Da Il Mattino del 28/11/2003

Sharon, ultimatum sulle trattative

di Aldo Baquis

Tel Aviv. In un incontro con la stampa locale, il premier Ariel Sharon ha idealmente posto davanti ai palestinesi una clessidra che si svuoterà entro dodici mesi. Se entro questo lasso di tempo il processo di pace non si sarà rimesso in moto, Israele, ha avvertito, adotterà una serie di passi unilaterali. Concessioni che oggi potrebbero essere fatte, diventerebbero allora impossibili.

Malgrado la severità delle misure di sicurezza, Sharon non ha voluto mancare all'incontro con la stampa in occasione del 29 novembre, anniversario della risoluzione dell'Onu sullo stato ebraico: una tradizione avviata da David Ben Gurion. «Ho detto ai palestinesi - ha precisato Sharon - che non dispongono di tempo illimitato. La nostra pazienza ha un limite. Può darsi che io mi convinca che non valga la pena di aspettare un altro governo palestinese, e poi un altro ancora, che occorra piuttosto prendere misure unilaterali».

«I palestinesi - ha proseguito - avrebbero dovuto capire che quello che oggi non hanno voluto, può darsi che domani non sia più possibile ottenerlo. Se non avessero lanciato una ondata di terrorismo, forse non ci sarebbe stato bisogno di erigere la barriera con la Cisgiordania. La via migliore sarebbe di far sì che i palestinesi procedano sulla base del Tracciato di pace. Ma se ciò non dovesse avvenire, non credo che aspetterò fino al prossimo 29 novembre...». Come in occasioni passate, Sharon è stato avaro di dettagli sui suoi progetti. Ha confermato che la barriera sarà eretta in tempi serrati, ma ha anche ribadito che in futuro «Israele non sarà più in tutti i punti che presidia oggi» nei Territori.

Polemizzando con i suoi ospiti «che descrivono la situazione di Israele con colori più neri del nero», Sharon ha rimarcato che gli ultimi dodici mesi non sono stati negativi. Ha convenuto che verso Israele l'Europa mantiene «un atteggiamento sbilanciato» con la eccezione, ha sottolineato, dell'Italia mentre con gli Stati Uniti «i rapporti strategici hanno raggiunto un livello senza precedenti». È vero, ogni tanto sono offuscati «da nuvole passeggere», a cui non occorre però annettere un significato esagerato.

Malgrado l'età, Sharon non ha rinunciato a sferrare vigorosi attacchi polemici nei confronti dei rivali politici. In primo luogo contro i promotori delle Intese di Ginevra. Il loro tentativo di elaborare un modello alternativo di pace fra israeliani e palestinesi «ha creato confusione, è stato solo uno spettacolo e ha minato l'unico progetto valido»: ossia il Tracciato di pace, nella versione da lui discussa mesi fa ad Aqaba con George Bush ed Abu Mazen.

Stuzzicato da una domanda, il premier ha poi elargito staffilate polemiche anche ai quattro successivi dirigenti dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) che hanno attaccato la sua politica in una intervista congiunta a Yediot Ahronot. «Con la loro manovra politica» anche loro hanno arrecato danno perchè nei paesi arabi le loro previsioni Israele va verso una catastrofe sono state lette come una conferma che lo stato ebraico non ha futuro».

Udite le critiche il direttore di Yediot Ahronot gli ha egualmente elargito sul campo l'invito a scrivere commenti sul suo giornale.

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