Da Corriere della Sera del 14/10/2003

Il dopo guerra. La sfida diplomatica

All'Onu un calendario per la rinascita dell'Iraq

La risoluzione proposta fissa una scadenza per Costituzione ed elezioni. Gli Usa: Saddam guida la guerriglia. Iniziativa presentata da Londra e Madrid, sponsor gli Stati Uniti. Possibiliste Francia e

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Tramite la Gran Bretagna e la Spagna, gli Stati Uniti presentano una nuova bozza di risoluzione sull'Iraq all'Onu, chiedendo al Consiglio governativo iracheno di fissare entro il 15 dicembre un calendario per una nuova costituzione e libere elezioni. Lo fanno mentre da Bagdad giunge «la credibile notizia» - così la definisce il maggiore Troy Smith della quarta divisione di fanteria - che Saddam Hussein è stato avvistato nella zona di Tikrit, la sua ex roccaforte. Ma l'iniziativa anglo-spagnola al Palazzo di Vetro di New York e l'avvistamento del raìs segnano solo un passo avanti, non una svolta, nella complessa partita politica e militare irachena.

Preannunciata dal segretario di Stato americano Colin Powell, la nuova bozza di risoluzione, la terza in sei settimane, riceve un'accoglienza migliore del previsto dalla Francia. Il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin vi riscontra «un progresso», pur chiedendosi se basti per risolvere la crisi: «Prima di pronunciarci definitivamente dovremo analizzare il testo e discuterne con gli alleati». Anche la Germania è possibilista: «Ci metteremo al lavoro con gli Stati Uniti», dichiara il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer. Ma la Russia continua a obiettare: «Finché non verrà ulteriormente corretta - dice il portavoce russo all'Onu Sergei Trepelkov - tenendo conto anche dei nostri suggerimenti, sarà difficile che questa risoluzione riscuota un vasto consenso». La disparità dei commenti è dovuta alla modestia delle concessioni americane. Oltre alla scadenza del 15 dicembre, esse includono il riesame della Forza multinazionale di pace da parte del Consiglio di Sicurezza entro un anno, se verrà costituita, e «il contributo dell'Onu al ripristino delle istituzioni governative». Tutto ciò è dipinto come un rafforzamento del «ruolo vitale» delle Nazioni Unite. Ma è lontano da quanto il segretario generale Kofi Annan aveva chiesto minacciando di abbandonare l'Iraq: il sollecito trasferimento dei poteri a una autorità irachena prima, poi le elezioni e la costituzione sotto l'egida dell'Onu. Una richiesta denunciata ieri dal Wall Street Journal come un ricatto elettorale a Bush in un articolo dal titolo «Powell in Kofiland» (nella terra di Kofi). L'ambasciatore Usa al Palazzo di vetro, John Negroponte, ha annunciato che solleciterà il voto in settimana, per avere un «sì» prima della Conferenza dei donatori del 23-24 prossimi a Madrid, cosa tutt'altro che certa.

Senza attenderlo, i ministri degli Esteri dei 25 dell'Ue, riuniti a Lussemburgo, hanno ieri stanziato 200 milioni di euro: la Gran Bretagna, che verserà altri 375 milioni per il 2004 e 2005, li ha esortati ad aggiungervi aiuti bilaterali. Il presidente di turno, il ministro italiano Franco Frattini, ha ricordato che l'Italia fornisce già all'Iraq soldati e fondi alla collaborazione, e ha precisato che fornirà il 14 per cento dei 200 milioni e, bilateralmente, ulteriore assistenza. A Washington, celebrando la festa di Cristoforo Colombo, il presidente Bush ha elogiato l'Italia per il suo contributo: «I miei migliori saluti al mio amico Silvio Berlusconi, gli sono vicino e ne apprezzo la leadership, è sempre un piacere incontrarlo».

La diplomazia internazionale ieri ha affrontato anche il capitolo Afghanistan: il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimità l'estensione della missione Isaf all'area intorno a Kabul. Sul fronte militare ieri si registrano altri tre caduti in campo americano. La notizia a cui, però, la Cnn dà ampio rilievo è l'avvistamento di Saddam. A Tikrit, città natale del raìs, il maggiore Smith ribadisce di avere ricevuto «chiare indicazioni che è stato qui di recente, e che potrebbe ancora esserci». È un caso di delazione, come quello dei figli Uday e Qusay uccisi in uno scontro a fuoco a luglio? Un altro militare, il maggiore Josslyn Aberle, risponde di sì: «Le informazioni vengono da gente di questa zona, dove Saddam ha ancora molta influenza». Né Smith né Aberle, tuttavia, dicono se il cerchio attorno a Saddam si stia stringendo: «È chiaro che prenderemo misure», ribattono laconici. Per Bush sarebbe scacco matto: la cattura o l'uccisione del raìs stroncherebbero tutte le critiche.

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