesi siamo uguali, siamo popoli sotto occupazione"

di Marco Hamam

Tutto il mondo arabo è esploso in un'onda incontenibile di rabbia e indignazione non appena si è diffusa la voce dell'assassinio dello sceicco Ahmad Yassin. Il primo a reagire duramente è stato il presidente egiziano Hosni Mubarak: l'Egitto ha bloccato la partenza di una delegazione parlamentare per Gerusalemme, dove avrebbe dovuto presenziare alle cerimonie per l'anniversario del trattato di pace con Israele. Mubarak dice quella di ieri è "un'azione vile, brutale e feroce, i cui effetti non sono stati calcolati bene". Mubarak aggiunge che l'uccisione di Yassin "fa abortire tutti gli sforzi che abbiamo messo in campo per rimettere in piedi il processo di pace".

Con queste parole il presidente egiziano conferma il ruolo che nelle ultime settimane l'Egitto era tornato ad assumersi per favorire il dialogo tra palestinesi e israeliani.

Anche un altro leader arabo moderato, il re Abdullah di Giordania, ha criticato l'atto deciso da Sharon: "È un crimine che porterà altra violenza, sono sconvolto e addolorato per ciò che sta accadendo nonostante gli sforzi senza tregua che stiamo facendo con tutte le parti in causa per impedire a Israele di continuare con la sua politica di escalation militare". Re Abdullah è in una situazione delicata: giovedì scorso aveva avuto a Gerusalemme un incontro riservato con Sharon per verificare quali spiragli rimangono aperti nel dialoro arabo-israeliano, un varco che da ieri è tornato drammaticamente a richiudersi.

Anche il presidente siriano Hafez Assad ha condannato l'attacco: "Questo atto costituisce una pericolosa escalation della situazione. Assassinando lo sceicco Yassin, Israele ha commesso un crimine odioso". Assad ha sollecitato la comunità internazionale "a denunciare e a porre fine alla politica di assassinii e di distruzione". I paesi del Golfo hanno chiesto l'immediato intervento delle Nazioni Unite a protezione del popolo palestinese, l'uccisione è stata definita dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) un "crimine gravissimo che contribuirà a fomentare la violenza nella regione".

"La comunità internazionale intervenga per dare protezione al popolo palestinese che subisce ormai quotidianamente il terrorismo di Stato d'Israele", ha dichiarato in un comunicato la segreteria generale del Ccg che riunisce Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Oman, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Da Tunisi, il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa ha dal canto suo affermato che il raid a Gaza è l'espressione di un "terrorismo di Stato nella sua forma più orrenda".

Nei campi profughi palestinesi del Libano la gente è scesa per strada per far sentire la propria solidarietà ai palestinesi al di là del confine. Nei campi di Ayn el-Helwe, Borj el-Barajne, Sayda e el-Bedewi le case sono state tappezzate di stendardi neri in segno di lutto mentre nei cortei che sono nati spontaneamente i cartelli recitavano "Morte ad Israele" e "Ci vendicheremo". A Sidone, e in altre città libanesi, i negozi e le scuole non hanno aperto in segno di protesta per quello che è accaduto.

Ad Amman, capitale di un paese a maggioranza palestinese, la folla in strada urlava "Vendetta, vendetta". L'Egitto si è infiammato in lungo e in largo: migliaia di persone in strada hanno incitato al proseguimento della resistenza palestinese, alla rottura delle relazioni diplomatiche con Israele e all'espulsione dell'ambasciatore israeliano. Una grande manifestazione, alla quale hanno partecipato anche gli studenti dell'Università americana, ha inondato Midan al-Tahrir, la piazza nel cuore del Cairo che è diventata una piattaforma pubblica per protestare contro la politica della Lega araba colpevole di aver abbandonato i fratelli palestinesi.

A Mossul e a Bagdad gli iracheni hanno mostrato striscioni nei quali si leggeva "Noi e voi vicini sotto occupazione straniera". Anche a San'a, capitale dello Yemen, le manifestazioni di protesta per l'assassinio di Yasin si sono trasformate in uno sfogo popolare contro i politici arabi "pusillanimi", come sono stati chiamati dai dimostranti, incapaci di decisioni coraggiose. È un messaggio politico chiaro al quale i governanti dei paesi arabi sono chiamati a replicare quando si incontreranno fra qualche giorno a Tunisi per il vertice interarabo per discutere di una nuova proposta di pace.

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