WASHINGTON - L'anno scorso, le manette. Quest'anno, il maiale. Le copertine della rivista Fortune minacciano di diventare dei manifesti contro il capitalismo selvaggio americano. O meglio, contro i presidenti e amministratori delegati delle grandi società protagonisti degli scandali di Wall Street («Ammanettateli» tuonò Fortune nel 2002) e contro quelli premiati con aumenti vertiginosi di stipendi mentre le quotazioni crollano. («Ingordigia suina», protesta adesso).
Ciò che ha fatto scattare di nuovo la rivista è la folle vicenda della compagnia aerea American: il giorno dopo aver concordato coi sindacati riduzioni dei salari di 1,8 miliardi di dollari annui, l'American annunciò premi e pensioni di 50 milioni per i dirigenti (la mossa costerà probabilmente il posto al presidente Donald Carty). Fortune si è scatenata. «Nel 2002 - ha scritto - i titoli di società come l'American si deprezzarono in media del 22%, ma i loro "big" guadagnarono il 14 per cento in più, 14 milioni di dollari a testa».
Non solo. Fortune ha compilato l'elenco dei 12 maggiori «piggies» o maialini, l'equivalente della «sporca dozzina», i presidenti e gli amministratori delegati che nel 2002 intascarono più di 22 milioni di dollari l'uno nonostante la pessima performance della compagnia. Al primo posto c'è Steve Jobs, fondatore e manager della Apple computer (che perdette il 34,6%) con 78 milioni di dollari; al secondo David Cote della Honeywell (che perse il 27,3%) con 68,5 milioni; al terzo John Chambers, il padre della Cisco Systems (meno il 27,7%) con 55 milioni.
I casi forse più gravi sono quelli di Pat Russo e Scott McNealy. La Russo, un'italo-americana chiamata a salvare la Lucent Technologies, le cui azioni erano scese di ben il 75%, intascò 38 milioni di dollari. Idem per McNealy, il numero uno della Sun Microsystems. E' offensivo, ha detto la rivista. Una volta i compensi dei dirigenti salivano o calavano con le azioni. Ma adesso sono a livelli tali che alcuni di loro prendono fino a 4 mila volte tanto il dipendente medio.
Fortune si è scagliata anche contro le pensioni d'oro. Ha citato i casi di Dick Brown, l'ex boss della Eds, che in 4 anni ne ha raggranellata una di 19 milioni e mezzo di dollari; e di Mike Armstrong, l'ex capo della Att, che dopo 5 anni ne ha ricevuta una di 17 milioni e mezzo di dollari.
Proprio ieri, il Dipartimento della Giustizia Usa ha reso noto che i magistrati federali stanno indagando su sospetti di frode a carico di manager di 130 aziende. In una dozzina di casi starebbero per scattare nuove incriminazioni. «Pensavamo che la stagione degli scandali avesse raggiunto il suo apice, invece continuiamo ad aprire indagini sulle aziende e a verificare i capi d’accusa pendenti», ha detto Keith Slotter, responsabile della divisione dell’Fbi dedicata ai reati finanziari. Slotter non ha voluto far nomi di compagnie che starebbero per essere incriminate. Ma società del calibro di Lucent o Aol Time Warner hanno confermato le attenzioni degli investigatori federali.