Da Corriere della Sera del 28/05/2003
Intesa sull’Airbus militare europeo
Al via maxicommessa da 20 miliardi di euro per l’A400M. Rilancio anche per Ariane-5 Stop all’espansione dell’industria Usa. Rodotà (Esa): un’occasione per le aziende dell’Ue
di Giovanni Caprara
PARIGI - Tra la capitale francese e l’ex capitale tedesca si è giocato ieri il rilancio dell’industria aerospaziale europea, italiana compresa. Dopo il via ai satelliti Galileo per la navigazione, i ministri della ricerca che sovrintendono le attività dell’agenzia spaziale europea Esa (per l’Italia, Letizia Moratti) hanno approvato la spesa di 2.110 milioni di euro per il rilancio delle attività con il nuovo razzo vettore Ariane-5, con la stazione spaziale internazionale, per il lancio di razzi russi dal poligono europeo in Guyana Francese oltre a studi sui futuri lanciatori riutilizzabili.
A Bonn, invece, si è dato finalmente il via al discusso programma dell’aereo da trasporto militare "A400M" da 20 miliardi al quale Italia e Portogallo hanno deciso di non partecipare.
«Le decisioni prese sono determinanti per le aziende dell’Unione in un fase di grande crisi - precisa Antonio Rodotà, direttore generale dell’Esa -. Ora si è rimessa in moto una macchina produttiva ricreando una prospettiva che sembrava quasi impossibile solo pochi mesi fa. Tutti i Paesi devono ora reagire per cogliere una preziosa opportunità».
Con il lancio fallito, nel gennaio scorso, il nuovo razzo Ariane-5 aveva appesantito una situazione già difficile per gli europei nel mercato del trasporto spaziale. A causa dei pochi satelliti per telecomunicazioni da lanciare la società Arianespace, che commercializza i voli, era arrivata sulla soglia del fallimento. Ora si è deciso un riassetto sia della produzione di Ariane sia della gestione. Al programma sono stati destinati 1478 milioni. Per migliorare l’offerta l’Esa ha scelto inoltre di stringere un accordo con la Russia costruendo in Guyana una rampa di lancio del razzo russo Soyuz che potrà portare in orbita, oltre a satelliti di peso medio, anche gli astronauti. L’operazione costerà 314 milioni finora sostenuti da Francia, Germania, Svizzera e Belgio. L’Italia si è riservata di decidere. L’altra voce dolorante delle attività spaziali riguardava il completamento e l’utilizzo della stazione spaziale in orbita attorno alla Terra. Dopo il disastro dello shuttle Columbia per la stazione è subentrata la paralisi ma, in previsione del ritorno alla normalità per i primi mesi dell’anno prossimo, sono stati destinati 294 milioni rivolti soprattutto alla costruzione dei veicoli di rifornimento automatici Verne.
A garantire un futuro più roseo sul fronte aeronautico è invece arrivata la firma al programma dell’aeroplano da trasporto militare "A400M" che sarà costruito da Airbus Military, braccio «grigioverde» della società degli omonimi aeroplani civili. Qui era la Germania che doveva accettare l’acquisizione della sua quota di 60 velivoli (già ridotta) per garantire la fattibilità dell’impresa dal punto di vista economico. Complessivamente, ne saranno prodotti 180, con Francia, Spagna e Gran Bretagna che ne impiegheranno rispettivamente 50, 27 e 25 ai quali si aggiungeranno altri 18 aerei distribuiti fra Turchia, Belgio e Lussemburgo. Italia e Portogallo si sono invece ritirati dal progetto. Il nuovo velivolo è ritenuto uno strumento fondamentale per gli interventi della nascente forza di intervento rapido europea formata da 60 mila uomini, ma anche il modo più adeguato per bloccare l’ingresso delle industrie americane Boeing e Lockheed Martin impegnate nella vendita dei loro C-17 e C-130. I primi aerei, che avranno la linea si assemblaggio in Spagna, saranno consegnati a partire dal 2009. Poi c’è l’ambizione di poterne vendere almeno 200 sul mercato internazionale.
A Bonn, invece, si è dato finalmente il via al discusso programma dell’aereo da trasporto militare "A400M" da 20 miliardi al quale Italia e Portogallo hanno deciso di non partecipare.
«Le decisioni prese sono determinanti per le aziende dell’Unione in un fase di grande crisi - precisa Antonio Rodotà, direttore generale dell’Esa -. Ora si è rimessa in moto una macchina produttiva ricreando una prospettiva che sembrava quasi impossibile solo pochi mesi fa. Tutti i Paesi devono ora reagire per cogliere una preziosa opportunità».
Con il lancio fallito, nel gennaio scorso, il nuovo razzo Ariane-5 aveva appesantito una situazione già difficile per gli europei nel mercato del trasporto spaziale. A causa dei pochi satelliti per telecomunicazioni da lanciare la società Arianespace, che commercializza i voli, era arrivata sulla soglia del fallimento. Ora si è deciso un riassetto sia della produzione di Ariane sia della gestione. Al programma sono stati destinati 1478 milioni. Per migliorare l’offerta l’Esa ha scelto inoltre di stringere un accordo con la Russia costruendo in Guyana una rampa di lancio del razzo russo Soyuz che potrà portare in orbita, oltre a satelliti di peso medio, anche gli astronauti. L’operazione costerà 314 milioni finora sostenuti da Francia, Germania, Svizzera e Belgio. L’Italia si è riservata di decidere. L’altra voce dolorante delle attività spaziali riguardava il completamento e l’utilizzo della stazione spaziale in orbita attorno alla Terra. Dopo il disastro dello shuttle Columbia per la stazione è subentrata la paralisi ma, in previsione del ritorno alla normalità per i primi mesi dell’anno prossimo, sono stati destinati 294 milioni rivolti soprattutto alla costruzione dei veicoli di rifornimento automatici Verne.
A garantire un futuro più roseo sul fronte aeronautico è invece arrivata la firma al programma dell’aeroplano da trasporto militare "A400M" che sarà costruito da Airbus Military, braccio «grigioverde» della società degli omonimi aeroplani civili. Qui era la Germania che doveva accettare l’acquisizione della sua quota di 60 velivoli (già ridotta) per garantire la fattibilità dell’impresa dal punto di vista economico. Complessivamente, ne saranno prodotti 180, con Francia, Spagna e Gran Bretagna che ne impiegheranno rispettivamente 50, 27 e 25 ai quali si aggiungeranno altri 18 aerei distribuiti fra Turchia, Belgio e Lussemburgo. Italia e Portogallo si sono invece ritirati dal progetto. Il nuovo velivolo è ritenuto uno strumento fondamentale per gli interventi della nascente forza di intervento rapido europea formata da 60 mila uomini, ma anche il modo più adeguato per bloccare l’ingresso delle industrie americane Boeing e Lockheed Martin impegnate nella vendita dei loro C-17 e C-130. I primi aerei, che avranno la linea si assemblaggio in Spagna, saranno consegnati a partire dal 2009. Poi c’è l’ambizione di poterne vendere almeno 200 sul mercato internazionale.
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