Da Corriere della Sera del 19/01/2004

PROFONDO ITALIA / Il ceto medio arrotonda i bilanci aprendo le porte a studenti e turisti

Una camera in affitto. Per salvare i conti di casa

di Dario Di Vico, Paolo Foschi

Marco C., dirigente d’azienda in pensione, ha comprato la vecchia casa di famiglia di Roma rilevando le quote degli altri 4 fratelli. Oltre 130 metri quadrati in un quartiere a ridosso dell’Università La Sapienza. Ha provato a venderla, poi ha preferito ristrutturarla, frazionarla e affittarla a cinque studenti. Prevede di incassare almeno 1.500 euro al mese. Laura B., 32 anni, madre di due figli, ha dato in affitto l’abitazione in città, che il marito le aveva lasciato a disposizione dopo la separazione. CONTINUA A PAGINA 6

Se n’è andata a vivere a Ladispoli, in una «casa del mare» di proprietà dei genitori, con gli 850 euro della pigione vive meglio che con la paga da co.co.co. che le dava un call center e intanto cerca un lavoro stabile.

Sempre nella capitale i coniugi Silveri avevano bisogno, come quasi tutte le famiglie di ceto medio, della classica stanza in più. Hanno trovato un appartamento molto spazioso, l’hanno preso in affitto con un contratto lungo. Nella casa più piccola, di loro proprietà, hanno messo degli studenti e hanno anche subaffittato una camera del nuovo appartamento. Così l’operazione si chiude con un budget mensile in sostanziale pareggio e la famiglia comunque resta proprietaria del vecchio appartamento.

Qualcosa di simile accade anche a Milano. Secondo i primi dati di una ricerca dell’Università Bicocca c’è la tendenza da parte di figli che ereditano la casa dei genitori ad occuparne solo una parte e ad affittarne il resto. Succede anche che coppie di anziani, una volta uscita di casa la prole, cerchino inquilini per integrare le entrate. «Fino a qualche anno fa l’abitazione era percepita come un bene privato, da non condividere - spiega la ricercatrice Francesca Zajczyk -. Ora si fa strada un modo diverso di utilizzarla. La si mette a reddito, pur vivendoci dentro».



I NUOVI AFFITTACAMERE - Se ritorna, dunque, in voga una consuetudine dell’Italia degli anni del miracolo, quella dell’affittare camere, una versione più sofisticata è data dalle famiglie che sperimentano il bed & breakfast , anche solo due stanze ricavate nella propria abitazione. Secondo il Touring Club gli albergatori «fai-da-te» che arrotondano le entrate sono prevalentemente donne, insegnanti e impiegate con buona conoscenza dell’inglese. Il bed & breakfast nella penisola ancora non è decollato (20 milioni di euro nel 2002), ma durante le ultime vacanze di Natale, per la prima volta, si è registrato il tutto esaurito. I pensionati, invece, baby o no che siano, puntano sull’agriturismo. Secondo la Coldiretti, dirigenti e quadri lasciano la città dove hanno lavorato e con i soldi della buonuscita comprano e ristrutturano casali e rustici nella terra d’origine, in Campania, Puglia e Calabria.

Cosa sta succedendo, dunque, nel rapporto che lega gli italiani al mattone? L’hanno sempre amato e considerato la forma di investimento più sicura e più redditizia. L’hanno poi tradito per una breve stagione attratti dalla Borsa e ora, spaventati dai crac Cirio e Parmalat, sono tornati indietro, giurando eterna fedeltà. Ma, ed è questa la novità, stanno mettendo in atto la loro piccola finanza creativa: per integrare il reddito si rifugiano in attività che generano rendite. Sono così allo stesso tempo venditori e compratori, proprietari e inquilini. Anche per effetto di questo inedito bricolage il mercato sta vivendo una grande effervescenza, le agenzie di intermediazione lavorano con orari prolungati, i prezzi delle case restano su così come i canoni di locazione. Il tutto a dispetto di ogni previsione di sboom , formulata nel 2003 dopo qualche segnale di rallentamento.

Il volume delle compravendite delle sole residenze si è assestato nel 2002 attorno ai 160 miliardi di euro e nel 2003 è sceso leggermente, ma dal ’97 la crescita è stata del 67%. Conferma Michele Cibrario (Bnl fondi immobiliari): «E’ tutto mercato trainato dalle famiglie, senza fini speculativi ma per impiegare il risparmio e come ricerca di una qualità migliore della vita». E i prezzi delle abitazioni? Dal ’99 ad oggi hanno fatto registrare una continua salita, secondo Nomisma pari al 50%. Un fenomeno che ha spinto il Censis e i centri studi delle banche a indicare l’esistenza di una «bolla», il termine che in gergo identifica l’ipervalutazione di un bene o di un’impresa.



CACCIA ALL’ANNUNCIO - Le famiglie che cercano una casa sono tantissime. C’è chi lo fa perché non sa dove altro investire i risparmi e non si accontenta dei bassi rendimenti dei titoli di Stato, c’è chi cerca una seconda casa al mare o in montagna, c’è chi la vuole magari a causa di una separazione, chi perché semplicemente desidera «la stanza in più» o punta ad avvicinarsi al posto di lavoro. «Approfittando dei prezzi alti - racconta Lorenzo Bellicini, direttore generale del centro studi Cresme - vendono la casa di 100 metri quadrati per comprarne una di 130. E’ vero che i prezzi sono alti anche per acquistare, ma i tagli piccoli hanno in proporzione un valore di mercato più elevato. I mutui al tasso attuale sono considerati convenienti e permettono di coprire la differenza». Sovente però la ricerca di una nuova abitazione ha tempi lunghissimi (una vendita due anni fa si chiudeva in un mese, oggi la media è di almeno 3-4 mesi) che fanno la fortuna delle pubblicazioni di annunci. La causa prima è che dopo sei anni di mercato brioso le belle case sono merce rara. Poi i prezzi alti comunque sconsigliano scelte d’impulso, sbagliare costa. Per una casa di 90 metri quadrati in una grande città la famiglia di un insegnante nel 1990 doveva sborsare lo stipendio di 4,2 anni, nel 2003 la somma è salita a 5,2 (dati Cresme). Ma finora a prezzi d’acquisto elevati hanno fatto da contraltare guadagni superiori a qualsiasi altro investimento mobiliare. Nell’arco di soli dodici mesi il rendimento di un appartamento dato in affitto, tra canone effettivamente incassato e rivalutazione dell’immobile, è stato nel 2002 del 15,1% (Nomisma). E ciò giustifica anche il fiorire di comportamenti speculativi.

A Roma un gruppo di professionisti ha deciso di investire sui piccoli garage sperando di utilizzare la Tremonti-bis per scaricare metà del prezzo d’acquisto. In Abruzzo è scattata la caccia ai rustici nei paesi semi-diroccati del Gran Sasso contando sulla loro «toscanizzazione». A Torino si acquista nel comprensorio del Sestrière per affittare prima e durante i Giochi invernali del 2006. A Rimini si punta sui ricchi russi che non badano a spese e che noleggiano appartamenti in Riviera anche per una sola settimana, basta che siano super-accessoriati.



IL MUTUO DI PAPA’ - Ma la conferma che sono i ceti medi, e non i soli benestanti, i protagonisti dell’effervescenza immobiliare di questi anni viene dai dati sui mutui, segnalati in crescita. Prima degli anni 90 gli italiani amavano poco il mutuo, preferivano chiedere prestiti ai parenti o aspettare di avere i soldi in contanti. Nel 2003 le famiglie, invece, hanno chiesto alle banche soldi per il mattone in una misura del 20% superiore all’anno precedente. La stragrande maggioranza dei finanziamenti concessi oscilla tra i 50 e i 200 mila euro, a dimostrazione che le transazioni riguardano per lo più case di taglio anch’esso medio. La già citata indagine dell’Università Milano-Bicocca segnala anche la concentrazione di mutui accesi da giovani coppie con bambini per comprare abitazioni in città, segnatamente tra la prima e la seconda cerchia dei Navigli.

Secondo i ricercatori si tratta spesso di finanziamenti a carico degli anziani genitori, che aiutano così i figli che sono ancora in fase di costruzione del percorso lavorativo e non avrebbero le risorse necessarie per acquistar casa. Infine, a vivacizzare il mercato delle compravendite, concorrono anche gli immigrati extracomunitari che sono riusciti a conquistare un posto di lavoro stabile. Gli operatori immobiliari segnalano come nelle zone di periferia urbana la domanda sia tenuta alta proprio da loro perché, in virtù di un paradosso tutto italiano, un senegalese o un filippino trova più facile ottenere un mutuo bancario che convincere un padrone di casa a concedergli un contratto di affitto regolarmente registrato.

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