Da La Nuova Ecologia del 15/09/2004
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/speciale/no_war/3493.php
I familiari vogliono essere coinvolti
Istituita una commissione d'inchiesta
Al Senato un organismo per far luce sulle morti e sulle patologie di soldati. Per il presidente dell'Anavafaf, Falco Accame, il nodo da sciogliere non è medico, ma politico
Una delegazione di militari malati per presunta contaminazione da uranio impoverito, i loro parenti e i rappresentanti di associazioni che li tutelano hanno incontrato il senatore Contestabile, presidente della commissione Difesa del Senato, dove oggi è previsto il voto per istituire una commissione d'inchiesta sulle morti e sulle patologie di soldati che potrebbero essere legate all'uranio impoverito. Secondo Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, una delle associazioni presenti all'incontro, il nodo da sciogliere «non è tanto una questione medica, quanto politico-militare».
Per Accame in questa situazione di incertezza si deve applicare il “principio di precauzione”: «Gli Stati Uniti, dopo l'esperienza della guerra del Golfo, hanno adottato norme di protezione già in Somalia, mentre per gli italiani le norme sono comparse solo il 22 novembre 1999». Anche in Iraq e in Afghanistan, aggiunge, «sembra che le norme non siano state adottate, almeno da quanto si è potuto vedere in televisione finora: non è mai comparso un militare che indossasse una maschera».
I rappresentanti dell'Osservatorio militare, i familiari delle vittime e i rappresentanti dei Comuni dove risiedevano alcuni militari colpiti o deceduti, pur apprezzando la costituzione della commissione, hanno rilevato come forse sarebbe stata più forte un'azione congiunta tra Camera e Senato e hanno chiesto che l’organismo sia dotato di una sua forte caratterizzazione giuridica e politica. Secondo Italo Arcuri, responsabile delle politiche sociali dei Comunisti Italiani, l'istituzione della commissione d'inchiesta «è un fatto positivo che va nella giusta direzione. Ora però sarebbe sciocco e insensato non farla lavorare bene. Per questa ragione va accolta la sacrosanta richiesta avanzata dall'Anavafaf e dall'Osservatorio Militare di coinvolgere familiari e legali rappresentanti nell'organismo di inchiesta».
Per Accame in questa situazione di incertezza si deve applicare il “principio di precauzione”: «Gli Stati Uniti, dopo l'esperienza della guerra del Golfo, hanno adottato norme di protezione già in Somalia, mentre per gli italiani le norme sono comparse solo il 22 novembre 1999». Anche in Iraq e in Afghanistan, aggiunge, «sembra che le norme non siano state adottate, almeno da quanto si è potuto vedere in televisione finora: non è mai comparso un militare che indossasse una maschera».
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