Da Il Sole 24 Ore del 04/04/2003
Originale su http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=222718&chId=7&...

Rumsfeld: «Arrendetevi»

di Mario Platero

NEW YORK - L'aeroporto di Baghdad è caduto. Era l'obiettivo più importante per gli americani: la conquista di una base operativa nel cuore della città da cui poter partire con altre operazioni per conquistare obiettivi strategici importanti. La notizia è importantissima. Ma il Pentagono ieri ha scelto pur sempre la linea prudente. «D'ora in avanti sarà sempre più dura» ha detto il generale Richard Myers, capo di stato maggiore delle forze armate americane. Una prudenza opportuna nel momento in cui già si intonano i canti della vittoria contro l'Irak. È vero, è stato abbattuto un caccia F-18/A Hornet, un elicottero Black Hawk è caduto sotto i colpi di una mitragliata di antiaerea leggera, ma il prezzo per l'avanzata degli americani, ormai già dentro Baghdad, continua ad essere apparentemente irrisorio. Perché la prudenza dunque? Perché i rischi più gravi restano sempre presenti: quello di un attacco chimico, quello di un vasto commando suicida in grado di produrre molti danni e, possibilmente, di isolare alcuni battaglioni americani da quelli dei compagni più lontani, in periferia. Ieri dunque, a parte la battaglia per l'aeroporto, c'è stato un rallentamento dell'avanzata, un consolidamento delle posizioni, per poter valutare il risultato degli scontri dei giorni scorsi, per capire fino a che punto comparti della Guardia repubblicana in fuga siano riusciti a raggrupparsi a Baghdad con altre truppe fedelissime al regime. Infine si dovrà decifrare se Saddam Hussein resta davvero ancora al potere. Detto questo, gli Stati Uniti andranno avanti fino in fondo. Lo ha ripetuto ieri mattina il presidente George W. Bush, durante un incontro con migliaia di marines schierati sulle scalinate dello stadio di Camp Lejeune nella Carolina del Nord: «I vostri compagni stanno combattendo meravigliosamente - ha detto - cercano di minacciarci ma nulla ci distoglierà dal nostro obiettivo, liberare l'Irak». Un messaggio confermato in termini ancora più decisi il segretario al Pentagono Donald Rumsfeld: «Non ci sono possibilità di negoziati - ha risposto secco Rumsfeld a chi gli chiedeva se l'America avesse davvero aperto nuovi canali privilegiati con alcuni generali iracheni per negoziare un cessate il fuoco - accetteremo solo una resa incondizionata. Detto questo, abbiamo ancora molte sfide davanti a noi. Fra queste il pericolo che qualcuno di questi generali ricorra alle armi chimiche». Le indiscrezioni che circolavano ieri con insistenza al Pentagono davano per certo che gli Stati Uniti cercassero un accordo dell'ultima ora per evitare uno scontro frontale per la presa di Baghdad e il pericolo di attacchi chimici. Sembra che alcuni dei generali iracheni abbiamo proprio usato lo spauracchio delle armi chimiche per poter negoziare un cessate il fuoco. L'ultimo scoglio sarà effettivamente il più difficile da superare, anche se il generale Myers ha detto che ormai Saddam sta perdendo il controllo del Paese e che i collegamenti con molte delle sue forze armate sono stati tagliati: «Ha in pugno una struttura che è ormai molto danneggiata, ma che rappresenta soltanto se stessa», ha detto ancora Myers. Si tratta però di una struttura in grado di fare ancora molti danni. C'è poi la trappola della città: un combattimento casa per casa o un assedio potrebbero avere conseguenze devastanti sulla popolazione civile. Tanto più che gli iracheni avrebbero fortificato la città anche nei quartieri civili. Gli americani hanno deciso come procederanno. Daranno prima tempo all'ipotesi di una implosione del regime. L'America ha fatto partire ieri una campagna radiofonica in lingua araba nella quale si afferma che Saddam è stato effettivamente ucciso nei primi giorni degli scontri e che le immagini che si vedono in televisione sono vecchie riprese ritrasmesse per dare l'impressione di un controllo che non esiste più. Se il regime però dovesse resistere, se Saddam dimostrerà di essere vivo e al potere, se non ci sarà una resa incondizionata, allora gli americani passeranno alla conquista della città perseguendo obiettivi mirati: centrali elettriche, stadi, aeroporti, parchi, alcune delle infrastrutture chiave come la televisione, per prendere un controllo operativo della città senza dover necessariamente combattere casa per casa. È in questa chiave che si deve leggere la battaglia di ieri notte per conquistare l'aeroporto. La stessa tecnica del resto fu usata nel '91 per prendere Kuwait City, quando si temeva che ci sarebbe stata una resistenza irachena potenzialmente devastante per i civili. Una volta conquistato l'aeroporto, gli americani videro gli iracheni in fuga nel giro di poche ore. Il problema in questo caso è che le truppe non hanno dove fuggire e sono in molti tra i generali e gli ufficiali a temere ritorsioni e accuse contro di loro da parte di un futuro governo.

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