Da Gazzetta del Sud del 11/05/2006
Ogm: la battaglia contro il grano modificato è ormai globale
In prima linea gli agricoltori italiani: il frumento transgenico danneggia la nostra pasta
ROMA – Sarà perché il grano è alimento base dell'uomo, sarà perché, pane, pasta e pizza, sono diventati nomi comuni a tutto il mondo.
Ma di fronte all'ipotesi di modificare geneticamente il frumento di sono sollevate proteste dalle sponde dei due oceani.
È accaduto negli Usa dove l'opposizioni dei produttori di grano nel Nord Dakota e del Minnesota hanno spinto la Monsanto a rinunciare alla commercializzazione del grano Ogm resistente all'erbicida.
È accaduto in Giappone, dove il grano, dopo il riso, è alimento base e dove i consumatori si sono opposti soprattutto all'importazione di riso e grano ogm.
In Europa, dopo il summit di Vienna, le regioni ogm-free hanno ottenuto un riconoscimento.
In Italia, dove l'avversione agli Ogm è diffusa, di fronte alla battaglia per il grano, si sono ritrovati uniti a Roma tutti i rappresentanti della filiera alimentare, al tavolo del convegno organizzato dal Consiglio dei diritti genetici: «Grano o Grane: Ogm alla prova del Governo».
«Sugli Ogm l'atteggiamento sta cambiando – ha detto il presidente del consiglio dei diritti genetici, Mario Capanna – . In Europa sono sempre di più le regioni che si chiamano Ogm-free. Il summit di Vienna ha riconosciuto la possibilità di creare regioni Ogm-Free.
Il fronte italiano sembra alquanto compatto.
La prova ieri quando al tavolo del convegno: «Grano o grane», si sono trovati uniti tutti i rappresentanti della filiera: dagli agricoltori, rappresentati da Coldiretti e Cia- Confederazione italiana agricoltori, ai lavoratori rappresentati da Patrizia Consiglio della Flai-Cgil, dalla distribuzione con il presidente Coop Italia Vincenzo Tassinari, agli artigiani alimentari rappresentati da Daniela Piccione.
Tutti d'accordo nel sostenere che l'agricoltura italiana e la qualità del made in Italy, male si conciliano con gli Ogm. «Gli Ogm non servono alla nostra agricoltura», ha detto il presidente della Cia Giuseppe Politi.
E Franco Pasquali, segretario generale della Coldiretti, è stato anche più drastico: «la presenza di grano Ogm nella pasta italiana danneggerebbe – ha affermato – l'immagine complessiva del made in Italy con un danno stimato pari a 2,2 miliardi di euro per il solo calo delle esportazioni».
Di qui la richiesta di incontrare al più presto il nuovo esecutivo per aprire un'approfondita riflessione.
E l'auspicio di Mario Capanna, che il nuovo ministro dell'Agricoltura confermi il divieto alla coltivazione degli Ogm ribadito dalla circolare del 31 marzo scorso del ministro Gianni Alemanno che ha prorogato la moratoria agli organismi transgenici.
Ma di fronte all'ipotesi di modificare geneticamente il frumento di sono sollevate proteste dalle sponde dei due oceani.
È accaduto negli Usa dove l'opposizioni dei produttori di grano nel Nord Dakota e del Minnesota hanno spinto la Monsanto a rinunciare alla commercializzazione del grano Ogm resistente all'erbicida.
È accaduto in Giappone, dove il grano, dopo il riso, è alimento base e dove i consumatori si sono opposti soprattutto all'importazione di riso e grano ogm.
In Europa, dopo il summit di Vienna, le regioni ogm-free hanno ottenuto un riconoscimento.
In Italia, dove l'avversione agli Ogm è diffusa, di fronte alla battaglia per il grano, si sono ritrovati uniti a Roma tutti i rappresentanti della filiera alimentare, al tavolo del convegno organizzato dal Consiglio dei diritti genetici: «Grano o Grane: Ogm alla prova del Governo».
«Sugli Ogm l'atteggiamento sta cambiando – ha detto il presidente del consiglio dei diritti genetici, Mario Capanna – . In Europa sono sempre di più le regioni che si chiamano Ogm-free. Il summit di Vienna ha riconosciuto la possibilità di creare regioni Ogm-Free.
Il fronte italiano sembra alquanto compatto.
La prova ieri quando al tavolo del convegno: «Grano o grane», si sono trovati uniti tutti i rappresentanti della filiera: dagli agricoltori, rappresentati da Coldiretti e Cia- Confederazione italiana agricoltori, ai lavoratori rappresentati da Patrizia Consiglio della Flai-Cgil, dalla distribuzione con il presidente Coop Italia Vincenzo Tassinari, agli artigiani alimentari rappresentati da Daniela Piccione.
Tutti d'accordo nel sostenere che l'agricoltura italiana e la qualità del made in Italy, male si conciliano con gli Ogm. «Gli Ogm non servono alla nostra agricoltura», ha detto il presidente della Cia Giuseppe Politi.
E Franco Pasquali, segretario generale della Coldiretti, è stato anche più drastico: «la presenza di grano Ogm nella pasta italiana danneggerebbe – ha affermato – l'immagine complessiva del made in Italy con un danno stimato pari a 2,2 miliardi di euro per il solo calo delle esportazioni».
Di qui la richiesta di incontrare al più presto il nuovo esecutivo per aprire un'approfondita riflessione.
E l'auspicio di Mario Capanna, che il nuovo ministro dell'Agricoltura confermi il divieto alla coltivazione degli Ogm ribadito dalla circolare del 31 marzo scorso del ministro Gianni Alemanno che ha prorogato la moratoria agli organismi transgenici.
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