Da Newton del 13/02/2006
Originale su http://newton.corriere.it/PrimoPiano/News/2006/01_Gennaio/2/pesci.shtml

L'effetto serra è un "killer" dei pesci di mari, laghi e fiumi

Fra i tanti problemi dell'aumento della temperatura media globale a causa dei fattori di inquinamento, anche la messa a rischio di una fonte di alimentazione per 2,6 miliardi di persone

Pesci voraci costretti a rimanere a stomaco vuoto e con sempre meno ossigeno a disposizione. L'aumento delle temperatura, anche solo di due gradi, rischia di modificare per sempre oceani, laghi e fiumi e di alterare le abitudini di molte delle 27mila specie che li abitano, con ricadute sia sull'equilibrio dell'ecosistema sia sull'economia, in particolare quella dei Paesi più poveri.

Con una produzione di circa 132 milioni di tonnellate l'anno, la pesca conta un giro d'affari di circa 130 miliardi di dollari, rappresenta il 50% dell'export dei Paesi in via di sviluppo e impiega in tutto 200 milioni di persone. Il 75% della produzione finisce sulle tavole di 2,6 miliardi di persone, in particolare nel Sud del mondo dove la metà della popolazione ha una dieta a base di pesce.

E' quanto emerge da uno studio del Wwf intitolato "Stiamo mettendo a bollire i pesci?", che in occasione del recente incontro di Montreal dei paesi firmatari del Protocollo di Kyoto lancia un appello affinché anche dopo il 2012 si continui a lavorare per ridurre l'effetto serra.

Secondo alcune stime, la temperatura terrestre aumenterà tra 1,4 e 5,8 gradi entro la fine del secolo, ma per evitare che l'habitat ne risenta profondamente ''con il rischio di innescare meccanismi totalmente incontrollabili - spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf - è necessario che il riscaldamento non superi la soglia dei due gradi".

Il che vuol dire che le emissioni di anidride carbonica debbono essere ridotte del 60-80%, pena conseguenze a catena sull'ecosistema, a partire dal destino dei pesci.

Messi già a dura prova dal sovrasfruttamento delle attività di cattura, che ormai riguarda circa il 76% delle risorse, le popolazioni marine hanno, dunque, un nuovo nemico: il caldo.

''A rischio in particolare i pesci della barriera coralline, quelli polari e quelli che vivono in situazione di isolamento, dove hanno più difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti", spiega Bologna.

Danni, che sono come un boomerang per il genere umano non solo in termini di qualità ambientale ma anche su altri fronti: ''Lo studio dei pesci polari - prosegue Bologna - che sono capaci di vivere a temperature bassissime senza congelarsi potrebbe essere una risorsa importante per la scienza medica e l'industria farmaceutica".

Anche senza voler tener conto dei risvolti scientifici più sofisticati, i cambiamenti climatici rappresentano comunque una minaccia per il benessere di animali e uomini. Al salire del termometro, infatti, l'ossigeno presente nell'acqua diminuisce e per i pesci inizia una lotta per la sopravvivenza.

Ma non basta. Diversamente da altri animali, infatti, i pesci sono molto sensibili agli sbalzi di temperatura, dal momento che sono incapaci di autoregolare la propria, e così più si trovano a sguazzare in acque calde più il loro metabolismo accelera.

Il che vuol dire che hanno bisogno di quantità maggiori di ossigeno e cibo, pena ritrovarsi con pochissime energie per la riproduzione della specie. Peccato però che le quantità a disposizione non sembra siano sufficienti, neanche nel migliore dei casi.

Secondo un esperimento condotto nel lago di Toolik, in Alaska, all'aumentare di 3 gradi della temperatura, è vero che le scorte alimentari per la trota artica che abita quelle acque raddoppierebbero ma non sarebbero comunque sufficienti a soddisfare i piccoli, che entro il primo anno di vita morirebbero tutti.

Così, per sfuggire a questo destino i pesci hanno due soluzioni: o migrare verso i Poli o scendere a profondità maggiori. Ma questi cambiamenti incidono fortemente sulla catena naturale.

Nel 1993, sempre in Alaska, sono morti 120 mila uccelli, incapaci di raggiungere le loro prede negli abissi, mentre a causa delle migrazioni alla ricerca del freddo il merluzzo del Mare del Nord i salmoni sia del Pacifico sia dell'Atlantico sono in forte diminuzione.

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