Da Corriere della Sera del 17/07/2003

Senato, Gasparri la spunta sui nuovi tetti antitrust

Protestano Fieg e Fnsi: favorite le tv. Mediaset: mercato televisivo aperto ad altri operatori

di Dario Di Vico

ROMA - Il ministro Maurizio Gasparri ce l’ha fatta. E’ riuscito a convincere l’Udc a barattare gli emendamenti pro-editoria con la norma che riduce il mandato dell’attuale Cda della Rai. Lo scambio costruito dal ministro e dal relatore Luigi Grillo (Forza Italia) dunque c’è stato e la navigazione della legge di riforma dell’emittenza radiotv ha fatto ieri al Senato un grosso passo in avanti. E’ stato approvato, infatti, quell’articolo 15 che aveva rappresentato alla Camera per la maggioranza un clamoroso infortunio. E che successivamente era stato riformulato dall’ottava commissione del Senato. Solo due sono state le modifiche apportate dall’aula: la più importante sposta la norma «asimmetrica» che vieta ai gruppi televisivi di comprare o fondare quotidiani dal 2006 alla fine del 2008. E’ stato invece approvata la proposta di Grillo sul Sic, il perimetro del sistema integrato della comunicazione che serve a computare i tetti antitrust fissati al 20%. Resta in piedi per il gruppo Telecom un limite più severo (10%). Sono stati, invece ritirati gli emendamenti Udc che colpivano le telepromozioni e che impedivano alle tv di rastrellare budget pubblicitari inferiori a 260 mila euro.

LO SCOGLIO DEL 20 - Dopo l’articolo 15 il Senato ne ha approvati altri quattro fermandosi però davanti alla soglia del 20 (criteri di nomina dei vertici Rai). Che significa? Gasparri e Grillo si sono presi una pausa di riflessione prima di far passare in aula un testo che manda a casa l’attuale Cda Rai il 28 febbraio 2004, all’immediata vigilia della campagna per le Europee. La novità è stata voluta dall’Udc, e nonostante la precisazione del presidente della Camera Pier Ferdinando Casini («Ho stima nei confronti di Annunziata e degli altri consiglieri Rai»), è stata catalogata come un’iniziativa per liberarsi degli attuali vertici e avere più spazio negli organigrammi di Viale Mazzini. Ma per la maggioranza si tratta di una questione delicatissima perché significa in qualche misura silurare anche il direttore generale Flavio Cattaneo. Da qui la cautela di Gasparri e Grillo e le voci di un ulteriore ritocco della norma per confermare gli attuali consiglieri e aggiungerne caso mai degli altri (visto che con i nuovi criteri previsti dalla Gasparri il Cda passerebbe da cinque a nove membri). Il senatore Antonio Iervolino (Udc) però vigila ed è disponibile a un gentlemen aggreement ma non a codificare l’integrazione nel testo legislativo. Per sciogliere il nodo ed evitare equivoci in sede di votazione dell’articolo 20 si terrà questa mattina alle 8 una riunione della maggioranza.

TENSIONE IN RAI - Intanto però i vertici della Rai seguono con attenzione il dibattito parlamentare. Il presidente Lucia Annunziata ha fatto sapere di aver preso contatti con il ministero del Tesoro per confrontarsi sulla situazione della tv pubblica. A suo giudizio la Gasparri crea uno squilibrio dei rapporti di forza sul mercato tra Rai e Mediaset, a danno dell’azienda pubblica. Ieri ha parlato anche il consigliere Marcello Veneziani confermando che «aspettiamo la conclusione dell’iter della legge e poi decideremo il da farsi». Insomma appare chiaro che se dovesse venire accorciato il mandato del Cda gli attuali consiglieri non resterebbero a Viale Mazzini fino al 28 febbraio 2004. Anche perché nei corridoi già impazza il toto-nomine.

DISINFORMAZIONE - La giornata di ieri è stata caratterizzata anche da un secco comunicato di Mediaset, che si è sentita chiamata in causa dai giudizi negativi sulla legge di Fieg e Fnsi («è un pagina nera per l’informazione»). Definendo i presidenti Luca di Montezemolo (Fieg) e Paolo Serventi Longhi (Fnsi), «professionisti dell’informazione maestri della disinformazione», Mediaset sostiene che la legge non cambia di un euro i suoi conti. Gli affollamenti orari rimangono «esattamente quelli di prima», la riforma «consente l’ingresso nel mercato tv di nuovi operatori, editori compresi» e vieta invece «per cinque anni ai gruppi televisivi di comprare giornali». Di conseguenza «chi cerca di fare disinformazione basata sul nulla perlomeno non stravolga i fatti».

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