Da La Stampa del 10/11/2003

L'inflazione erode gli stipendi, calano i consumi

Poveri, ma affaticati

di Chiara Saraceno

Il livello dei consumi in Italia non è sufficiente a far decollare la nostra economia. Ma non è possibile che migliori sostanzialmente, dato che il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi negli ultimi tre anni ha subito una costante erosione (in alcuni casi del 21%, secondo una indagine del CorriereLavoro su 853 mila profili retributivi). Parliamo dei lavoratori a reddito fisso: i «garantiti» si sarebbe detto una volta. Mediamente a perdere di più - il 13% rispetto al 2000 - sono stati gli impiegati, seguiti dagli operai - 9%. Il settore auto è quello che mostra la maggiore sofferenza: non solo ha perso molti posti di lavoro, ma anche ha meno difeso il potere d'acquisto dei lavoratori, a tutti i livelli professionali.

Diverse sono le cause di questo fenomeno. C'è l'inflazione al 2,8% e il suo peso maggiore sui consumi quotidiani e in qualche misura immodificabili (alimentazione, utenze). C'è lo scostamento tra inflazione programmata (sulla cui base sono effettuati gli aumenti salariali) e inflazione reale. Ma c'è anche la progressiva erosione di molti servizi pubblici, o l'aumento del loro costo, a seguito delle ristrettezze in cui versano i bilanci degli enti locali. Mandare un figlio al nido, acquistare un abbonamento ferroviario o per i trasporti locali, utilizzare il servizio sanitario, costa di più. Contemporaneamente sezioni di scuola a tempo pieno chiudono, le lezioni di inglese o di informatica sono messe a carico delle famiglie, e così via.

Se questa diminuzione del potere d'acquisto dei salari non si è tradotta sempre in diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie, o comunque non nella stessa proporzione, è in larga misura dovuto all'aumento del numero di percettori di reddito in famiglia, in particolare all'aumento del numero delle mogli-madri che lavorano. In altri termini, oggi spesso occorre lavorare in due per poter mantenere il tenore di vita che prima era possibile con un solo stipendio. Ma lavorare in due costa di più, specie perché comporta una riduzione del tempo che le donne (sempre e solo loro) dedicano al lavoro familiare. Perciò richiederebbe livelli di consumo di beni e servizi più alti e più diversificati - se ce li si potesse permettere. Altrimenti si traduce in sovraccarico di lavoro per le donne e in abbassamento della qualità della vita.

Anche ritardare l'uscita di casa da parte dei giovani è un modo di contenere gli effetti negativi del potere d'acquisto: temporaneità dei contratti di lavoro e riduzione del potere d'acquisto dei salari non costituiscono un grande incoraggiamento alla autonomia.

Parte della spiegazione del crollo dell'Italia nella graduatoria dei paesi rispetto alla competività (dal 33° al 41° posto) si può trovare anche qui. Le risorse diminuiscono e con esse anche la fiducia e la voglia di rischiare.

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