Da Corriere della Sera del 22/03/2004

I risultati

I francesi puniscono il governo Raffarin

Nel primo turno delle regionali sinistra al 40%, in calo il centrodestra (34%). Il Fronte di Le Pen al 17%

di Massimo Nava

PARIGI - Il vento spagnolo soffia anche sulla Francia. Il primo turno delle elezioni regionali segna una spettacolare ripresa della sinistra (socialisti, verdi) e un buon risultato dell'estrema sinistra a scapito dei comunisti in fisiologico declino. E' presto per ridisegnare la geografia del potere locale francese (la partita decisiva si gioca al secondo turno, domenica prossima), ma il significato del voto di ieri, sul piano politico, suona come una pesante bocciatura per il centro destra e per il premier, Jean Pierre Raffarin, il quale rischia di veder passare a sinistra anche la sua regione, il Poitou-Charentes, dove il candidato socialista tocca il 47 per cento.

Su scala nazionale, le proiezioni vedono la sinistra al 40,5 per cento e il centro destra al 34. L'estrema sinistra conquista il 5 per cento.

Il buon risultato complessivo del Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen, ormai stabilizzato attorno al 17 per cento, conferma la malattia della società francese e la radicalizzazione dell'elettorato e complica ulteriormente le possibilità del centro destra per effetto del meccanismo di voto e di scontri triangolari. A differenza che alle presidenziali, quando i socialisti votarono per Chirac contro Le Pen, domenica prossima dovrebbe essere la sinistra a beneficiare della presenza del Fronte nella contesa. Oggi il centro destra governa in 14 regioni su 22, almeno sette regioni potrebbero passare a sinistra.

Si riprende un'opposizione data per divisa e in crisi, che trae profitto da almeno tre fattori: l'effetto emotivo del voto spagnolo, la crescente protesta sociale, il ricordo della cocente sconfitta alle presidenziali, con l'eliminazione al primo turno di Lionel Jospin, determinato dalla scarsa partecipazione al voto.

Ieri, il partito degli astensionisti è calato (circa il 39 per cento), sia per effetto della forte mobilitazione del popolo della sinistra sia per lo spauracchio agitato da stampa e televisione che prevedevano un ulteriore disinteresse dei francesi per la politica.

L'inversione di tendenza, oltre a smentire come sempre i sondaggi, nasce probabilmente dal trauma del 21 aprile 2002, quando l'onda nera di Le Pen alle presidenziali denunciò la profonda crisi di fiducia dei francesi nel loro modello politico.

Il centro destra, nonostante il trionfo di Chirac e l'iniziale spinta riformista del governo Raffarin, non ha tratto tutte le conseguenze del trauma. Il partito della maggioranza si è presentato diviso, segnato dallo scandalo giudiziario che ha travolto il suo presidente, Alain Juppé e da forti rivalità personali. Il governo paga la conflittualità sociale degli ultimi mesi, il disagio di larghi strati popolari colpiti da crisi economica e tagli alle spesa pubblica e in fondo il prezzo della tradizione: a metà legislatura, in genere, i francesi bocciano il governo in carica.

La politica sulla sicurezza, condotta dal ministro degli interni Nicolas Sarkozy, non è bastata a disinnescare il Fronte Nazionale né a guadagnare voti. Sull'altro fronte, la sinistra è riuscita a serrare le fila, su una linea di forte opposizione sociale al governo. Il che ha permesso di recuperare in parte la fuga verso le frazioni estreme. François Hollande, il segretario socialista, ieri sera appariva raggiante, anche se invitava alla prudenza: «I conti si fanno domenica prossima». Il primo ministro Raffarin ha ammesso: «Abbiamo lavorato con coraggio e determinazione per le riforme, per ristabilire l’autorità repubblicana e accelerare la crescita. Terrò conto delle voci dei francesi e delle francesi. Prenderemo le decisioni necessarie».

Le conseguenze del voto, sul piano nazionale, non si faranno attendere: se la tendenza verrà confermata, il destino di Jean Pierre Raffarin e di diversi ministri sembra segnato. Almeno per frenare l'onda rosa alle europee di giugno.

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