Da La Stampa del 09/04/2003

Saddamiana

L'attacco militare c'è stato, il dittatore è al capolinea. Mancano le pistole fumanti

di Mimmo Candito

OGNI giornalista che muore sul campo lascia alla società un'eredità imbarazzante: di sviluppare le ragioni che stanno dietro quella morte, e interrogarsi se le cause che l'hanno provocata fossero immodificabili.
Interroghiamoci. Saddam è (quasi) arrivato al capolinea della sua storia politica e, forse, anche della sua vita: il gen. Myers - durante la guerra in Afghanistan - richiesto da un giornalista se Osama bin Laden i marines lo avrebbero preso vivo rispose: «Caro amico, le pallottole volano». Non scommetterei un solo centesimo, sulla volontà americana di avere Saddam vivo.

Ma a questo drammatico capolinea del Raíss stanno intanto mancando alcune delle ragioni fondanti dell'attacco militare americano lanciato in oltraggio alle Nazioni Unite; due ragioni anzitutto: 1) che Saddam avesse una ricca dotazione di armi di distruzione di massa, e 2) che Saddam le avrebbe usate.

La guerra non è finita, molto è ancora possibile. Ma lo sforzo disperato che stanno facendo le truppe di Bush per trovare un misero bidone di gas, almeno uno, e la fanfara con cui (soprattutto) Fox e Cnn danno notizia d'ogni ritrovamento sospetto, raccontano d'una seria preoccupazione di Rumsfeld e Bush. Tanto seria - di fronte all'opinione pubblica mondiale - che ora il dubbio d'una possibile messa in scena della Cia sembra legittimo (la Cia ne ha fatte ben altre, di porcherie).

Quelle armi non si sono ancora viste e non sono state ancora usate. La guerra continua, continuano le menzogne: s'era garantita la guerra chirurgica ma ora - dentro la città - gli americani fanno come ogni truppa d'invasione, che per difendere i propri uomini ammazza chiunque. E se, in mezzo, ci capitano 10.000 civili e qualche giornalista che racconta d'una guerra senza legge, peggio per loro. E' il diritto di autodifesa dei nostri coraggiosi ragazzi. Our brave boys.

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