Da Corriere della Sera del 17/10/2003
L’America ottiene l’unanimità dell’Onu
La risoluzione sull’Iraq passa con 15 voti su 15. Bush ringrazia, ma la Francia precisa: «Né truppe né soldi»
di Ennio Caretto
SAN BERNARDINO (California) - Un’ovazione accoglie Bush all’arrivo al Palazzo dei congressi. «Quindici a zero, quindici a zero», grida la folla di finanziatori elettorali, uomini d’affari e militari.
E’ l’esito del voto all’Onu sulla risoluzione sull’Iraq, l’unanimità, un trionfo per il presidente. «Gli alleati - dichiara Bush alzando le dita a V in segno di vittoria - incominciano a capire che ciò che abbiamo fatto e facciamo è solo nell’interesse del popolo iracheno». Bush ha «voluto ringraziare le Nazioni Unite» che «hanno contribuito alla costruzione di un Iraq libero, pacifico e democratico, che sarà un esempio per il Medio Oriente».
Il successo all’Onu è più simbolico che concreto. I Paesi critici dell’America, Francia, Germania, Russia e Cina, continuano a rifiutare di mandare truppe in Iraq: «Non ci sono le condizioni - precisa il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin - per un contributo militare».
Il punto fondamentale, tuttavia, è che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha ritrovato l’unità, anche se formale, come sottolinea il segretario Kofi Annan, promettendo di «fare di tutto per onorare il mio mandato». Il merito è più della troika franco-russo-tedesca che dell’amministrazione Bush. Nella notte di mercoledì i presidenti Jacques Chirac e Vladimir Putin (e il cancelliere Schröder) hanno di fatto apportato le modifiche decisive alla quinta e ultima bozza della risoluzione. E quando hanno indicato che non si sarebbero astenuti ma la avrebbero votata, hanno portato con loro anche la Siria, l’unico membro arabo del Consiglio di sicurezza. Il loro asso nella manica: per la prima volta, l’America mette per iscritto che lascerà l’Iraq «quando a Bagdad sarà insediato un governo internazionalmente riconosciuto e rappresentativo del popolo iracheno».
Ma l’America cede poco o nulla sui tempi e i modi della ricostruzione civile ed economica dell’Iraq. Non solo avrà il comando della forza multinazionale e conserverà il totale controllo politico a Bagdad, sebbene la risoluzione insista che «è temporaneo». La scadenza fissata per avviare il lungo e complesso trasferimento di poteri è la sua: entro il 15 dicembre, il Consiglio governativo a Bagdad dovrà indicare la data della convocazione dell’Assemblea costituzionale e le tappe delle elezioni, l’anno o gli anni successivi. E il «ruolo vitale» dell’Onu sarà sostanzialmente consultivo e, come dice due volte il testo della risoluzione, dipenderà dalle circostanze.
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