Da Agenzia Fides del 07/02/2006
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=8579&lan=ita
“Non c’è un’escalation di violenza: quel tragico gesto credo rimarrà isolato”
Dichiarazione di un missionario Domenicano a Istanbul
Istanbul - I messaggi di condoglianze che giungono alle diverse comunità religiose cattoliche in Turchia si susseguono. Questo atteggiamento contribuisce ad alimentare la speranza che nutrono i missionari e i religiosi che vivono nel paese, scossi dopo l’omicidio di don Andrea.
Don Claudio Monge, della comunità dei Domenicani a Istanbul, raggiunto va telefono, spiega: “Nel nostro cuore albergano dolore e tristezza: conoscevamo don Andrea e apprezzavamo il suo impegno pastorale. Ma vogliamo dire che attualmente non abbiamo motivi particolari per dire che nel paese le cose stiano cambiando, sul piano dei rapporti islamo-cristiani. Non c’è un’escalation di violenza: quel tragico gesto credo rimarrà isolato, ed è forse legato anche ad altre motivazioni, piuttosto che all’odio religioso. Quello che ci preoccupa è la chiave di lettura offerta dai mass-media occidentali, che quasi sempre ragiona nella logica della contrapposizione e della violenza. Non si può rappresentare l’Islam e come religione di per sé violenta. Vorrei ricordare quanti musulmani ci hanno contattato, telefonato e visitato per esprimerci il loro dolore, le loro condoglianze e la preoccupazione condivisa che questo assassinio possa degenerare e innescare altra violenza. Dobbiamo cercare di sfuggire dalle interpretazioni ideologiche, che sono molto pericolose per l’opinione pubblica”.
Don Claudio continua: “Il futuro del mondo globalizzato è sempre più una necessaria, indispensabile convivenza di culture e di fedi. E’ quello che don Andrea ha testimoniato con la sua stessa vita. Rendergli omaggio e onorare la sua memoria significa operare in questa direzione, lavorare per il dialogo, la relazione e la pace”.
Don Claudio Monge, della comunità dei Domenicani a Istanbul, raggiunto va telefono, spiega: “Nel nostro cuore albergano dolore e tristezza: conoscevamo don Andrea e apprezzavamo il suo impegno pastorale. Ma vogliamo dire che attualmente non abbiamo motivi particolari per dire che nel paese le cose stiano cambiando, sul piano dei rapporti islamo-cristiani. Non c’è un’escalation di violenza: quel tragico gesto credo rimarrà isolato, ed è forse legato anche ad altre motivazioni, piuttosto che all’odio religioso. Quello che ci preoccupa è la chiave di lettura offerta dai mass-media occidentali, che quasi sempre ragiona nella logica della contrapposizione e della violenza. Non si può rappresentare l’Islam e come religione di per sé violenta. Vorrei ricordare quanti musulmani ci hanno contattato, telefonato e visitato per esprimerci il loro dolore, le loro condoglianze e la preoccupazione condivisa che questo assassinio possa degenerare e innescare altra violenza. Dobbiamo cercare di sfuggire dalle interpretazioni ideologiche, che sono molto pericolose per l’opinione pubblica”.
Don Claudio continua: “Il futuro del mondo globalizzato è sempre più una necessaria, indispensabile convivenza di culture e di fedi. E’ quello che don Andrea ha testimoniato con la sua stessa vita. Rendergli omaggio e onorare la sua memoria significa operare in questa direzione, lavorare per il dialogo, la relazione e la pace”.
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