Da Corriere della Sera del 17/01/2004

Attese 10 mila persone. Ma Chirac insiste: no ai simboli religiosi in classe

In piazza l’«altra» Francia

I musulmani sfilano a Parigi contro la legge che lo vieta a scuola

di Massimo Nava

PARIGI - «Proibire è come incitare a fare il contrario», dice un commerciante della «Goutte d'or», il suk parigino delle stoffe e dei tappeti, il quartiere degli immigrati, dove pare che in questi giorni si vendano più veli islamici del solito. Fare il contrario di quanto predica l'establishment potrebbe essere una nuova moda giovanile delle magliette con simboli e slogan religiosi acquistabili via internet. Reazione, bisogno d'identità o di protesta, il vaso di Pandora della laicità si apre ufficialmente oggi per le vie di Parigi. Saranno almeno diecimila, e forse di più secondo la polizia, a manifestare contro la legge che proibisce i simboli religiosi nelle scuole pubbliche e che buona parte della comunità musulmana interpreta come il divieto del velo islamico.

L'appello per protestare in tutta la Francia è stato lanciato dal partito dei musulmani francesi (PMF), ma è stato raccolto da varie associazioni e intellettuali: un mosaico di sigle e tendenze che rappresenta solo in parte il sentimento della comunità musulmana, ma che avrà l'effetto d'ingigantire il disagio di altre comunità religiose, divisioni nell'opinione pubblica e il rischio d'incendiare gli animi, come ha denunciato l'arcivescovo di Parigi, Jean-Marie Lustiger, prima ancora che il divieto entri in vigore.

Non solo i musulmani si oppongono alla legge, ma anche cattolici ed ebrei. E forse qualcuno di loro sarà in piazza oggi. Il provvedimento, senza menzionarli, ha posto il problema dei sikh, i quali vorrebbero sapere se è in discussione anche il tradizionale turbante. Il mondo più a diretto contatto con gli effetti della legge - quello della scuola - è incerto e diviso. E la questione lacera anche movimenti civili, sinistra no global, l'universo femminile, associazioni antirazziste.

L'adesione piuttosto convinta ad un principio (la laicità dello Stato) si ritorce nella difesa di altri diritti che si ritengono minacciati.

Emblematiche le contro manifestazioni preannunciate da movimenti femministi e associazioni di ragazze musulmane che il velo lo osteggiano e lo subiscono, in famiglia e nel quartiere. Un sondaggio fra le ragazze musulmane dice che il 49 per cento è per la legge e il 43 contrario. Emblematiche le riserve della Lega dei diritti dell'uomo che teme derive islamofobiche e colonialiste. La Marsigliese - ironizza l'intellettuale laico Jean-François Revel - verrà cantata per difendere il velo contro le leggi della Repubblica.

Mohamed Latréche, presidente del partito musulmano, il promotore della manifestazione, confonde acque e osservatori dichiarandosi «laico» e smentendo quanti gli attribuiscono intenzioni fondamentaliste: «Questa laicità rischia di metterci gli uni contro gli altri. Noi chiediamo il rispetto di tutte le differenze: la legge provoca una frattura nella società francese, favorisce comunitarismo e derive confessionali, il contrario dell'integrazione che si vorrebbe riaffermare». «Il nostro - aggiunge - è un partito politico, non religioso. Questa non è una manifestazione islamica, ma una protesta contro l'islamofobia».

Il presidente Chirac e il governo non hanno però nessun ripensamento, anche se qualche voce dissonante (l'ex primo ministro Balladur) si fa sentire nella maggioranza di centro destra. L'improvvisa risalita nei sondaggi è attribuita ai risultati della lotta alla criminalità e proprio alla legge sui simboli religiosi. Il consenso alla legge è trasversale alla società francese, perché soddisfa nello stesso tempo la conservazione di valori e identità nazionale e una forte coscienza civile laica. E, in vista di appuntamenti elettorali, anche questo aiuta.

Preoccupa, più delle manifestazioni odierne, la ventata di proteste nei Paesi musulmani. I ministri degli Interni, Nicolas Sarkozy, e degli Esteri, Dominique de Villepin, hanno fatto nelle ultime settimane il giro delle capitali. Si vuole evitare che la Francia veda ridursi il grande consenso conquistato con l'opposizione alla guerra in Iraq. O peggio, che i virus fondamentalisti vengano importati nelle periferie più disagiate. Mai come in questi giorni si torna a parlare d'integrazione e «discriminazione positiva» a favore degli immigrati di seconda e terza generazione. Purtroppo per la Francia ne sentivano parlare anche i padri di quanti oggi scenderanno in piazza.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

La destra sconfitta nelle regionali si prepara alle Europee di giugno
Raffarin si gioca tutto Chirac guarda al dopo
E nella notte grandi manovre per il rimpasto di governo
di Massimo Nava su Corriere della Sera del 31/03/2004
Francia, ora è in bilico il governo di Raffarin
Dopo la disfatta elettorale l’Eliseo lavora a un largo rimpasto. Anche il premier potrebbe avere le settimane contate
di Massimo Nava su Corriere della Sera del 30/03/2004
In Francia la vittoria storica della sinistra alle amministrative
Chirac, la punizione delle urne
di Jean-Marie Colombani su Le Monde del 30/03/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0