Da La Stampa del 19/01/2004
Perche’ ci sentiamo vessati dalla nostra banca
Patti chiari, amicizia lunga
di Anna Masera
Tasso di interesse attivo sulle giacenze del conto corrente che scende quasi a zero, finché magari non ci si indigna, e si va dal direttore di banca a protestare e allora viene rialzato di mezzo punto per calmare il cliente, per poi venire quasi subito riabbassato, con tanto di letterina a casa per dare la bella notizia: ovviamente con commissioni di comunicazione sul conto del cliente (tutte aumentate). Aumenti dei tassi passivi sugli scoperti. Idem per le spese fisse di compravendita sui depositi titoli. In crescita le spese di tenuta conto, e in arrivo voci nuove come la stampa dell’estratto (si paga a parte se si chiede allo sportello), mentre scende il numero di operazioni gratuite dei depositi convenzionati. Più cari i bollettini pagati per cassa allo sportello, in aumento i costi per sottoscrivere un mutuo. Aumenti per bonifici e per l’utilizzo del Bancomat presso sportelli terzi (ma la convenienza non era proprio quella di non doversi recare alla sede del proprio istituto? Con commissioni tra i due e tre euro, non più!), ma anche per le cassette di sicurezza, persino per l’uso della Viacard, mentre crescono i canoni di Bancomat e carte di credito.
Insomma: le banche hanno aderito al progetto «Patti chiari» lanciato con entusiasmo e determinazione dall’Abi, l’Associazione delle banche italiane presieduta da Maurizio Sella, con tanto di sito Internet (www.pattichiari.it) che dal 15 gennaio permette di confrontare in maniera trasparente e veloce le condizioni dei conti correnti, ma la sensazione non è cambiata. Eppure, ogni volta che si entra in banca, o che si riceve una comunicazione bancaria, il cliente ha l’impressione che ci sia una possibile fregatura dietro l’angolo. C’è qualcosa che non va nella comunicazione ai clienti, o sono le banche che sono poco chiare, a dispetto della loro Associazione?
Secondo Elio Lannutti, presidente Adusbef (l’Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), «le banche continuano ad addossare alla clientela la perdita degli assegni e di altri valori versati allo sportello», attuando «una raffica, mai vista in 12 anni, di aumenti di spese e condizioni per fare cassa rastrellando dalla generalità della clientela l'eventuale provvista in caso di risarcimenti sullo spinoso capitolo del risparmio tradito».
In effetti, verificando gli annunci commerciali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale da parte delle banche dal 1992, data di entrata in vigore della legge sulla trasparenza bancaria, si assiste a un numero mai visto di variazioni contrattuali unilaterali dei costi e delle condizioni degli istituti di credito. Tutti in peggio. Persino i conti online, quelli che fino a ieri erano gratis perché si saltava l’intermediazione della banca e il correntista faceva tutto da solo, non sono più convenienti: si comincia a pagare tutto, cominciando dai bonifici.
Schiacciati tra clausole contrattuali vessatorie e responsabilità sulle spalle della clientela in caso di perdita, smarrimento, sottrazione degli assegni o di altri valori versati allo sportello, è ormai chiaro che più che dei «Patti chiari», i risparmiatori preferirebbero «Fatti Chiari». Ma chiari davvero, a tutti gli spoetelli e non solo sul sito Internet dell’Abi.
Insomma: le banche hanno aderito al progetto «Patti chiari» lanciato con entusiasmo e determinazione dall’Abi, l’Associazione delle banche italiane presieduta da Maurizio Sella, con tanto di sito Internet (www.pattichiari.it) che dal 15 gennaio permette di confrontare in maniera trasparente e veloce le condizioni dei conti correnti, ma la sensazione non è cambiata. Eppure, ogni volta che si entra in banca, o che si riceve una comunicazione bancaria, il cliente ha l’impressione che ci sia una possibile fregatura dietro l’angolo. C’è qualcosa che non va nella comunicazione ai clienti, o sono le banche che sono poco chiare, a dispetto della loro Associazione?
Secondo Elio Lannutti, presidente Adusbef (l’Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), «le banche continuano ad addossare alla clientela la perdita degli assegni e di altri valori versati allo sportello», attuando «una raffica, mai vista in 12 anni, di aumenti di spese e condizioni per fare cassa rastrellando dalla generalità della clientela l'eventuale provvista in caso di risarcimenti sullo spinoso capitolo del risparmio tradito».
In effetti, verificando gli annunci commerciali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale da parte delle banche dal 1992, data di entrata in vigore della legge sulla trasparenza bancaria, si assiste a un numero mai visto di variazioni contrattuali unilaterali dei costi e delle condizioni degli istituti di credito. Tutti in peggio. Persino i conti online, quelli che fino a ieri erano gratis perché si saltava l’intermediazione della banca e il correntista faceva tutto da solo, non sono più convenienti: si comincia a pagare tutto, cominciando dai bonifici.
Schiacciati tra clausole contrattuali vessatorie e responsabilità sulle spalle della clientela in caso di perdita, smarrimento, sottrazione degli assegni o di altri valori versati allo sportello, è ormai chiaro che più che dei «Patti chiari», i risparmiatori preferirebbero «Fatti Chiari». Ma chiari davvero, a tutti gli spoetelli e non solo sul sito Internet dell’Abi.
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