Da Il Sole 24 Ore del 20/05/2003

Patto Ue, avanza il piano Martino

di Adriana Cerretelli

BRUXELLES - L'aveva lanciata più o meno un anno fa a Saragozza l'idea di una Maastricht per l'euro-difesa. In concreto una proposta molto semplice: sottrarre dal calcolo del deficit pubblico investimenti e spese per la ricerca nel settore militare per facilitare il successo della nuova politica comune proiettata sul recupero degli enormi ritardi accumulati. Allora quella di Antonio Martino era una voce solitaria. Nel giro di pochi mesi, complici l'accordo Ue-Nato finalmente arrivato in marzo al capolinea, ma soprattutto la nuova consapevolezza indotta dalla crisi irachena circa l'urgenza della sfida, l'atmosfera sembra cambiata tra i ministri della Difesa dei Quindici. Non a caso nella riunione di ieri a Bruxelles il Martino-pensiero è uscito dall'isolamento per cominciare a fare proseliti. Al punto da indurre il ministro a frenare, a invocare una certa cautela. «Non vorrei che il successo della proposta, accolta con favore da Francia, Germania e Belgio, possa diventare un precedente per indebolire il Patto di stabilità e aprire il vaso di Pandora delle deroghe. Non lo vorrei perchè questo sarebbe un disastro» ha subito precisato Martino nel corso della conferenza stampa tenuta al termine dell'incontro. Il ragionamento del ministro è il seguente: visto che oggi l'Europa chiede ai Governi maggiori capitali finanziari e umani da destinare alla difesa, perché non prevedere «una piccola e modesta eccezione al Patto»? L'eccezione dovrebbe riguardare soltanto gli investimenti militari a lungo termine e potrebbe essere modulata in funzione della posizione dei singoli: tanto più pesanti i ritardi accumulati, tanto più il Paese dovrebbe poter beneficiare di un occhio di riguardo, di un trattamento meno rigoroso di chi invece sul fronte militare è decisamente più avanti. Martino per esempio ricorda, a conforto della sua tesi, che in Italia (il Paese dell'Unione che ha la spesa militare più bassa dell'Unione in percentuale del Pil) il numero di ore di voli per addestramento oggi sono la metà di dieci anni fa sia perchè ci sono meno piloti, ma soprattutto perché il carburante costa. Ciò nonostante il ministro insiste: «Ho sempre creduto nei vincoli costituzionali. La deroga al Patto deve quindi essere davvero limitata e in nessun modo diventare una scusa per porre fine al Patto stesso». Per quanto riguarda lo sviluppo del capitale umano, che al sodo significa formazione e addestramento militari, Martino ritiene che un contributo dovrebbe arrivare dall'Europa in termini di co-finanziamento. «La missione primaria di un Stato è quella di proteggere la vita dei suoi cittadini. Un certo numero di ministri ha sostenuto che oggi c'è un blocco, un freno che deriva dal Patto di stabilità che auspicano venga tolto» ha chiosato la francese Michèle Aillot-Marie auspicando l'adozione della "golden rule" per le spese militari. Sulla stessa linea il tedesco Peter Struck. Assolutamente contraria invece la Spagna, per la quale prioritario resta l'obiettivo dell'azzeramento dei deficit ed è quindi contraria a qualsiasi tipo di allentamento delle regole. Anche il commissario Ue competente, Pedro Solbes, finora ha respinto con decisione ogni ricorso alla "golden rule", che si tratti di investimenti militari, infrastrutturali o altro, perché si tratterebbe comunque di spese da finanziare a livello nazionale, trovando le opportune risorse. Non indebitandosi, come qualcuno potrebbe essere tentato di fare, perché altrimenti si manterrebbe sì il tetto del 3% per il deficit, ma soltanto con il "trucco". Il che sarebbe un non senso.

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