Da Corriere della Sera del 27/08/2003

«I vulcani, l’acqua. Marte è un pianeta vivo»

L’astrofisica Margherita Hack osserva il suo passaggio vicino alla Terra. «E’ ancora più bello di quello che pensavo»

di Giovanni Caprara

BASOVIZZA (Trieste) - Margherita Hack appoggia l’occhio al grande telescopio bianco puntato su Marte. Lo guarda in silenzio e dice sorridendo: «Non ha perso il suo fascino. E’ così vicino che sembra anche più bello».

Dalla cupola aperta dell’osservatorio nascosto tra gli alberi del Carso entra solo la luce degli astri, il profumo dell’erba umida e il latrato di un cane. Ma su tutti vince il bagliore del pianeta rosso: buca il cielo buio ed è tanto più grande del solito che sembra pioverci addosso. Da 59 mila anni non sfiorava così da vicino la Terra. Quando lo vide l’uomo di Neanderthal forse si impaurì. Questa notte, invece, gli ospiti dell’osservatorio creato da Margherita Hack negli anni Sessanta, scalpitano impazienti per spingere lo sguardo sulle sabbie rosse marziane. «Vorrei prenotare per Marte» chiedeva al telefono una signora al tramonto: era una delle ultime, tante richieste che hanno riempito la giornata d’attesa. E il cielo non ha fatto scherzi. «Guardi, si intravede la calotta di ghiaccio del Polo Sud», dice Margherita arrampicata sulla scaletta del telescopio. «Sfido io - continua - che nel secolo scorso qualcuno vedesse anche i marziani. Dopo che Schiaparelli aveva raccontato di aver scoperto i canali, è stato un gioco per alcuni immaginare che attraverso di essi gli ingegneri extraterrestri nati lassù incanalassero l’acqua dei ghiacci quando si scioglievano a ogni stagione, irrigando l’intero pianeta. E così si giustificavano pure le macchie scure capaci di rinvigorirsi e spiegate con il crescere di una folta vegetazione».

Marte, però, faceva anche paura?
«Per forza, con quel suo colore rossastro si pensava subito al sangue e infatti i romani lo trasformarono nel dio della guerra. Ma impressionava altrettanto per i suoi strani movimenti avanti e indietro che nessuno spiegava nell’antichità. Quando Copernico ci fece capire dove sta il Sole, la Terra e gli altri pianeti tutto divenne chiaro».

Marte continua a salire nel cielo e la sua figura diventa più nitida.
«Nonostante il fastidio generato da un po’ di turbolenza nell’atmosfera terrestre - dice Margherita -. Ma quella marziana è tranquilla. Se ci fosse una tempesta di sabbia come talvolta accade, apparirebbe offuscato e non vedremmo nulla. Però non è ancora la stagione giusta. Adesso la calotta del polo sud si sta ritirando: l’estate è prossima».

Una volta si credeva ai marziani, ma l’idea della vita non è mai stata abbandonata, nonostante le prime sonde spaziali mostrassero un luogo vuoto e deserto.
«Così è in superficie. Ma Marte è un pianeta ancora vivo con vulcani rimasti in attività sino a venti milioni di anni fa: in termini astronomici è ieri e potrebbero anche risvegliarsi. Adesso siamo certi che nel sottosuolo dovrebbe esserci l’acqua e ciò fa pensare a qualcosa di vivo, ai batteri. Marte, insomma, è un prezioso laboratorio per studiare come la vita è apparsa nel sistema solare e capire se è arrivata dallo spazio o se invece si può sviluppare magari in forme diverse sui pianeti».

Gli ospiti si accalcano intorno al telescopio: è un gara alla conquista dell’oculare e ognuno cerca di tenerlo stretto il più possibile. L’occhio deve essere schiacciato sopra e allora la vista si adatta al buio e Marte prende forma e colore.
«Ecco - spiega Margherita - nella zona centrale si vede una grande V più scura creata dalle depressioni».

Mentre le sonde spaziali intensificano le loro esplorazioni si progetta un futuro sbarco dell’uomo.
«Certo sarà un’impresa molto costosa ma va affrontata. Se si pensasse sempre quanto ne vale la pena, non si sarebbe scoperto nemmeno il fuoco. E’ vero che ci sono problemi gravissimi da affrontare sulla Terra ma non credo che i soldi tolti allo spazio andrebbero in quella direzione. Più facile che siano impiegati per costruire armi e scatenare guerre. E poi, quello che la scienza può fare è bene che lo faccia».

Ma c’è chi pensa a Marte come a un pianeta da trasformare per renderlo abitabile all’uomo. Follia o interessante prospettiva?
«La trovo una bellissima avventura per l’uomo e la ricerca. Non credo che un’azione del genere sia da vedere come una violenza alla natura. Si è fatto e si sta facendo così tanto male alla Terra alterando il suo ambiente, aggredendo l’atmosfera con veleni capaci di distruggere persino l’ozono, che una trasformazione di Marte per renderlo vivibile all’umanità mi sembra un’idea meravigliosa. Una buona azione e non certo un atto di perversione».

Marte è alto nel cielo ed è come uno splendido diamante incastonato nel buio. «E’ davvero un pianeta che fa sognare» dice Margherita Hack.

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