Da Corriere della Sera del 05/03/2004

Retroscena

Il voto delle agenzie di rating e la coincidenza con l’Ecofin

di Mario Sensini

ROMA - Messo in cantiere lo sciopero dei sindacati ancor prima della sua proclamazione, arriva l’affondo del governo sulla riforma previdenziale. Il giorno prima dell’assemblea in cui i sindacati decideranno la mobilitazione sulla riforma, il disegno di legge del governo approderà direttamente nell’Aula del Senato, scavalcando la Commissione Lavoro. Un segnale forte rivolto all’esterno, e soprattutto alla comunità finanziaria internazionale che osserva con crescente attenzione l’andamento dei conti italiani, ma anche, si fa capire negli ambienti di governo, all’opinione pubblica nazionale. Perché oltre al problema del rating, cioè del voto delle agenzie internazionali sulla qualità del debito, che comunque esiste benché il ministro del Welfare Roberto Maroni sostenga che l’Italia «non teme un declassamento», dietro l’improvvisa accelerazione impressa alla riforma previdenziale c’è anche un obiettivo politico. Quello di non arrivare con il dibattito parlamentare sulle pensioni troppo a ridosso della scadenza elettorale e, soprattutto, quello di utilizzare la riforma delle pensioni, insieme a quella dei controlli sul risparmio, come le due pietre angolari sulle quali avviare la ricostruzione della fiducia e il rilancio dei consumi che il governo ha in mente.

Prima di tutto, per ben avviare l’«operazione fiducia», va convinta la comunità finanziaria internazionale sulla determinazione del governo nel portare a casa il progetto pensioni. La riforma, con i suoi risparmi stimati in 9 miliardi di euro l’anno, è la miglior garanzia per la sostenibilità del debito italiano nel medio e lungo periodo. E potrebbe consentire, in Europa, anche un maggior margine di manovra sul breve termine. Ma il progetto langue in Parlamento, pur essendo stato già "venduto" a Bruxelles quasi come cosa fatta, dal settembre scorso. Senza contare che la delega per la riforma, in Parlamento, c’è da due anni e mezzo. Guarda caso martedì prossimo, esattamente quando la riforma previdenziale sbarcherà nell’Aula del Senato, a Bruxelles il ministro dell’Economia Giulio Tremonti sarà impegnato in una riunione del Consiglio Ecofin con la Commissione, la Bce e gli altri ministri delle Finanze europei.

C’è poi il problema delle agenzie di rating, che hanno ridestato l’attenzione sui conti italiani, forse anche dopo la inattesa revisione al rialzo del debito (nel 2003 al 106,2% del prodotto interno lordo). Almeno una di queste agenzie, Standard and Poor’s ha un "outlook negativo", cioè la prospettiva di rivedere in peggio, entro quest’anno, il suo giudizio. Il debito pubblico italiano, sostengono i suoi analisti, scende troppo lentamente, le una tantum sono troppe e il governo non ha ancora una strategia chiara sulla riduzione del deficit. «Evidentemente - dice il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi - anche a loro un segnale va dato». Esattamente questo, per giunta, è il periodo in cui queste agenzie incontrano i governi per valutare e soppesarne i programmi. E forse si spiegano così le voci, che Standard and Poor’s liquida con un «no comment», su incontri imminenti, qualcuno azzarda proprio la prossima settimana, con i responsabili del ministero dell’Economia.

Sul fronte interno An e Udc premono da tempo, e sempre più insistentemente, perché si chiuda il capitolo della riforma. La reazione sindacale è scontata e non fa troppa paura: se qualche dubbio poteva esserci, è sparito con il «no» di Cgil, Cisl e Uil alla convocazione del vicepremier, Gianfranco Fini, per avviare il tavolo sullo sviluppo. In ogni caso le elezioni si avvicinano e tutti nella maggioranza vorrebbero sgombrare l’argomento pensioni dal tavolo della campagna elettorale. Se il progetto davvero accelera, e nel frattempo si chiude la partita del risparmio, sostengono i collaboratori di Gianfranco Fini, ci sarebbero davvero i presupposti per il rilancio della fiducia, dei consumi e della crescita. Sarebbe, quanto meno, una campagna elettorale diversa.

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