Da Corriere della Sera del 17/07/2003
«Un premio a chi fa più figli. Ottocento euro per neonato»
Il ministero del Welfare: stesso assegno per tutti, crescerà per le nascite successive
di Mario Sensini
ROMA - Un assegno da ottocento euro per ogni nuovo figlio a tutti, poveri e ricchi, dieci milioni di euro per costruire nuovi asili nido anche nei luoghi di lavoro, nuove regole per agevolare l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, misure che garantiscano l’assistenza, anche economica, ai figli disabili. E ancora: sgravi fiscali alle famiglie, revisione degli assegni di invalidità, nuovo fondo per gli anziani non autosufficienti da finanziare con una nuova tassa, introduzione del Reddito di ultima istanza per sostituire il reddito minimo di inserimento. Il nuovo piano del governo per il sostegno della famiglia è pronto. Arriverà a settembre - si legge nella seconda parte del Documento di Programmazione economica, quella probabilmente da sottoporre a verifica con i sindacati prima del varo - con un disegno di legge collegato alla Finanziaria del 2004, pronto a scattare all’inizio del prossimo anno. Le risorse per un rilancio classico dell’economia scarseggiano e il governo cerca nuove strade, per mettere in moto nuove leve per la ripresa del Paese.
Varando, innanzitutto, «una decisa politica di sostegno alla natalità». Non solo perché l’Italia «soffre di uno dei più bassi tassi di fecondità in Europa», ma anche perché questa, in fin dei conti, è l’arma migliore con cui combattere in futuro la battaglia previdenziale.
«Il governo intende intervenire prevedendo un assegno "una tantum" non differenziato per fasce di reddito e concesso a tutti per ogni nuovo nato» si legge nella seconda parte del Dpef. «Sarà una cifra di circa 800 euro che aumenterà per il secondo e il terzo figlio» spiega il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini. Che sarà associato, si legge nel testo, «a un intervento di accompagnamento per un periodo determinato, e differenziato per fasce di reddito, con l’obiettivo di rendere meno onerosa l’assunzione di responsabilità da parte delle famiglie di nuova formazione». Queste potranno contare anche sulla promessa di «nuovi alleggerimenti fiscali» con la Finanziaria del 2004.
Il piano del governo, che punta a fare della famiglia uno «strumento centrale per il rafforzamento della coesione sociale», non finisce qui. Per agevolare l’assistenza ai disabili è previsto il miglioramento dei meccanismi dei congedi parentali, ma anche la concessione di «contributi economici ai giovani disabili che vogliono iniziare un’attività imprenditoriale autonoma». Per i non autosufficienti è prevista la creazione di un nuovo Fondo da 4 miliardi di euro l’anno, che dovrà essere finanziato dai cittadini. Con una nuova tassa di scopo, con un contributo assicurativo obbligatorio, oppure con la concessione di una giornata lavorativa. Che servirà «per rendere tutti i cittadini partecipi dei problemi di inclusione sociale che questa categoria si trova ad affrontare e per alleviare le famiglie da un impegno particolarmente gravoso, anche in termini finanziari, che oggi ricade quasi esclusivamente su di loro». E ne guadagnerà anche il Sistema sanitario nazionale, che di fatto viene sgravato di un onere importante.
Il piano per la famiglia prevede poi un nuovo strumento per garantire un reddito minimo alle fasce sociali più deboli. Chiusa con il Patto per l’Italia del 2002 la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, dal 2004 arriverà il Rui, ovvero il Reddito di ultima istanza, destinato a «soggetti e categorie socialmente fragili, con scarse chance lavorative e reddituali». Nel progetto il governo vuol coinvolgere attivamente gli enti locali, che dovranno sobbarcarsi parte dei costi. «Il Rui - si legge nella parte due del Dpef - dovrà prevedere un sostegno al nucleo familiare al di sotto di una certa soglia di reddito e sarà erogato dalle amministrazioni locali, attraverso un cofinanziamento dello Stato, e con la possibilità di prevedere (ma senza il contributo statale) un eventuale innalzamento dell’assegno».
Parte della manovra inciderà anche sul welfare e, indirettamente, sul sistema previdenziale. Nel collegato «sociale» alla Finanziaria 2004 il governo vorrebbe infatti inserire una revisione profonda delle pensioni di invalidità, sulle quali si concentra l’attenzione della Lega Nord. «Occorre valutare - si legge sempre nel documento - la possibilità di un monitoraggio finalizzato alla revisione degli attuali emolumenti di invalidità, oggi estremamente disomogenei e differenziati in termini di indennità, benefici, sostegni finanziari. Tale azione di monitoraggio - sostiene l’esecutivo - è indispensabile per qualsiasi intervento in materia, che dovrà in ogni caso prevedere anche una fase di confronto e di dialogo con tutti i soggetti coinvolti».
Il perno finanziario del piano famiglia sarà il Fondo Nazionale delle politiche sociali, dove affluiranno, assicura il governo, «maggiori risorse» che tuttavia non vengono specificate. Non saranno le grandi opere, ma anche il piano famiglia costa.
Varando, innanzitutto, «una decisa politica di sostegno alla natalità». Non solo perché l’Italia «soffre di uno dei più bassi tassi di fecondità in Europa», ma anche perché questa, in fin dei conti, è l’arma migliore con cui combattere in futuro la battaglia previdenziale.
«Il governo intende intervenire prevedendo un assegno "una tantum" non differenziato per fasce di reddito e concesso a tutti per ogni nuovo nato» si legge nella seconda parte del Dpef. «Sarà una cifra di circa 800 euro che aumenterà per il secondo e il terzo figlio» spiega il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini. Che sarà associato, si legge nel testo, «a un intervento di accompagnamento per un periodo determinato, e differenziato per fasce di reddito, con l’obiettivo di rendere meno onerosa l’assunzione di responsabilità da parte delle famiglie di nuova formazione». Queste potranno contare anche sulla promessa di «nuovi alleggerimenti fiscali» con la Finanziaria del 2004.
Il piano del governo, che punta a fare della famiglia uno «strumento centrale per il rafforzamento della coesione sociale», non finisce qui. Per agevolare l’assistenza ai disabili è previsto il miglioramento dei meccanismi dei congedi parentali, ma anche la concessione di «contributi economici ai giovani disabili che vogliono iniziare un’attività imprenditoriale autonoma». Per i non autosufficienti è prevista la creazione di un nuovo Fondo da 4 miliardi di euro l’anno, che dovrà essere finanziato dai cittadini. Con una nuova tassa di scopo, con un contributo assicurativo obbligatorio, oppure con la concessione di una giornata lavorativa. Che servirà «per rendere tutti i cittadini partecipi dei problemi di inclusione sociale che questa categoria si trova ad affrontare e per alleviare le famiglie da un impegno particolarmente gravoso, anche in termini finanziari, che oggi ricade quasi esclusivamente su di loro». E ne guadagnerà anche il Sistema sanitario nazionale, che di fatto viene sgravato di un onere importante.
Il piano per la famiglia prevede poi un nuovo strumento per garantire un reddito minimo alle fasce sociali più deboli. Chiusa con il Patto per l’Italia del 2002 la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, dal 2004 arriverà il Rui, ovvero il Reddito di ultima istanza, destinato a «soggetti e categorie socialmente fragili, con scarse chance lavorative e reddituali». Nel progetto il governo vuol coinvolgere attivamente gli enti locali, che dovranno sobbarcarsi parte dei costi. «Il Rui - si legge nella parte due del Dpef - dovrà prevedere un sostegno al nucleo familiare al di sotto di una certa soglia di reddito e sarà erogato dalle amministrazioni locali, attraverso un cofinanziamento dello Stato, e con la possibilità di prevedere (ma senza il contributo statale) un eventuale innalzamento dell’assegno».
Parte della manovra inciderà anche sul welfare e, indirettamente, sul sistema previdenziale. Nel collegato «sociale» alla Finanziaria 2004 il governo vorrebbe infatti inserire una revisione profonda delle pensioni di invalidità, sulle quali si concentra l’attenzione della Lega Nord. «Occorre valutare - si legge sempre nel documento - la possibilità di un monitoraggio finalizzato alla revisione degli attuali emolumenti di invalidità, oggi estremamente disomogenei e differenziati in termini di indennità, benefici, sostegni finanziari. Tale azione di monitoraggio - sostiene l’esecutivo - è indispensabile per qualsiasi intervento in materia, che dovrà in ogni caso prevedere anche una fase di confronto e di dialogo con tutti i soggetti coinvolti».
Il perno finanziario del piano famiglia sarà il Fondo Nazionale delle politiche sociali, dove affluiranno, assicura il governo, «maggiori risorse» che tuttavia non vengono specificate. Non saranno le grandi opere, ma anche il piano famiglia costa.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Tony Barber su Financial Times del 12/04/2005
di Mario Sensini su Corriere della Sera del 05/04/2005
su Financial Times del 31/03/2005