Da La Repubblica del 14/07/2003
Si insedia il “Consiglio provvisorio” e cancella le festività del Baath, celebrando invece la caduta del raìs
A Bagdad un governo iracheno
Gruppo filo-Al Qaeda: “Presto un grande attacco agli Usa”
di Attilio Bolzoni
BAGDAD — Nella morsa del caldo di un mezzogiorno di luglio l’Iraq fa le prime prove di democrazia. Proprio a quell’ora, a meno di mezzo chilometro dal palazzo presidenziale dove per 35 anni ha dominato Saddam, si è insediato il Consiglio di governo provvisorio che porterà il popolo iracheno alle elezioni, non prima della metà del 2004.
Il primo atto formale del governo provvisorio di Bagdad è stato proclamare come festa nazionale il 9 aprile, giorno della caduta del raìs. Il secondo, cancellare dal calendario le festività del regime baathista. Una si sarebbe dovuta celebrare proprio oggi, 14 luglio: nello stesso giorno del 1958 un colpo di Stato cacciò il re. E un altro anniversario, ancora più simbolico, si sarebbe dovuto festeggiare il 17 luglio, quando il partito Baath – era il 1968 – prese il potere.
L’esecutivo provvisorio dell’Iraq è formato da 25 componenti che rappresentano le diverse comunità religiose ed etniche: 13 sono musulmani sciiti, cinque sunniti, cinque sono curdi, uno è cristiano e uno turkmeno. Quale sarà in realtà il ruolo e il “peso” di questo Consiglio? Avrà davvero voce in capitolo nella ricostruzione del nuovo Iraq o ogni decisione importante sarà presa sempre dal governatore civile Paul Bremer? «Il Consiglio ha una grande autorità, può nominare i ministri, definire il bilancio e occuparsi di economia», ha risposto ai giornalisti Jalal Talabani, capo dell’Unione patriottica del Kurdistan. E ha aggiunto Adnan Pachachi, l’anziano leader sunnita degli Iracheni indipendenti per la democrazia: «Non prevedo che Bremer metterà mai il veto contro una decisione del Consiglio».
I 25 subito dopo l’insediamento hanno incontrato Bremer, l’inviato britannico John Sawers e il rappresentante speciale delle Nazioni Unite Sergio Vieira de Melo. In un articolo pubblicato sul New York Times Paul Bremer ha scritto che questo governo provvisorio «è il primo passo ufficiale sulla strada dell’indipendenza economica e politica», verso «elezioni libere e democratiche». Nel suo intervento Bremer però ha precisato che i membri del Consiglio potranno «esercitare da subito un potere reale, nominare ministri e lavorare con la coalizione su politica e bilancio». Bremer ha anche parlato della possibilità che i sussidi sociali del paese vengano pagati con il ricavo della vendita del petrolio, oche da esso sia distribuito un dividendo annuale a ogni cittadino.
Il capo dell’amministrazione Usa poi ha avvertito che nei prossimi mesi potranno ancora avvenire scontri. L’ipotesi di attacchi è presa molto sul serio dagli americani, in queste ultime settimane ci sono stati da 10 a 25 attentati al giorno in l’Iraq, e così il Pentagono ha lanciato l’operazione Ivy Serpent, Serpente dell’edera, caccia ai fedelissimi del vecchio regime. Ieri un gruppo che si è definito”vicino” ad Al Qaeda e assolutamente slegato da Saddam Hussein ha rivendicato una serie di attacchi ai militari americani, con una registrazione audio diffusa dalla tv Al Arabiya. «Nei prossimi giorni porteremo a termine un attacco che spaccherà la schiena all’America», diceva la registrazione.
Il primo atto formale del governo provvisorio di Bagdad è stato proclamare come festa nazionale il 9 aprile, giorno della caduta del raìs. Il secondo, cancellare dal calendario le festività del regime baathista. Una si sarebbe dovuta celebrare proprio oggi, 14 luglio: nello stesso giorno del 1958 un colpo di Stato cacciò il re. E un altro anniversario, ancora più simbolico, si sarebbe dovuto festeggiare il 17 luglio, quando il partito Baath – era il 1968 – prese il potere.
L’esecutivo provvisorio dell’Iraq è formato da 25 componenti che rappresentano le diverse comunità religiose ed etniche: 13 sono musulmani sciiti, cinque sunniti, cinque sono curdi, uno è cristiano e uno turkmeno. Quale sarà in realtà il ruolo e il “peso” di questo Consiglio? Avrà davvero voce in capitolo nella ricostruzione del nuovo Iraq o ogni decisione importante sarà presa sempre dal governatore civile Paul Bremer? «Il Consiglio ha una grande autorità, può nominare i ministri, definire il bilancio e occuparsi di economia», ha risposto ai giornalisti Jalal Talabani, capo dell’Unione patriottica del Kurdistan. E ha aggiunto Adnan Pachachi, l’anziano leader sunnita degli Iracheni indipendenti per la democrazia: «Non prevedo che Bremer metterà mai il veto contro una decisione del Consiglio».
I 25 subito dopo l’insediamento hanno incontrato Bremer, l’inviato britannico John Sawers e il rappresentante speciale delle Nazioni Unite Sergio Vieira de Melo. In un articolo pubblicato sul New York Times Paul Bremer ha scritto che questo governo provvisorio «è il primo passo ufficiale sulla strada dell’indipendenza economica e politica», verso «elezioni libere e democratiche». Nel suo intervento Bremer però ha precisato che i membri del Consiglio potranno «esercitare da subito un potere reale, nominare ministri e lavorare con la coalizione su politica e bilancio». Bremer ha anche parlato della possibilità che i sussidi sociali del paese vengano pagati con il ricavo della vendita del petrolio, oche da esso sia distribuito un dividendo annuale a ogni cittadino.
Il capo dell’amministrazione Usa poi ha avvertito che nei prossimi mesi potranno ancora avvenire scontri. L’ipotesi di attacchi è presa molto sul serio dagli americani, in queste ultime settimane ci sono stati da 10 a 25 attentati al giorno in l’Iraq, e così il Pentagono ha lanciato l’operazione Ivy Serpent, Serpente dell’edera, caccia ai fedelissimi del vecchio regime. Ieri un gruppo che si è definito”vicino” ad Al Qaeda e assolutamente slegato da Saddam Hussein ha rivendicato una serie di attacchi ai militari americani, con una registrazione audio diffusa dalla tv Al Arabiya. «Nei prossimi giorni porteremo a termine un attacco che spaccherà la schiena all’America», diceva la registrazione.
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