Da La Stampa del 27/03/2003
Saddamiana
Nella guerra delle bugie il Raiss è imbattibile ma Rumsfeld non scherza
di Mimmo Candito
CHE gli americani ora vengono a raccontarci d'aver deciso di buttar giù le antenne della tv perchè Saddam faceva propaganda, è una favoletta buona per i bimbi di Mago Zurlì. La realtà è che, nei piani di Bush e Rumsfeld, s'era immaginato che al primo attacco dei marines la gente di Baghdad sarebbe scesa nelle strade e avrebbe fatto la rivoluzione. La tv sarebbe stata, allora, uno strumento essenziale di comunicazione tra il nuovo potere americano e il popolo dell'Iraq, e dunque andava risparmiata. Le cose sono andate diversamente. Il terrore di Saddam e dei suoi Fedayn tiene in casa la gente; ora perfino la strage del mercato fa cambiare gli umori popolari, e innesta sentimenti di rabbia e di delusione.
A questo punto la tv andava distrutta. Perchè, nella guerra mediatica (oggi l'informazione è la prima arma degli eserciti), il paradosso è che la patria di MacLuhan rischia di farsi sconfiggere da un regime grezzo e incivile qual è la dittatura di Saddam. Il Raìss fa il proprio lavoro con professionalità ed esperienza: vende propaganda con il miele d'un piazzista esperto, tutti sanno che le cose che lui dice sono approssimative, e piegate alla «sua» ragion di Stato; il messaggio che passa attraverso i suoi video non conta affatto sulle parole pronunciate, ma soltanto sul messaggio stesso. Cioè sullo show del dittatore in tv.
Per Bush e Rumsfeld, vendere frottole non è altrettanto facile, perchè l'esercito dei reporter mobilitati tra Doha e Kuwait City da loro due - a differenza che da Saddam - si aspetta la verità. Rumsfeld qualche tempo fa aveva creato nel Pentagono l'«Ufficio Bugie», per montare panzanate da offrire ai giornalisti stranieri. Il «Washington Post» lo sputtanò ingloriosamente, ma Rumsfeld ha la testa dura e ci sta riprovando. Il lupo che si veste da agnello aveva però abiti stretti già con Fedro (Rumsfeld vada a scuola dal Raìss, è un buon maestro di bugie).
A questo punto la tv andava distrutta. Perchè, nella guerra mediatica (oggi l'informazione è la prima arma degli eserciti), il paradosso è che la patria di MacLuhan rischia di farsi sconfiggere da un regime grezzo e incivile qual è la dittatura di Saddam. Il Raìss fa il proprio lavoro con professionalità ed esperienza: vende propaganda con il miele d'un piazzista esperto, tutti sanno che le cose che lui dice sono approssimative, e piegate alla «sua» ragion di Stato; il messaggio che passa attraverso i suoi video non conta affatto sulle parole pronunciate, ma soltanto sul messaggio stesso. Cioè sullo show del dittatore in tv.
Per Bush e Rumsfeld, vendere frottole non è altrettanto facile, perchè l'esercito dei reporter mobilitati tra Doha e Kuwait City da loro due - a differenza che da Saddam - si aspetta la verità. Rumsfeld qualche tempo fa aveva creato nel Pentagono l'«Ufficio Bugie», per montare panzanate da offrire ai giornalisti stranieri. Il «Washington Post» lo sputtanò ingloriosamente, ma Rumsfeld ha la testa dura e ci sta riprovando. Il lupo che si veste da agnello aveva però abiti stretti già con Fedro (Rumsfeld vada a scuola dal Raìss, è un buon maestro di bugie).
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