Da IMG Press del 24/08/2006
Originale su http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=20658&idSezione=3

Mafia: quello che mamma Gazzetta non dice sull'omicidio di Nino Rottino

Delitto annunciato da un pentito, titola oggi Gazzetta del Sud a proposito dell'omicidio di Nino Rottino, consumato nella notte del 22 agosto scorso a Mazzarrà S. Andrea (Me). Gazzetta non fa nomi e, cosa ancora più grave, nella titolazione riporta la notizia come se l'omicidio fosse legato a uno sgarro tra malavitosi o ad un avvicendamento al vertice del clan dei "mazzarroti". IMG Press non sa come nello specifico si sono sviluppati i fatti: quanti colpi sparati, quanti e chi sono stati i killer, quante macchine sono state utilizzate per l'agguato o se l'accompagnatore di Rottino abbia visto e non dica. Sappiamo però del grave intrallazzo mafioso che sta all'origine degli inquietanti fatti che da qualche anno stanno insanguinando l'area di influenza della cellula di Cosa Nostra barcellonese (nel territorio compreso tra Milazzo e S. Agata Militello) con l'esecuzione di omicidi che hanno riguardato soggetti mafiosi tutt'altro che di scarso rilievo. Vediamo di riepilogare i fatti. Forte delle coperture giudiziarie di cui la cosca ha goduto dal 1990 al 1998, che ne ha determinato una sostanziale impunità, sono stati programmati nel territorio di Capo d'Orlando, di Patti, Mazzarrà S.A., di Terme V. - Barcellona P.G., Milazzo e Torregrotta enormi interessi economici (Fondi Comunitari, Ipermercati, Opere ferroviarie, Macellazione, Rifiuti urbani e speciali). I nomi dei mafiosi costituenti lo strato intermedio del gruppo mafioso, e un tempo ala militare della cosca, li conoscete già: Gullotti Giuseppe, Barresi Filippo, Rao Giovanni, Condipodero Giuseppe, Bontempo Scavo Cesare, Di Salvo Salvatore, Bisognano Carmelo, Mazzagatti Pietro. Costoro, cessata la guerra di mafia, in quegli anni invece di preoccuparsi dell'operazione Mare Nostrum, sapientemente annacquata da collusi magistrati messinesi, si sono messi dietro la scrivania, lasciando ai vari Artino Ignazio, Rottino Antonino (Mazzarrà S.A.), Tramontana Mimmo (Terme V.), D'Amico – Calcaterra e gli altri killer che hanno ucciso il Tramontana (su Barcellona P.G.), Lenzo Santo (su Patti e Capo d'Orlando), Treccarichi (su Milazzo e Torregrotta) il ruolo di componenti l'ala militare che in questi ultimi anni si è anche rinfoltita. Dalla fine degli anni '90 a oggi i nuovi mafiosi in doppio petto si sono smarcati della veste originaria e hanno lavorato gomito a gomito degli imprenditori – l'elencazione è di massima - Luciano Milio (Capo d'Orlando), Gianni Sindoni e Immacolato Bonina (Barcellona P.G. ), Rotella (Mazzarrà S.A.), Venuto (Merì), Salvatore Siracusano (Torregrotta), assoggettando l'economia locale agli interessi della mafia. Così cominciando da Capo d'Orlando dove Luciano Milio, con l'accordo dei mafiosi, ha messo in atto una colossale truffa nel campo della macellazione (ancora più consistente di quella agrumaria) o la creazione di un enorme villaggio in dispregio delle norme edilizie e ambientali (vero Granata – Lega, si fa per dire, Ambiente?) si è passati per Patti con i fallimenti organizzati o con i business di Accetta Giovanni e si è giunti a Mazzarrà e Barcellona con due enormi affari gestiti dai vertici della mafia: la discarica di Mazzarrà S.A. – Tripi e il depuratore di Barcellona P.G.. Quest'ultima opera, dopo aver fatto ottenere profitti (attraverso l'esecuzione delle opere civili, svolte anche dall'impresa Imbesi di Terme V.) ai boss Di Salvo e Rao, ne sta garantendo di illeciti nella manutenzione e nelle opere tecnologiche. Un grumo inossidabile costituto dal tecnico comunale di Barcellona P.G., assessori, dai "Cugini di campagna" e dal "magistrato che a Barcellona tutti protegge" e, ovviamente, degli "ex mafiosi" ora dietro la scrivania. Sol perché Mimmo Tramontana, capo zona di Terme Vigliatore, ha alzato la testa nel tentativo di inserirsi nel business della depurazione attraverso un proprio imprenditore di Terme V. è stato soppresso con un'esecuzione perfetta. Essendo un omicidio di "regime" giudiziariamente, fino a quando questa cappa giudiziaria e politica sarà mantenuta, non si sapranno killer e mandanti. Stesso discorso per la discarica di Mazzarrà S.A.. Trattasi di uno degli affari mafiosi più lucrosi che la criminalità dei colletti bianchi abbia gestito nel messinese. A quel tavolo, nei primi anni del nuovo secolo, si sono seduti i veri capi del crimine messinese. Il senatore Nino Calarco, direttore a vita di Gazzetta del Sud, ha sempre apprezzato e protetto quell'utile opera che non inquina ed è nelle regole. Ma non è così. All'inizio della creazione dell'area (anni fa) IMG Press segnalò il pericolo di mafia e di inquinamento ambientale con tutta una serie di articoli. Cominciammo segnalando che all'impresa Pettina di Patti vennero incendiati i mezzi perché i capi mafia barcellonesi volevano quale esecutore delle opere di movimento terra la loro interfaccia economica (l'impresa Rotella di Mazzarrà S.A.), che nel frattempo era anche autorizzata a vendere il cemento pure a Barcellona. Continuammo a segnalare le illecite attività dell'allora sindaco Nello Giambò con "Militto" Bisognano. Tale attività continuò con il suo successore Navarra. Ma tutto fu inutile: nessuno si sensibilizzò e nel 2003 la discarica divenne realtà. Ma dove erano coloro che oggi, a discarica fatta, promuovono manifestazione di piazza? Dove erano quando IMG Press denunziava la collusione dei Sindaci che consentivano il passaggio dei primi camion alla discarica di Tripi e poi di Mazzarrà S.A.? Per coerenza dovrebbero oggi tacere, mangiatori di molliche e non strumentalizzare la povera gente chiamandola a raccolta dopo averla illusa. Ormai sono fuori dall'affare che oggi vola alto. Torniamo allora a Rottino. Dopo l'allontanamento forzato di Militto Bisognano (arrestato nel novembre del 2003) e le difficoltà familiari intervenute (fuga dell'amante con il Bottino e dissidi tra la moglie e la sorella), l'equilibrio mafioso a Mazzarrà S.A. è profondamente cambiato e scaduto: il temibile Artino è passato con i barcellonesi, Filippo Barresi, dopo l'arresto nell'operazione Icaro, ha tirato i remi in barca e come per Tramonatana non ha più garantito. Nessun uomo d'onore è più rimasto a Mazzarrà S.A. e, quindi, nessuno poteva garantire Nino Rottino, che si era perfino permesso di vessare l'impresa Campisi, per i suoi perduranti arrampicamenti. Ottenuta l'autorizzazione e preparato il terreno (così come avvenuto per Tramontana, una buonuscita per la famiglia), l'omicidio non è stato espressione di alcuna guerra ma un atto di educazione per i suoi colleghi costituenti l'ala militare. La lezione è chiara: il tavolo della discarica non deve essere infastidito...

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