Da Corriere della Sera del 11/03/2004
Dietro le quinte
Lucia gioca d’anticipo, poi pranzo e brindisi anche con Forza Italia
La presidente rilancia il suo ruolo di garanzia guardando pure al centrodestra. E spuntano voci di un suo futuro da ministro nel 2006
di Paolo Conti
ROMA - «Povero Buttiglione, lì all’ultimo posto». Oppure: «Non c’è solo Berlusconi, esistono anche i segretari di partito, per esempio Marco Follini». Lucia Annunziata stavolta fa ostentatamente il presidente «di garanzia», sì, ma «della minoranza della maggioranza» di governo e strizza l’occhio soprattutto ai cattolici. Lo dichiara: «Io garantisco tutti, il rapporto maggioranza-opposizione alla fine in febbraio non è insoddisfacente». In fondo cavalca mille segnali: il consigliere Marcello Veneziani (area An) irritato per l’affollamento di esponenti di Forza Italia nel programma di Socci lunedì su Raidue , il noto scontento di molti cattolici che si sentono sottoesposti, i continui rimbrotti della Lega. Il materiale dell’Osservatorio di Pavia era in calendario venerdì per aprire il fronte Rai sulle elezioni europee, par condicio e dintorni in campagna elettorale. Ma ieri mattina, mercoledì, Annunziata capisce che il quadro politico-televisivo (il caso Porta a Porta -Berlusconi col rifiuto di Tullio de Mauro, l’attacco di Fassino al direttore generale Flavio Cattaneo) è troppo effervescente per non intervenire. Decide verso le 9 di convocare una conferenza stampa, caso raro più che unico, nel suo studio di presidente e non nel solito salone degli arazzi al pianterreno. Partono le telefonate ai giornali. Cattaneo lo saprà solo poco prima delle 11. Non dice nulla perché è impossibile impedire a un presidente di dire la sua ai giornali. Ma nessuno si aspettava che Annunziata, dopo il caso Renis, aprisse così rapidamente un altro fronte, stavolta diretto, su Berlusconi tirando in ballo addirittura Kronos che divora i propri figli.
Cattaneo non si infuria. Ma freddamente attiva la «sua» Rai e così si assiste al paradosso di un’altra anima dell’azienda che con una «nota ufficiale» (cosa diversa dalla conferenza informale di Annunziata) offre una lettura conciliante dei dati di Pavia: «Assoluto rispetto del pluralismo».
Dopo lo show mediatico di Annunziata, presidente e direttore generale si ritrovano (più che pacificamente) a tavola per festeggiare l’ingresso della Rai nell’associazione industriale Italia-Cina. Ospite d’onore l’ambasciatore cinese Cheng Wendong. Annunziata diventa vicepresidente al fianco, guarda un po’, del (presentissimo) sottosegretario di Forza Italia all’Ambiente Antonio Martusciello, che la presiede. Intorno al tavolo mezza Rai di area centrodestra: Cattaneo, Carlo Nardello, direttore del Marketing strategico, la sua vice Deborah Bergamini, ex assistente del Cavaliere, Carlo Sartori, presidente di Raisat . Brindisi, sorrisi. Sì, anche con Cattaneo.
Intanto arrivano le reazioni furiose anti-Annunziata dei consiglieri Francesco Alberoni e Angelo Maria Petroni. Marcello Veneziani la accusa di demagogia, ma ammette che c’è bisogno di riequilibrio (Socci e Ballarò ). Solo il cattolico Giorgio Rumi, e la cosa ha un suo senso politico, concorda con Annunziata magari non nella forma, ma nella sostanza ultima. Annunziata risponde con altrettanta furia: attenti, sto per perdere la pazienza, questa presidenza ha un suo ruolo, potrei anche non convocare il Consiglio per un po’ di tempo e poi vediamo che succede...
Nel frattempo mezza azienda ribolle. Ci sono anche episodi di cannibalizzazione interni alla maggioranza, accusa qualcuno. Per non oscurare il Tg2 delle 13 caro ad An, Antonella Clerici dal 12 febbraio chiude (assai controvoglia) la vincente La prova del cuoco sull’azzurra Raiuno prima delle 13. Morale: quel Tg2 non decolla e protesta, la Clerici pure perché il programma sacrificato perde pubblico, il Tg1 delle 13.30 ne soffre. Tutto in nome di una «tg- par condicio » interna al centrodestra.
Altra novità sono le voci interne alla Rai del centrosinistra. C’è chi comincia a fare due conti e chiacchiera a Saxa Rubra: Annunziata si è battuta sulle frequenze del digitale terrestre, poi su Renis e par condicio . Non sarebbe un eccellente ministro delle Comunicazioni in un ipoteticissimo governo dell’Ulivo nel 2006? Fantapolitica, anzi fanta-Rai? Chissà.
Cattaneo non si infuria. Ma freddamente attiva la «sua» Rai e così si assiste al paradosso di un’altra anima dell’azienda che con una «nota ufficiale» (cosa diversa dalla conferenza informale di Annunziata) offre una lettura conciliante dei dati di Pavia: «Assoluto rispetto del pluralismo».
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