Da Corriere della Sera del 06/02/2004

NOI E L’EUROPA / La domanda interna ha compensato la frenata dell’export. «I consumi spingeranno la ripresa»

Il rapporto Isae: nel 2003 abbiamo speso più degli altri cittadini Ue

Quest’anno il prodotto interno lordo crescerà dell’1,7%, il deficit resterà intorno al 2,5%

di Mario Sensini

ROMA - Nonostante la fiducia sotto i tacchi gli italiani continuano a spendere e consumare. Molto più degli altri cittadini europei, che attraversano la stessa congiuntura economica, e quasi come gli americani. Tanto che nel 2003 è stata proprio la domanda interna a permettere di chiudere l’anno con una crescita positiva del prodotto interno lordo (»0,5%) compensando il calo delle esportazioni. La tendenza, secondo l’Isae, istituto governativo per lo studio della congiuntura, è destinata a continuare anche nel 2004 e nel 2005, trascinando la progressiva ripresa della crescita economica, stimata all’1,7% per il 2004 e al 2,3% nel 2005. Il contributo della domanda interna alla crescita del pil, pari a un punto nel 2003, è destinato a salire a 1,9 punti quest’anno e a 2,6 punti nel 2005.

Ancor più sensibile il contributo alla crescita prodotto dai soli consumi delle famiglie, che passa da 1,3 punti nel 2003 a 1,4 punti quest’anno, a un punto e mezzo nel 2005, un biennio in cui l’apporto della domanda estera netta risulterà ancora negativo.

«La ritrovata dinamicità dei consumi privati - sottolinea l’Isae - ha favorevolmente risentito di un miglioramento del monte salari in termini reali», ma anche «del ridimensionamento del divario tra inflazione percepita e inflazione effettiva». La sensazione dei prezzi in crescita indotta dall’avvento dell’euro, dunque, pare si stia lentamente esaurendo. Fenomeno che evidentemente si traduce sull’andamento dell’inflazione, prevista in calo, e stabile intorno al 2% sia quest’anno che il prossimo.

Nel 2003 i consumi sono stati influenzati positivamente dal miglioramento dei mercati finanziari, che ha causato «un’inversione di tendenza nell’andamento della ricchezza finanziaria delle famiglie». Il potere d’acquisto, secondo l’Istituto, ha beneficiato «del costante aumento dell’occupazione, della rivalutazione dell’euro, dai minori tassi di interesse e dagli interventi fiscali in favore delle famiglie meno abbienti». Condizioni che dovrebbero permanere, consentendo lo sviluppo ulteriore dei consumi, anche perché gli scandali finanziari, come Cirio e Parmalat, dovrebbero avere un impatto «limitato e temporalmente circoscritto ai primi mesi dell’anno».

Nel 2004 il deficit pubblico dovrebbe restare intorno al 2,5% con cui si è chiuso il 2003, per salire a politiche invariate oltre il 3% nel 2005. Con la manovra da 1,5 punti di pil messa in cantiere dal governo, tuttavia, il deficit 2005 dovrebbe scendere all’1,8%. In calo anche il debito, ma l’avanzo primario resta lontano dai livelli pretesi dalla Ue.

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