Da Corriere della Sera del 12/02/2004

Immediate reazioni sui mercati: l’euro vola a 1,289, Wall Street sale dell’1,17%

«Ripresa Usa ancora più solida»

Greenspan dà il via libera al minidollaro: utile a ridurre il deficit «Adeguato l’attuale livello dei tassi, ma non lo sarà all’infinito»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Alan Greenspan imita il presidente George Bush e il ministro del Tesoro John Snow: è tutto ottimismo sull’economia Usa, ma insiste a mantenere i tassi all’1%, il minimo degli ultimi 45 anni, e non accenna a prendere misure per fare apprezzare il dollaro. Anzi, presentando alla commissione finanziaria della Camera il rapporto semestrale della Federal Reserve, rileva che il deprezzamento del biglietto verde «contribuirà a ridurre il deficit dei nostri conti correnti». Una frase che viene interpretata come una benedizione al declino del dollaro, e che lo spinge al ribasso sui mercati. Tanto che l’euro schizza subito del 2%, a quota 1,289. A pochi giorni dal vertice dei ministri finanziari del G7, a Boca Raton in Florida, quella di Greenspan è insomma una doccia fredda sull'Ue, che non può alleviare le pressioni sull'euro da sola.

Nonostante la sua mitica cautela, la testimonianza del capo della Fed, sulle scia del bilancio preventivo del 2004-2005 e del rapporto economico di Bush, sembra quasi un manifesto elettorale, tanto che Greenspan viene accusato di giocare per il presidente e i repubblicani.

Fin dalle prime battute del suo intervento, dice che il 2003 «è stato un anno di transizione da una economia sottotono a una in vigorosa espansione», e sottolinea che «le prospettive di una crescita robusta e sostenuta sono buone», valutandola fra il 4,5% e il 5% per il 2004. Aggiunge poi che «con ogni probabilità l'occupazione quest’anno comincerà a crescere molto più in fretta di quanto abbia fatto sinora», sebbene i consumi abbiano rallentato il ritmo e gli investimenti siano ancora prudenti. È una annotazione cruciale agli effetti delle elezioni, perché i democratici rimproverano a Bush di avere perso 2,5 milioni di posti di lavoro.

Greenspan passa quindi a ciò che più interessa Wall Street, dove fino a quell’istante gli indici sono in perdita: i tassi. Spiega che i rischi dell'inflazione e deflazione sono modesti, che i loro indicatori «sono in linea con la stabilità dei prezzi». Una cosa piuttosto sorprendente - ammette - in presenza del calo del dollaro. E conclude che la Fed «può essere paziente, anche se non all'infinito, perché i tassi molto bassi sono incompatibili con un'economia in rapida crescita».

È ciò che la Borsa voleva sentire: per ora i tassi non si toccano poi si vedrà. Così l’indice Dow Jones si riprende e va a chiudere a più 1,17%, mentre il Nasdaq guadagna lo 0,67%. Wall Street, insomma, decide di ignorare alcuni moniti del capo della Fed. Ma sono moniti significativi. Il più duro riguarda il deficit di bilancio: 521 miliardi di dollari il prossimo anno finanziario. «Può avere ripercussioni sia a breve sia a lungo termine - dice Greenspan -. Se molti investitori incominciassero a credere che il Congresso non lo taglierà, si tirerebbero indietro. Più tardi i tassi salirebbero. Ma nessuno avanza proposte concrete per portarlo in pareggio».

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