Da La Repubblica del 15/02/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2003/h/sezioni/economia/pil/bila/bila.html
Calcola il tuo paniere: 7000 adesioni all'iniziativa di Repubblica. it, pesano sulle uscite alimentari, mutui e affitti
Casa, auto e zero risparmi in rosso il bilancio degli italiani
La "vita difficile" di impiegati, ingegneri e insegnanti. I continui sacrifici di Co. co. co e pensionati al minimo
di Lucio Cillis
ROMA - C'è l'inflazione "percepita" e quella ufficiale. E c'è un paniere di prodotti dove convergono le uscite delle famiglie in modo molto più marcato rispetto a quello dell'Istat. L'iniziativa di Repubblica. it "Calcola il tuo paniere", che in soli tre giorni ha raccolto oltre 7 mila adesioni, mostra una realtà differente rispetto a quella calcolata scientificamente dall'istituto di statistica: gli alimentari, i trasporti, l'abitazione assorbono come spugne le risorse dei lettori, fino a due terzi delle uscite totali. A risentire di questa tendenza sono soprattutto i risparmi, termine quasi sconosciuto a moltissime famiglie colpite dall'aumento dei prezzi e dal minore potere di acquisto derivante dalla crescita al rallentatore delle retribuzioni.
L'iniziativa di Repubblica, pur non avendo fondamenti o intenti "statistici", riflette però tutte le contraddizioni e le difficoltà economiche che una fetta importante del paese sta attraversando e che spesso i numeri e le autorevoli analisi pubbliche sembrano non cogliere fino in fondo.
I dati inviati dai lettori sono separati in 12 capitoli di spesa mensile. Come in un grande "Supermercato Italia", i carrelli delle famiglie comprendono prodotti alimentari (esclusi i tabacchi e gli alcolici), l'abbigliamento, la telefonia, i farmaci e settori come i trasporti e la casa, da tempo criticati aspramente dai consumatori e da istituti economici privati per la mancata corrispondenza del peso sul totale delle spese.
La differenza con quello dell'Istat - che non è direttamente comparabile visto che i casi segnalati a Repubblica. it non sono un campione statistico e quindi non possono rappresentare una media nazionale - balza comunque agli occhi: i mutui, pur non essendo considerati all'interno del paniere Istat incidono per l'11,7%. La casa (affitto, bollette, rifiuti, riparazioni) per il 21%. Le spese per Rc auto, riparazioni dei veicoli, parcheggi, carburanti e trasporti urbani da soli formano il 17,6% del totale delle spese dei lettori a fronte di una incidenza di quello ufficiale vicina al 9%. E ancora, il tempo libero pesa per il 7,4% del totale, la telefonia per il 4,5%, i farmaci e servizi sanitari per il 2,7%. Per tutto il resto avanza un misero 5,3%.
Da questo monitoraggio on-line, emergono condizioni di vita molto diverse e spesso drammatiche: il risparmio medio, quando c'è, non supera mai la soglia del 14%. E sono molte le persone che oltre a intaccare tutto il reddito devono far fronte alle spese aggiuntive che le separano dalla fine del mese, indebitandosi e facendo ricorso ai parenti più stretti o ai risparmi accumulati in momenti migliori.
All'interno di queste realtà in difficoltà, ci sono anche casi di preoccupante impoverimento che toccano categorie fino a ieri a metà classifica, spesso invidiate. È il caso degli impiegati e degli insegnanti (con retribuzioni nette comprese tra i 1.000 e i 1.350 euro), tra i più colpiti dalla crisi. E se è duro tirare avanti con stipendi ben oltre i mille euro, ci sono lavoratori, come i Co. co. co, obbligati a vivere con la calcolatrice in tasca e a pesare al centesimo ogni spesa, viste le retribuzioni oscillanti tra i 360 e i 1.000 euro al mese.
In fatto di risparmi se la cavano bene soltanto poche categorie: dirigenti, agenti di commercio, bancari, avvocati, imprenditori. Pochissimi gli euro messi da parte a fine mese per quadri, commercianti, ingegneri e artigiani. Notevoli, infine, le difficoltà per i pensionati, costretti a far durare per 30 giorni assegni mensili tra 520 e 1.000 euro, per gli operai, tra 850 e 1.200 euro al mese, e commesse le cui retribuzioni superano di rado i mille euro.
L'iniziativa di Repubblica, pur non avendo fondamenti o intenti "statistici", riflette però tutte le contraddizioni e le difficoltà economiche che una fetta importante del paese sta attraversando e che spesso i numeri e le autorevoli analisi pubbliche sembrano non cogliere fino in fondo.
I dati inviati dai lettori sono separati in 12 capitoli di spesa mensile. Come in un grande "Supermercato Italia", i carrelli delle famiglie comprendono prodotti alimentari (esclusi i tabacchi e gli alcolici), l'abbigliamento, la telefonia, i farmaci e settori come i trasporti e la casa, da tempo criticati aspramente dai consumatori e da istituti economici privati per la mancata corrispondenza del peso sul totale delle spese.
La differenza con quello dell'Istat - che non è direttamente comparabile visto che i casi segnalati a Repubblica. it non sono un campione statistico e quindi non possono rappresentare una media nazionale - balza comunque agli occhi: i mutui, pur non essendo considerati all'interno del paniere Istat incidono per l'11,7%. La casa (affitto, bollette, rifiuti, riparazioni) per il 21%. Le spese per Rc auto, riparazioni dei veicoli, parcheggi, carburanti e trasporti urbani da soli formano il 17,6% del totale delle spese dei lettori a fronte di una incidenza di quello ufficiale vicina al 9%. E ancora, il tempo libero pesa per il 7,4% del totale, la telefonia per il 4,5%, i farmaci e servizi sanitari per il 2,7%. Per tutto il resto avanza un misero 5,3%.
Da questo monitoraggio on-line, emergono condizioni di vita molto diverse e spesso drammatiche: il risparmio medio, quando c'è, non supera mai la soglia del 14%. E sono molte le persone che oltre a intaccare tutto il reddito devono far fronte alle spese aggiuntive che le separano dalla fine del mese, indebitandosi e facendo ricorso ai parenti più stretti o ai risparmi accumulati in momenti migliori.
All'interno di queste realtà in difficoltà, ci sono anche casi di preoccupante impoverimento che toccano categorie fino a ieri a metà classifica, spesso invidiate. È il caso degli impiegati e degli insegnanti (con retribuzioni nette comprese tra i 1.000 e i 1.350 euro), tra i più colpiti dalla crisi. E se è duro tirare avanti con stipendi ben oltre i mille euro, ci sono lavoratori, come i Co. co. co, obbligati a vivere con la calcolatrice in tasca e a pesare al centesimo ogni spesa, viste le retribuzioni oscillanti tra i 360 e i 1.000 euro al mese.
In fatto di risparmi se la cavano bene soltanto poche categorie: dirigenti, agenti di commercio, bancari, avvocati, imprenditori. Pochissimi gli euro messi da parte a fine mese per quadri, commercianti, ingegneri e artigiani. Notevoli, infine, le difficoltà per i pensionati, costretti a far durare per 30 giorni assegni mensili tra 520 e 1.000 euro, per gli operai, tra 850 e 1.200 euro al mese, e commesse le cui retribuzioni superano di rado i mille euro.
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