Da Corriere della Sera del 05/03/2004

Lo sfidante democratico esclude Hillary Clinton dalla rosa dei possibili vice

Fuoco sugli spot di Bush «Sfruttano l’11 settembre»

Proteste dei familiari delle vittime di Ground Zero

di Ennio Caretto

WASHINGTON - E' la guerra degli spot televisivi. La provoca George Bush con il suo primo spot, incentrato sulle stragi dell'11 settembre. Lo spot mostra le macerie di Ground Zero e la bara di un pompiere, mentre una voce elogia la leadership del presidente. Molte famiglie delle vittime protestano, e la Casa Bianca ne è sorpresa. «E' offensivo - dice Tom Roger, che perse il figlio nelle Torri Gemelle di Manhattan -. Bush strumentalizza la tragedia a fini elettorali mentre altri nostri figli muoiono in Iraq». Aggiunge Monica Gabriel, rimasta vedova del giovane marito: «E' uno schiaffo, anche perché il presidente non collabora all'inchiesta sui retroscena delle stragi». Protesta il segretario del sindacato dei pompieri Harold Schaitberger, che appoggia John Kerry: «E' il massimo dell'ipocrisia, Bush non ha dato a noi né alla polizia i mezzi promessi per combattere il terrorismo».

Le polemica esplode mentre il presidente è in California dove raccoglie 5 milioni di dollari di fondi elettorali e per la prima volta fa il nome di Kerry, «un uomo - afferma - che è stato abbastanza lungo al Senato da tenere il piede in due staffe». La polemica non è di buon auspicio per la convention repubblicana, che si svolgerà a Manhattan fra fine agosto e inizio settembre, a una sola settimana dallo anniversario delle stragi. Un altro parente delle vittime, Mindy Kleinberg, auspica che il presidente non parli a Ground Zero: «Susciterebbe del risentimento».

Ma uno dei consiglieri di Bush, Karen Hughes, ribatte che la tragedia «è stata un evento cruciale per il futuro del Paese, ci ha colpito tutti, e gli elettori devono sapere che chi sarà eletto presidente dovrà mostrarsi consapevole del profondo cambiamento che ha portato».

Nel suo blitz californiano, al termine del quale passerà il weekend nel suo ranch in Texas, il presidente ignora la guerra degli spot tv. Critica Kerry: «Approva le azioni coraggiose - sostiene riferendosi all'Iraq - soltanto se gli altri Paesi sono d'accordo». Rivendica il merito di avere rilanciato l'economia tramite la riduzione delle tasse: «Kerry è contro ogni misura che dia agli americani maggiori scelte e più controllo sul proprio destino». La Hughes lo spalleggia in una serie d'interviste alla tv: «Kerry manca di chiarezza». Il senatore reagisce: «Il messaggio di Bush è chiaro, è un messaggio di perdita dei posti di lavoro». Moveon.org , un sito democratico, diffonde a sua volta uno spot controverso: mostra bambini poveri che scavano nei rifiuti, ammonendo che il presidente conduce l'America in quella direzione.

Il contrattacco di Bush sottrae comunque la ribalta a Kerry, che è coinvolto in uno scontro a distanza con Bill e Hillary Clinton. L'entourage del senatore fa sapere che la ex first lady non figura nella rosa dei candidati alla vicepresidenza, che include una donna, ma sarebbe Janet Napolitano, una italo-americana, governatore dell'Arizona. Hillary dichiara di non credere che la candidatura le sarà offerta «e se anche lo fosse, la rifiuterei», una conferma indiretta che dubita dell’elezione di Kerry e che intende battersi per la Presidenza nel 2008. Secondo i media il senatore, che se fosse eletto chiederebbe all'ex presidente di fare il mediatore in Medio Oriente, non perdonerebbe ai Clinton di avere caldeggiato la candidatura del generale Wesley Clark e, dopo il suo ritiro, quella di John Edwards. Kerry smentisce, ma dietro le quinte cerca di sottrarre loro la guida del Partito.

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