Da Corriere della Sera del 26/09/2003
«La maggioranza dei fedeli vuole integrarsi nella società»
di Magdi Allam
ROMA - Mario Scialoja, ex ambasciatore d’Italia a Riad, è il presidente della sezione italiana della Lega musulmana mondiale sponsorizzata dall’Arabia Saudita. Scialoja non ha dubbi. Sta dalla parte del ministro dell’Interno Pisanu: «Le moschee legate al terrorismo devono essere chiuse». E si augura che presto si arrivi alla stipula di un’intesa tra i musulmani e lo Stato.
Cosa pensa dell’annuncio di Pisanu che verranno chiuse le moschee che finanziano il terrorismo?
«Ho letto con molto interesse l’intervista di Pisanu. Se vi sono delle moschee in Italia che ospitano o finanziano attività illecite nel nostro Paese o all’estero, ritengo sia giusto che vengano chiuse come verrebbe chiusa qualsiasi altra associazione italiana che commettesse gli stessi atti illeciti. Tuttavia credo che eventuali irregolarità possano riguardare una frangia minima delle sale di preghiera e dei musulmani residenti in Italia».
Sulla base della sua esperienza e conoscenza della comunità musulmana, qual è l’atteggiamento prevalente nei confronti del terrorismo?
«La stragrande maggioranza degli immigrati musulmani viene nel nostro Paese per sfuggire alla povertà, alla disperazione e in qualche caso alla persecuzione politica. Essi non desiderano altro che integrarsi nella società italiana, vivere in pace e creare un futuro per i loro figli. Quindi sono contro il terrorismo e intendono rispettare pienamente le leggi e la società italiana. Il terrorismo non è altro che un modo criminale di fare politica ed è condannato dall’Islam».
Perché da parte di alcuni ambienti islamici si parla di una campagna ostile all’Islam e si rifiuta di valutare i fatti specifici concernenti i soldi sporchi di talune moschee italiane?
«Per me si tratta di un fenomeno di ipersensibilità ad alcuni arresti per sospetti legami con il terrorismo effettuati dalle nostre forze dell’ordine. Qualche volta con motivazioni che si sono rivelate infondate. E che possono essere state ispirate dalla massima cautela imposta dagli allarmi sorti dopo l’11 settembre e dai ripetuti avvertimenti lanciati dai servizi americani. Almeno spero che si tratti soltanto di questo».
Come valuta l’annuncio di Pisanu sulla costituzione della Consulta islamica italiana per l’inizio del 2004?
«L’ho accolto con molta soddisfazione perché avevo qualche timore che la stessa idea, già lanciata dal ministro Pisanu alcuni mesi fa, fosse stata per qualche motivo accantonata. Mi auguro che vengano chiamate a farvi parte tutte le componenti significative dell’associazionismo islamico italiano e della società civile. Una Consulta potrebbe risolvere molti dei problemi pratici incontrati dai musulmani nella loro vita quotidiana e potrebbe preparare il terreno per la stipula di un’intesa con lo Stato prevista dagli articoli 7 e 8 della Costituzione».
Cosa pensa dell’annuncio di Pisanu che verranno chiuse le moschee che finanziano il terrorismo?
«Ho letto con molto interesse l’intervista di Pisanu. Se vi sono delle moschee in Italia che ospitano o finanziano attività illecite nel nostro Paese o all’estero, ritengo sia giusto che vengano chiuse come verrebbe chiusa qualsiasi altra associazione italiana che commettesse gli stessi atti illeciti. Tuttavia credo che eventuali irregolarità possano riguardare una frangia minima delle sale di preghiera e dei musulmani residenti in Italia».
Sulla base della sua esperienza e conoscenza della comunità musulmana, qual è l’atteggiamento prevalente nei confronti del terrorismo?
«La stragrande maggioranza degli immigrati musulmani viene nel nostro Paese per sfuggire alla povertà, alla disperazione e in qualche caso alla persecuzione politica. Essi non desiderano altro che integrarsi nella società italiana, vivere in pace e creare un futuro per i loro figli. Quindi sono contro il terrorismo e intendono rispettare pienamente le leggi e la società italiana. Il terrorismo non è altro che un modo criminale di fare politica ed è condannato dall’Islam».
Perché da parte di alcuni ambienti islamici si parla di una campagna ostile all’Islam e si rifiuta di valutare i fatti specifici concernenti i soldi sporchi di talune moschee italiane?
«Per me si tratta di un fenomeno di ipersensibilità ad alcuni arresti per sospetti legami con il terrorismo effettuati dalle nostre forze dell’ordine. Qualche volta con motivazioni che si sono rivelate infondate. E che possono essere state ispirate dalla massima cautela imposta dagli allarmi sorti dopo l’11 settembre e dai ripetuti avvertimenti lanciati dai servizi americani. Almeno spero che si tratti soltanto di questo».
Come valuta l’annuncio di Pisanu sulla costituzione della Consulta islamica italiana per l’inizio del 2004?
«L’ho accolto con molta soddisfazione perché avevo qualche timore che la stessa idea, già lanciata dal ministro Pisanu alcuni mesi fa, fosse stata per qualche motivo accantonata. Mi auguro che vengano chiamate a farvi parte tutte le componenti significative dell’associazionismo islamico italiano e della società civile. Una Consulta potrebbe risolvere molti dei problemi pratici incontrati dai musulmani nella loro vita quotidiana e potrebbe preparare il terreno per la stipula di un’intesa con lo Stato prevista dagli articoli 7 e 8 della Costituzione».
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