Da La Stampa del 02/03/2004
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/news_high_tech/archivio/0403/tecnolog...

La sorveglianza elettronica produce affari miliardari (+25% all’anno)

Aiuto, la tecnologia ci spia ovunque

Dalle telecamere in wi-fi alle «smart tag», etichette intelligenti installabili addirittura sotto la nostra pelle

di Stefano Porro

Se vi sentite osservati, probabilmente avete ragione. Basta fare un giro per le vie di una grande città per accorgersi della notevole quantità di telecamere a circuito chiuso (Cctv) puntate su banche, uffici pubblici, negozi, monumenti e strade. Occhi elettronici che registrano senza sosta tutto quanto passa sotto il loro obiettivo indiscreto e che, se da un lato garantiscono una maggiore sicurezza, dall'altro rischiano di invadere sempre più la privacy dei passanti.

Ne sanno qualcosa gli abitanti del Regno Unito, dove sono in funzione oltre 4 milioni di telecamere che inquadrano ogni cittadino circa 300 volte al giorno. In Italia si calcola che nel nostro paese le Cctv siano quasi 2 milioni, per lo più concentrate tra Roma, Milano, Napoli e Torino. Ma non sempre la sorveglianza avviene in modo segreto e coatto.

Dopo l'esperienza di San Benedetto Belbo, il piccolo comune delle Langhe che la scorsa estate ha piazzato nei luoghi strategici della città un circuito di videocamere connesse tra loro in wi-fi, sono sempre più le persone che scelgono di rinunciare alla propria privacy in cambio di una maggiore sicurezza. E' il caso di una scuola materna privata di Lecce che, grazie a una serie di webcam collegate a Internet, permette ai genitori di osservare quello che combinano i loro figli tra i banchi di scuola.

Sono iniziative come questa che spesso e volentieri fanno balzare sulla sedia il Garante della Privacy Stefano Rodotà, che sta per varare un nuovo decalogo della videosorveglianza con l'intento di fissare un punto di equilibrio tra le esigenze di sicurezza di chi monitora e il riguardo della sfera personale di chi viene monitorato.

Per essere in regola, basta rispettare due principi fondamentali: avvisare sempre della presenza di impianti di videosorveglianza e non servirsi dei filmati raccolti per analizzare i comportamenti di consumo delle persone riprese. Regole che vengono talvolta eluse dalle grandi catene di supermercati dove, incrociando i comportamenti delle persone davanti ai prodotti con i dati di acquisto delle fidelity card (solo in Italia ne sono state distribuite 26 milioni), è possibile ricostruire gli esatti profili di ciascun cliente, dei suoi gusti e della sua tipologia di spesa. Dati preziosissimi per chi si occupa di marketing analitico.

Ma l'invenzione che più di ogni altra rivoluzionerà il concetto di sorveglianza sta iniziando solo oggi a diffondersi nel nostro paese e si chiama Rfid (Radio Frequency Identification). Destinata a sostituire gli ormai desueti codici a barre, questa nuova tecnologia è in grado di identificare e tracciare i movimenti di qualsiasi oggetto avvalendosi di speciale etichette intelligenti, dette «smart tag», capaci di emettere e ricevere segnali radio a corto raggio (ogni smart tag è grande circa 1/3 di millimetro e, non avendo bisogno di batterie, ha un funzionamento illimitato).

I vantaggi nella gestione delle merci e nell'organizzazione dei magazzini sono innumerevoli, tanto che alcune grandi società come Gillette, Wal-Mart e Metro stanno inserendo le microscopiche etichette all'interno di ogni loro prodotto. Anche Benetton sta accarezzando l'idea di introdurre nei suoi capi le smart tag, sposando così l'iniziativa di Merloni che ha intenzione di produrre lavatrici dotate di tecnologia Rfid che siano in grado di riconoscere la tipologia del carico e si programmino automaticamente. Un giro d'affari esorbitante, che cresce ogni anno del 25% e che sfornerà sul mercato 20 miliardi di etichette entro il 2006.

Peccato che, anche in questo caso, la privacy dei consumatori corra un grosso rischio. Le tecnologie Rfid permettono infatti di tracciare non solo i prodotti, ma anche le persone che li hanno con sé, consentendo di fatto di ricostruire le attività e gli spostamenti dei singoli individui. Un'ipotesi che diventa preoccupante se messa in relazione con un progetto attualmente in valutazione dalla Banca Centrale Europea, che sta pensando di inserire un microchip all'interno di ogni banconota o moneta di euro, per tenere traccia del denaro circolante e combattere più efficacemente le frodi.

Ecco perché alla Conferenza di Sidney di fine 2003 i Garanti della Privacy di tutto il mondo hanno stabilito che le smart tag devono essere impiegate solo se non esistono soluzioni alternative, informando il cliente della loro presenza nei prodotti e disattivandole il prima possibile.

Ma la tecnologia, si sa, corre più velocemente della legge. La società «Applied Digital Solutions» ha già prodotto un nuovo chip lungo solo 1,1 millimetri da installare sotto la pelle, che può risultare utlissimo per rintracciare bambini, malati di Alzheimer, e chiunque debba essere tenuto sotto costante controllo. Il Grande Fratello può entrare anche dentro il nostro corpo.

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